Cultura, oltre 400 teatri italiani elevati a monumento nazionale

Dodici quelli della Campania

Primo via libera della Camera al provvedimento che nobilita oltre 400 teatri italiani al rango di monumento nazionale. L’aula di Montecitorio ha infatti approvato il testo unificato delle varie proposte di legge presentate, indicando un unico lungo elenco di teatri che da 46 passano a quota 408. E che supera l’impasse che si era creata in Aula quando, prima di Pasqua, dopo un braccio di ferro con le opposizioni si era stabilito di tornare in Comitato dei nove per cercare una sintesi per l’introduzione di una serie di criteri per la definizione dei teatri che potevano rientrare nell’elenco.

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Il provvedimento, sostanzialmente riscritto con due emendamenti presentati dalla commissione Cultura presieduta da Federico Mollicone, passa ora al Senato. Oltre al nuovo elenco che allarga enormemente il numero di teatri inclusi, prevede anche che possano essere dichiarati monumento nazionale «i teatri la cui edificazione risalga ad almeno 100 anni», quelli «la cui programmazione sia rivolta ad attività di spettacolo dal vivo con il concorso finanziario pubblico» e quelli «il cui edificio» sia stato riconosciuto di «interesse culturale».

Le accuse dell’opposizione

«Vuoti riconoscimenti», protesta però l’opposizione che parla anche di misure ispirate ad un vero e proprio «marchettificio». «Un’occasione perduta, un modo per svilire la cultura del nostro Paese» si indigna la deputata di Avs Francesca Ghirra. «Oggi questa maggioranza sta scrivendo una pagina indegna del Parlamento italiano» protesta il 5 stelle Riccardo Ricciardi e il suo collega, attore, Gaetano Amato è quello che lancia l’accusa più grave: «Non riescono a concepire le istituzioni culturali come qualcosa di diverso da strumenti per fare marchette territoriali o per sistemare parenti e amici» dice.

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La replica di Mollicone

Un’accusa irricevibile per il presidente FdI della Commissione, Mollicone: «Questo orribile vocabolo dovrebbe uscire dall’Aula» dice stigmatizzando l’atteggiamento dell’opposizione fatta di «maestri di tetrapiloctomia, che altro non è che l’arte di tagliare il capello in quattro, come diceva Eco».

Mollicone annuncia invece che «con il ministro Sangiuliano e il sottosegretario Mazzi» si lavora «per l’esercizio della delega sul Codice dello Spettacolo in cui il Parlamento sarà centrale. E stiamo lavorando per i progetti multidisciplinari: portando lo spettacolo dal vivo nelle aree archeologiche e nei musei, o rendendo i teatri luoghi di formazione. Non accettiamo lezioni da nessuno. Siamo la maggioranza ma siamo aperti e disponibili ad accettare il confronto e le proposte che non siano ostruzionistiche e pretenziose dell’opposizione».

Sono dodici i teatri della Campania inclusi nella lista

Nella originaria ‘lista breve’ del testo (46 teatri) erano inclusi il San Carlo di Napoli e il Verdi di Salerno. La lista definitiva di 408 teatri, riscritta con due emendamenti presentati dalla Commissione Cultura presieduta da Federico Mollicone (FdI), annovera anche il Verdi di Cava de’ Tirreni, il Vittorio Emanuele di Salerno, il Mercadante e il San Ferdinando di Napoli, il Vittorio Emanuele di Benevento, il Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, il Costantino Parravano e il Teatro di Corte della Reggia a Caserta, il Ricciardi di Capua e il Cimarosa di Aversa.

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