Gli affari del clan Giuliano non vanno mai in vacanza: spaccio anche a Ischia

Durante il soggiorno cene in ristoranti rinomati e bottiglie da 700 euro

Anche durante l’estate, il “lavoro” criminale continua senza sosta. È il caso anche del clan Giuliano, capeggiato da Salvatore Giuliano, che secondo le indagini della magistratura, non perdeva tempo anche quando si trovava lontano da casa.

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Il boss di Forcella, oggi collaboratore di giustizia, e i suoi affiliati, sfruttavano, secondo gli inquirenti, ogni opportunità per i loro scopi illeciti. L’ultima ordinanza contro l’organizzazione criminale emessa dagli inquirenti rivela che il clan Giuliano ha gestito attività di spaccio di sostanze stupefacenti anche sull’isola di Ischia, soprattutto nel periodo estivo. «Gli indagati hanno gestito l’illecita attività di spaccio di sostanze stupefacenti anche sull’isola di Ischia, in particolare nel periodo estivo» si legge nel provvedimento.

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Secondo gli inquirenti nell’agosto del 2020, Salvatore Giuliano, insieme a Alessio Vicorito, Cesare Morra, Gennaro Imparato, Angelo Massa e altri membri dell’organizzazione, hanno trascorso le vacanze estive sull’isola di Ischia con le loro famiglie, alternandosi. Durante questi soggiorni, la gestione delle attività illecite a Forcella era «demandata a Angelo Massa e Cesare Morra, che hanno alternato alcuni giorni di presenza nella zona di Forcella ad altri sull’isola d’Ischia»

La conversazione

Una conversazione intercettata, tra la compagna di Salvatore Giuliano e sua sorella conferma il periodo di soggiorno dei membri del clan, e descrive dettagliatamente cosa succedeva in quel periodo. «…tutte le sere al ristorante, pensa tutta Ischia però i meglio posti i meglio ristoranti di Ischia […] Tutto a base di pesce, pensa che ieri un conto che… tutte le sere mille mille e cinquecento euro il conta del ristorante… Mille mille e cinquecento euro ogni volta» si raccontano al telefono. Non solo, vengono menzionate anche serate in discoteca con conti da 4 mila euro e bottiglie pagate 700 euro ciascuna.

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Al termine della conversazione l’interlocutrice, resasi conto di aver esternato a mezzo telefono argomenti sensibili, prova anche a rimediare. «Ho fatto un guaio, comunque va bene» si sente pronunciare nella telefonata. Dopo pochi minuti in una seconda conversazione: «il fatto che ti ho detto prima dei soldi, del ristorante […] stavo pariando». Per gli inquirenti è palese che la telefonata sia finalizzata ad eludere le investigazioni dopo che si era resa conto di aver riferito a mezzo telefono argomenti sensibili, temendo di poter essere intercettata. Questo episodio mette in risalto gli interessi del clan Giuliano sull’isola d’Ischia, non solo come luogo di villeggiatura, ma anche come terreno per le loro attività illecite.

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