San Giovanni a Teduccio, un quartiere in fermento che sogna il riscatto

di Pasquale De Luca

Tanti progetti e una imprenditoria nuova possono essere il volano per la rinascita, ancora troppe però le zone grigie

San Giovanni a Teduccio, proprio lui, il quartiere popolare simbolo della cosiddetta periferia orientale, quello che i napoletani di «dentro le mura» hanno da sempre considerato il fratello di secondo letto; quel quartiere che mamma Napoli decise di riconoscere figlio proprio appena cent’anni or sono, e che, come la Filumena di Eduardo l’ha sostentato da lontano senza tendergli una mano di conforto.

Sfruttato e sconsiderato da quella Napoli illuminata che si indigna quando qualcun altro la graffia ma poi non disdegna nel considerare le periferie come appendici da cui stare alla larga (Sanremo docet). Ma si sa, come diceva De Crescenzo «si è sempre meridionali di qualcuno». Negli ultimi tempi però un’alea di cambiamento si percepisce attraversando il quartiere. Lì, tra quello che resta della storica morfologia urbana, che attribuiva all’area il complesso ruolo di realtà industriale una trasformazione epocale sta prendendo finalmente una forma anche se grossolana. Intraprendenze nuove, orgoglio identitario e diciamolo, un po’ di ravvedimento della politica hanno prodotto un clima di coesione che alcuni frutti sta producendo.

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Tanti progetti, pochi già conclusi ma molti in programmazione potrebbero davvero risollevare un territorio dal potenziale ciclopico soffocato purtroppo da lassismo e malaffare. Tutto ebbe inizio quando il settore manifatturiero che, ricordiamolo, dava lavoro e dignità a migliaia di famiglie fu costretto a deporre le proprie armi a causa di una politica miope che ad un tratto decise di voltarsi dall’altra parte.

La rigenerazione urbana

Oggi però il vento del cambiamento sta portando nuova linfa al territorio; apripista la nuova cittadella universitaria dell’Ateneo Federico II, il più grande progetto di riqualificazione urbana con cui si è voluto far rinascere Napoli est partendo dalla cultura con un polo tutto nuovo e tante start-up, ma non solo questo.

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Sono iniziati proprio in questi giorni i lavori per il poderoso piano di rigenerazione urbana da 106milioni di euro previsti dal nuovo PNRR nell’area di Taverna del Ferro, il così detto Bronx da sempre simbolo di degrado per l’intero Quartiere; si provvederà all’abbattimento delle due «stecche» costruite negli anni 80 con la legge 219 del post-terremoto.

Gli attuali «casermoni» saranno sostituiti da 360 nuovi alloggi, tutti classificati come NZEB (Nearly Zero Energy Building) per massimizzare l’efficienza energetica, oltre ad aree verdi, orti e luoghi di convivialità. Al di là dei tanti progetti pubblici in cantiere, ai quali va certamente riconosciuto il merito di questo cambiamento, un plauso è doveroso riconoscerlo anche a tanti onesti imprenditori e professionisti che anziché investire altrove hanno preferito credere in questo territorio sfidandone le avversità.

Nuove realtà d’avanguardia stanno nascendo tra gli edifici stanchi, tra questi la Clinica Dentistica Sanadent all’interno del rione Villa, vero polo di eccellenza di altissimo profilo tecnologico tale da fare invidia alle blasonate realtà di ben altre latitudini; oltre ad essa anche tante attività commerciali, strutture ricettive, e luoghi di cultura. Cose aliene fino a pochi anni fa, che ancora lasciano increduli.

La risorsa mare

Ancora tanto c’è però da fare, non dimentichiamo che San Giovanni a Teduccio è accarezzata dal mare, una risorsa ad oggi ancora dimenticata, come dimenticati sono le antiche architetture di epoca vice-reale come il Fortino Vigliena, proclamato monumento nazionale già nel 1891 grazie all’operosità degli allora parlamentari Paolo Emilio Imbriani e Pasquale Villari; iconico luogo che lega il proprio nome ai fatti della repubblica napoletana del 1799 ed oggi come allora in totale stato di abbandono.

Tanto bene che si scontra purtroppo con una realtà ancora scura. Non mancano le perplessità al riguardo di alcuni interventi appena conclusi come quelli sulla viabilità del corso principale che è stata oltremodo danneggiata dall’ultimo intervento di riparto della carreggiata; ma non solo, il vede urbano è poco e quello che c’è non riceve cura, figuriamoci cosa si rischia con il nuovo progetto di rigenerazione previsto nell’area di Taverna del Ferro dove da capitolato figurano (dico comunque meno male) parchi, orti ed aree verdi.

Lungo il corso, nello spazio adiacente i depositi ANM, si ritrovano stabilmente cumuli di rifiuti abbandonati anche pericolosi mentre in molti capannoni in disuso continuano a resistere le coperture in eternit oramai logore. Con la città che si «allunga» a vista d’occhio, San Giovanni a Teduccio potrebbe diventare entro pochi anni un importante centro di sviluppo, basterebbe dargli una seconda opportunità, d’altronde lo sappiamo anche qui c’è il «Mare Fuori».

Setaro

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