Al Trianon Viviani, Peppe Barra e la “Cantata dei Pastori”

L’artista ritorna nel teatro della Canzone napoletana con la classica rappresentazione della Natività e del presepio

Da venerdì 22 dicembre – la “prima” alle 21 – tutta la magia e il calore della Natività e del Presepio napoletano sono di scena al Trianon Viviani con la classicissima “Cantata dei Pastori” portata in scena da Peppe Barra.

Lo spettacolo, premiato nel 2004 con l’Eti – gli Olimpici del teatro per l’allestimento proprio al Trianon Viviani, ‎si presenta ora in una nuova edizione.‎

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Con Barra, che incarna da cinquant’anni il pulcinellesco Razzullo, lo scrivano partenopeo inviato dall’imperatore a ‎Betlemme per il censimento delle nascite, Lalla Esposito nel ruolo di Sarchiapone, il bizzarro personaggio ‎fisicamente deforme che pratica l’arte dell’arrangiarsi.‎

“Il vero lume tra le ombre” era il titolo di una sacra rappresentazione data alle stampe, nel 1698, dal gesuita Andrea Perrucci – che firmava con lo pseudonimo di Casimiro Ruggero Ugone –, scritta con intenti moraleggianti, per contrastare i rituali con i quali il popolino onorava le feste come il Carnevale e il Natale. Dalla metà dell’Ottocento il titolo si cambiò nella Cantata dei Pastori, come lo conosciamo tuttora. Verso la fine del Settecento, al povero Razzullo, che, senza coprotagonista non aveva modo di inventare lazzi e contrasti tipici della Commedia dell’Arte, venne affiancato Sarchiapone. Questo strano personaggio è un assassino, ladro, gobbo, deforme, maligno e bugiardo; e, al contrario dello spaventatissimo Razzullo, non ha paura di nulla, nemmeno dei draghi dell’Inferno.

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La tradizione popolare stravolse a poco a poco il testo della Controriforma, volgarizzandolo, rovesciandone gli intenti educativi ed edificanti, aggiungendo anno dopo anno canzonette e scene da farsa e commedia dell’arte.

Razzullo è dunque uno scrivano capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore romano. Sarchiapone, suo compaesano, è in fuga per i crimini commessi. Intanto Giuseppe e la Vergine Maria vagano in cerca di alloggio per far nascere Gesù. E, poi, ci sono una tribù di Pastori, in attesa del Messia, e una turba di Diavoli, mandati da Lucifero sulla terra per uccidere la Sacra Coppia, che spaventa e tortura i due disgraziati compagni alla ricerca di un lavoro che permetta loro di mangiare. L’intervento dell’Arcangelo Gabriele ricaccerà le Furie nel buio dell’Inferno e permetterà la nascita del Redentore.

«In questa nuovissima edizione della Cantata – afferma il regista Lamberto Lambertini, che firma anche l’adattamento insieme a Peppe Barra –, della durata di un’ora e quaranta minuti, senza intervallo, mettiamo in evidenza la lingua, la musica e la storia della città di Napoli, un luogo unico al mondo dove è stato possibile creare, e conservare così a lungo questo unicum teatrale, dal genere indefinibile, frutto di secoli di devozione: uno spettacolo, allo stesso tempo, colto e popolare, comico e sacro, profondo e leggero, commovente e divertente per un pubblico sia di grandi che di piccini, che ricorda quelle tavole scalcagnate sulle quali i guitti impersonavano più ruoli, in una girandola di travestimenti».

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