La scomparsa del Banco di Napoli? Una grande «rapina» a danni del Sud

di Mauro Della Corte

Successo per la presentazione del libro sul Banco di Napoli di Andrea Rey alla «Contea»

Grande successo per la presentazione del libro «La scomparsa del Banco di Napoli» al Centro Studi «la Contea» di Napoli. Ieri sera la sala era gremita e gli ascoltatori rapiti dagli interventi dei relatori che hanno mantenuto alta l’attenzione del dibattito per circa un paio d’ore spiegando perché la cessione dell’istituto di credito ha provocato grandi e incalcolabili danni.

Schifone: una vicenda tragica per il Mezzogiorno

«È stata un’occasione – ha spiegato il padrone di casa Luciano Schifone – per ripercorrere una vicenda tragica per l’economia del Mezzogiorno perché con la soppressione (che in realtà è equivalente a una vera e propria rapina di un’intera banca, la più importante dell’area e fra le più importanti d’Italia) si è fatta non soltanto un’ingiustizia rispetto alle modalità (per come emerge anche dal libro in realtà non c’erano nemmeno le condizioni per arrivare a quelle decisioni assunte dal governo) anche un grave danno perché privare un’area di 20 milioni di abitanti di un proprio istituto di credito, per le famiglie, per le imprese del territorio, ha significato sostanzialmente favorire le aziende settentrionali perché, anche se gli istituti bancari che hanno incorporato il Banco di Napoli hanno avuto una missione nazionale,  è evidente che sono state molto più condizionate dall’industria e dalle imprese nordiste».

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Secondo Schifone «il Meridione è rimasto un’area per la raccolta del risparmio e per gli investimenti invece sono stati privilegiati i territori del Settentrione. Il Sud ha finito con il finanziare le imprese dell’alta Italia. Tutto questo ha un nome e cognome da un punto di vista politico e non a caso questa decisione politica è stata perpetrata, organizzata e condotta dal ‘92 al ‘98, anni in cui sostanzialmente è stato sempre il centrosinistra al Governo, e i nomi di chi ha guidato il Paese sono quelli di Romano Prodi, Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi».

I crediti inesigibili del Banco di Napoli

«L’operazione si è conclusa anche con la beffa di destinare i soldi raccolti dalla SGA, l’azienda che doveva recuperare i crediti cosiddetti inesigibili del Banco di Napoli, oltre 700 milioni, sono poi serviti a Renzi per Banca Etruria e Banca AntonVeneto. Sostanzialmente, quindi, ancora una volta i risparmi del Sud sono finiti a istituti del Settentrione. Naturalmente – ha concluso – tutto questo non può che spronarci a lavorare in modo che possa essere ripristinato un equilibrio anche dal punto di vista creditizio, finanziario verso il Mezzogiorno».

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Giannola: penalizzazione oggettiva. Rey: Napoli ha perso tanto

Adriano Giannola, presidente Svimez, ha spiegato come la fine del Banco di Napoli è stato un vero colpo di mano ai danni del  Meridione e dell’economia del Sud. «Aldilà delle colpe è stata un’oggettiva penalizzazione perché le sedi del Banco erano in tutto il Mezzogiorno, in tutti i singoli paesi e quindi era una rete come si dice sempre come uno sportello delle Poste». Per Andrea Rey, autore del volume, si è trattato di un’operazione che ha privato l’area del più «grande polmone finanziario del Mezzogiorno ma non solo. Napoli ha perso tanto, per quanto riguarda il profilo dei finanziamenti alle imprese, alle famiglie».

Molto apprezzati anche gli interventi di Francesco Caia, ex presidente facente funzioni della Fondazione Banco di Napoli, e Paolo Pantani, primo presidente e socio fondatore di ABC Acli beni culturali e le testimonianze di Stefano Stanzione, presidente Centro Studi Eu-Med, e Carlo Della Ragione, già presidente Unione Pensionati Banco di Napoli.

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