Sanremo, con Angelina e Geolier vince il Sud e perdono gli odiatori

L’artista di Maratea rappresenterà l’Italia alla 68ª edizione dell’Eurovision Song Contest

La lunga saga sanremese di quest’anno si è conclusa con la vittoria di Angelina Mango ieri sera, che con il suo brano «La noia» (testo di Angelina e Madame, musica di Dardust), si è aggiudicata non solo l’ambito Leoncino d’oro, ma anche il premio della sala stampa «Lucio Dalla» e il premio «Giancarlo Bigazzi» per la miglior composizione musicale.

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Dietro al ritmo incalzante e al ritornello ballabile della canzone vincitrice si cela una riflessione intima sull’importanza che i momenti di noia e di buio hanno, perché diventano un carburante per risollevarsi e crescere.

«Cumbia, ballo la cumbia
Se rischio di inciampare almeno fermo la noia
Quindi faccio una festa, faccio una festa
Perché è l’unico modo per fermare (…)
La noia»

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La grinta e la dolcezza di Angelina rappresenteranno l’Italia alla 68ª edizione dell’Eurovision Song Contest, che si terrà a Malmö il prossimo maggio. Ma prima di concludere questa avvincente saga e darci appuntamento alla prossima kermesse, salutiamo questa edizione con un ultimo, immancabile, melodramma sanremese.

Oggetto della contesa è stavolta la schermata apparsa negli ultimi secondi della diretta televisiva della finale, che ha rivelato gli esiti del solo Televoto, che ha influito per il 34% sulla valutazione complessiva: Geolier 60%; Angelina 16,1%; Ghali 8.3%; Annalisa 8%; Irama 7.5%. È stato inoltre rilevato che l’afflusso di voti senza precedenti ha causato un blocco nel sistema.

Per la formazione definitiva del podio sono state dunque preponderanti le votazioni di sala stampa e giuria radio, da cui emerge una certa insofferenza nei confronti di Geolier, classificatosi secondo, a seguito del polverone sollevato ieri con la sua vittoria nella serata Cover.

Una sana e avvincente staffetta

Non è la prima volta nella storia del festival che televoto e giurie tecniche si trovano in disaccordo, e non è più di tanto sorprendente, soprattutto poche ore dopo una conferenza stampa nel corso della quale al cantante partenopeo è stato inopportunamente chiesto, senza mezzi termini: «non ti sembra di aver rubato la vittoria (nella serata Cover, ndr)?»

Ed è ancor meno sorprendente dopo la diffusione sul web di video dei giornalisti in sala stampa che, durante l’esibizione di Geolier nella finale, mostrano animosamente dissenso con fare scomposto, quasi denigratorio, affermando che «non dovrebbero far votare la Campania».

Sono episodi come questi che rovinano quella che dovrebbe essere la bella storia di una sana e avvincente staffetta tra due artisti giovanissimi, profondamente diversi, e con diversi meriti: lei che macina il palcoscenico con una disinvoltura invidiabile a una ragazza della sua età, con una voce angelica, degna portatrice di un cognome che inevitabilmente associamo a un pezzo di storia della musica Italiana; lui un artista che si è fatto da solo e in poco tempo ha raggiunto risultati stellari e record di ascolti.

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Volendo abbandonarsi al campanilismo di cui sono stati tanto tacciati i meridionali nelle ultime ore, è bello ricordare che la scorsa notte sul podio c’erano due ragazzi del sud (Angelina è infatti lucana), e che, seppure in modo diverso, rivendicano con orgoglio le proprie origini, e già solo questo dovrebbe essere un motivo per gioire della meritatissima vittoria di Angelina e di questo bel podio, più che mai dopo che entrambi gli artisti non hanno fatto segreto della loro reciproca stima e si sono dimostrati molto cordiali e sportivi, nel sacrosanto spirito di unione che la musica e l’arte dovrebbero rappresentare, in barba alle divisive tifoserie da stadio che nelle ultime ore hanno intossicato i salotti fisici e virtuali di tutta Italia.

Non solo sterili gossip

Si spera che di questi cinque giorni di ordinaria follia non resti solo il ricordo di sterili gossip, ma anche quello di tanti artisti che hanno presentato con talento e professionalità il frutto del proprio lavoro su uno dei palcoscenici più importanti d’Italia, e che in taluni virtuosi casi hanno utilizzato i riflettori di Sanremo per richiamare l’attenzione su tematiche di stringente attualità.

Big Mama ha mostrato con coraggio a migliaia di giovanissime e giovanissimi che è possibile e doveroso amarsi anche quando il proprio corpo non è conforme ai canoni estetici dettati dalla società; i coloratissimi e irriverenti La Sad hanno portato l’attenzione di tutta Italia sull’urgentissima problematica del suicidio; Ghali, il cui brano in concorso è già in sé un importante manifesto per le seconde generazioni, ha preso una ferma posizione sulla questione Palestinese, salutando l’Ariston con le parole «Stop al genocidio»; Dargen D’Amico ogni sera ha invitato gli italiani a non voltarsi dall’altra parte davanti alle inimmaginabili tragedie che stanno investendo popoli a noi più vicini di quanto immaginiamo.

Questa è la musica che vince, al di là di ogni podio e premio della critica: quella che attraverso le nostre cuffie ci sussurra messaggi che sono al contempo personali ed estremamente universali, dimostrandoci che c’è ancora tanto da dire.

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