Ex Ilva distrutta da Sinistra e «amici» ma accusano il governo Meloni

Il Sud non è più un cattivo pagatore per cambiali e assegni bancari, è diventato più virtuoso del Nord

Doversela vedere con una simile opposizione, certamente una delle peggiori che la storia repubblicana ricordi, può tornare utile, in termini di collaborazione per la crescita del Paese, al governo Meloni, dimostratamente uno dei migliori da almeno vent’anni a questa parte? E lo dicono i dati Istat, Eurostat, sullo sviluppo, le agenzie internazionali di rating e l’occupazione record di novembre.

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Ma, al di là del fatto che non intende farlo, se tornassero: Di Vittorio, Berlinguer, Craxi e Andreotti, sarebbe possibile, ma quella attuale deve contentarsi di Schlein, Conte, Landini, Amato, Prodi e Degni e la risposta non può che essere no! Con i suoi errori, può solo contribuire ad allungarle la vita. Per averne consapevolezza, basta pensare a come sono ridotti.

Spaccati fra di loro, con il Pd che non solo non riesce a trovare pace e litiga su tutto: sull’Ucraina, sull’abuso d’ufficio, sul Mes, la cui rilevanza è stata addirittura ridimensionata da un funzionario della commissione europea; che dall’arrivo della Schlein non ha mai vinto un’elezione (neanche di condominio), non riesce a uscire dal passato ed entrare nel futuro.

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Arcelor Mittal e Ilva

Ma anche e soprattutto, a quali e quanti disastri sono riusciti a mettere insieme, facendo esplodere i conti pubblici e saltare l’accordo fra Arcelor Mittal e Ilva per la cessione all’azienda indiana delle Acciaiere d’Itaila.

Cancellando nel 2019 lo scudo penale, strumento assolutamente indispensabile e per altro, già inserito nel contratto di vendita per quanto già successo allora fra magistratura e Ilva e perché nessuno poteva dirsi certo che non si sarebbe ripetuto nel futuro. Ma l’allora ministro con delega agli affari regionali, Boccia dopo aver contribuito a quello sfascio, ora ad accordo saltato si è messo a sbraitare, accusando il governo per l’accaduto. «Da che pulpito viene la predica».

A questo punto, per salvare l’Ilva i due punti di pil che garantisce, il nostro posto d’onore nel G7 e le 20mila unità produttive, tra dirette e indirette, resta una sola strada: la nazionalizzazione. E la scelta del governo di assumere la maggioranza del capitale di Acciaierie va proprio in questa direzione e Landini, dopo due mesi di attacchi all’esecutivo si dice d’accordo. Anzi, cerca d’intestarsene i meriti. Ma ci faccia il piacere!

Nel frattempo, però, c’è da risolvere la questione dell’inquinamento ambientale che pur non raggiungendo il livello massimo consentito di 5 microgrammi oscilla fra 3,2 e 3,3. Il che ha spinto i pm ad aprire nuovi dossier. Vedremo.

Il Sud e l’Rca

Ma oltre il futuro dell’Ilva, nel Sud, ci sono altre questioni, pesantissime a tenere in ansia gli italiani del tacco. La prima è quella dal caro Rca per la quale i napoletani a dicembre hanno pagato una polizza media di 1.126,70 euro + 30,11% rispetto allo stesso mese 2022 (865,96), peggio ancora per le due ruote: per le quali a dicembre 2023, è stato rilevato un premio medio di 1.065,92 euro +21,82% rispetto all’anno precedente e un +108,20% rispetto alla media italiana.

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Una bella differenza se si pensa che, nello stesso periodo in Lombardia il premio medio dell’Rca è stato di 503,48 euro e quello delle moto appena di 375,16 euro. Nel resto del Sud è superiore alle media del Paese il premio medio della Rca in Puglia: 693,69 euro, e quello per le moto, arrivato a 597,22, ma a Foggia si attesta sugli 825,40 euro; non meglio messa la Calabria, con un Rca di 682,79 euro. E’ andata meglio per i molisani la cui polizza auto è costata 565,47 euro, sotto la media nazionale, mentre i lucani per le due ruote 370,36 euro, sotto di ben 27,66% rispetto al resto d’Italia.

La seconda, quella rappresentata dell’alto costo del denaro al Sud. Già pesantissimo prima che la Bce – per combattere l’inflazione post Covid e post guerre – decidesse i 10 aumenti consecutivi di tassi di riferimento, è diventato assolutamente insostenibile oggi. E questo, soprattutto, a Napoli dove ottenere un prestito dal sistema creditizio costa decisamente di più che nel resto del Paese (+180 euro al mese rispetto a Bologna, +140 a Milano e + 159 su Roma).

Il che contribuisce ad allargare sempre di più la forbice fra Nord e Sud. Sicché nel Mezzogiorno, per aiutare famiglie e imprese, bisogna combattere anche il caro mutui, oltre quello bollette. E una banca del Meridione potrebbe tornare decisamente utile. Per non parlare di costo e qualità dei servizi: scuola, sanità, ecc. Certo, non si può fare tutto insieme, ma è il caso di cominciare a pensarci. Almeno per il futuro, presidente Meloni e ministro Giorgetti.

Cattivi pagatori a chi?

Anche perché se questi due surplus di costi sono retaggio del passato e motivati dal fatto che il Sud era considerato la patria dei cattivi pagatori e degli incidenti automobilistici fasulli e più costosi. Ora, anche queste due problematiche a detta dell’Istat si sono ribaltati. Il report 2022 sui protesti bancari rileva che i clienti migliori retti e in regola per il pagamenti di assegni bancari e cambiali abitano tutti al di sotto del Garigliano e non più nel Nord-Est, con la Calabria che, con un calo del 31,3% dei protesti svetta su tutte.

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