Pnrr, il governo chiede di rimodulare interventi per 16 miliardi: emerse criticità rilevanti

Fitto: «Non abbiamo eliminato nessun finanziamento»

Il governo di Giorgia Meloni chiede la rimodulazione di 15,9 miliardi di euro del Pnrr, circa l’8% del totale dei fondi concessi dalla Ue per favorire la ripresa economica continentale dopo la pandemia di Covid. Verrà presentata, prima in Parlamento e poi a Bruxelles, una proposta di modifica relative a 144 misure contenute nel piano Recovery per l’Italia: si va da meri cambi formali alla riprogrammazione di risorse all’interno dello stesso progetto. Poi c’è il capitolo sul definanziamento, che appare quello destinato ad accendere la maggiore contesa politica, con il quale vengono espunte opere valutate non realizzabili entro il termine ultimo del piano nel 2026 per salvaguardarle attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione.

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Il governo, nella sintesi del documento elaborato dalla cabina di regia di Palazzo Chigi, specifica che «sono emerse criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul piano». In questo contesto, prosegue il testo, l’esecutivo garantisce che attiverà «le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti» e contemporaneamente «assicura il completo finanziamento degli interventi stralciati dal Pnrr». A tal fine il governo intende utilizzare anche il 7,5% delle risorse delle politiche di coesione 2021-2027, già destinate a obiettivi assimilabili a quelli del REPowerEU.

Tra gli interventi stralciati: misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico; valorizzazione dei beni confiscati alle mafie; per l’efficienza energetica dei Comuni; progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale. Le opposizioni, in testa Pd e M5s contestano soprattutto il definanziamento dei provvedimenti in materia di rischio idrogeologico, viste anche le recenti ondate di maltempo.

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Le puntualizzazioni del ministro

«Ci sono misure che hanno problematiche rispetto alle tempistiche previste dal Pnrr, che si conclude entro il 2026. Ora si aprirà un confronto con le parti sociali, poi con la Ue, martedì sarò in aula in Parlamento per avviare un dibattito costruttivo», spiega il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto. Il titolare della delega al Pnrr puntualizza più volte che: «Non abbiamo eliminato nessun finanziamento, non stiamo tagliando nulla, solo riorganizzando». Poi aggiunge: «Se abbiamo la certezza che alcuni interventi già avviati e previsti non possono rientrare nell’ambito della tempistica del Pnrr ci dobbiamo porre il problema. Il fondo di coesione, la programmazione Ue 2021-2027, consentono di aprire un confronto per finanziare comunque queste misure».

Tra le opere di mobilità stralciate dal Pnrr, fa sapere il Mit, perché realizzabili con tempi non più compatibili con la scadenza del 2026, spicca la tratta ferroviaria Roma-Pescara, assieme a due lotti della Palermo-Catania. Le risorse saranno utilizzate su altri lotti delle tratte Napoli-Bari e Palermo-Catania.

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Complessivamente nella rimodulazione sono previsti interventi per 19 miliardi di euro che andranno a beneficio della crescita economica, occupazionale e di tutti i principali settori strategici selezionati in base ai criteri del REPowerEU relativi sia al raggiungimento degli obiettivi in ambito energetico, sia alla tempistica di realizzazione entro il 2026.

Il REPowerEU

Uno dei punti qualificanti del REPowerEU riguarda l’Ecobonus, che sarà dedicato espressamente alle abitazioni private.  Attraverso lo strumento tradizionale della detrazione fiscale, ma con alcune correzioni, specifica il documento della cabina di regia, la «nuova misura del piano andrà in supporto delle famiglie a basso reddito, in passato rimaste escluse dagli interventi di efficientamento delle abitazioni». La dotazione del provvedimento è di 4 miliardi di euro e si basa sulle consuete detrazioni fiscali ma con vincoli stingenti».

Sale di 900 milioni di euro la dotazione di fondi per la realizzazione di 260 mila nuovi posti in asili nido, uno degli obiettivi più qualificanti dell’intero piano. Si trattata di risorse necessarie per indire un nuovo bando e conseguire il target finale, in linea con gli orientamenti della Commissione. «L’ambizione per quanto riguarda gli asili nido sono quelle scritte nel piano – conferma Fitto – ci mettiamo 900 milioni di euro in più».

Le opposizioni incalzano il governo

«Mentre Musumeci riferisce a Montecitorio sulle tragedie di questi giorni legate al cambiamento climatico, Fitto annuncia la rinuncia a una parte di fondi Pnrr destinati al dissesto idrogeologico e alla transizione ecologica. Una scelta gravissima, miope, completamente sbagliata», attacca la vice presidente Pd alla Camera Anna Ascani. Mentre i deputati 5 Stelle in Commissione Ambiente aggiungono: «Il governo sulle tematiche ambientali e climatiche è in totale cortocircuito. Alle belle parole seguono sempre fatti opposti. Ai cambiamenti climatici non ci si adatta predicando bene e razzolando male mezzora dopo».

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