Governo, Meloni: «Il fisco deve essere amico e non vessatore»

La premier: «Non si può partire da un principio di colpevolezza verso tutti»

«Con la delega fiscale vogliamo creare un fisco alleato di chi fa impresa e produce ricchezza, non un fisco nemico e quasi vessatore, questa è la nostra visione». Tocca alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione dell’assemblea dell’Ance, tentare di smorzare i toni e arrivare ad un punto di convergenza sulla delicata questione del fisco. Tema che tiene banco da giorni nel dibattito politico. «Non si può partire da un principio di colpevolezza verso tutti, come è stato per troppe volte, in cui grava sulle spalle delle imprese e delle persone per bene l’onere di dimostrare di essere tali» ha detto ancora.

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Poche ore prima, era intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che aveva sottolineato come «tutti siano tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» e come «il sistema tributario» sia «informato a criteri di progressività».

La «giustizia conciliativa»

La precisazione del Capo dello Stato era arrivata dopo un’altra dichiarazione del Guardasigilli, Carlo Nordio, che, in un convegno a Milano, a proposito del nuovo sistema sanzionatorio previsto dalla riforma tributaria che l’Esecutivo sta mettendo a punto, aveva sottolineato la necessità di una «giustizia conciliativa».

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Perché, aveva osservato, «anche all’imprenditore onesto che decidesse di assoldare un esercito di commercialisti dicendo loro ‘io pago fino all’ultimo centesimo di imposte e pago voi e voi mi dovete far dormire sonni tranquilli’ qualche violazione verrebbe trovata» visto che «le norme si contraddicono le une con le altre e magari ottemperandone una ci sarebbe la violazione di un’altra».

Da qui, la previsione di Nordio di una «giustizia preventiva» e «conciliativa», che faccia stringere accordi «tra il cittadino e lo Stato creditore di tributi, affinché una volta trovato l’accordo su quella che è l’imposta da pagare, con una bollinatura, il cittadino possa dormire sonni tranquilli».

E proprio sul fenomeno dell’evasione la Guardia di Finanza lancia l’allarme nel bilancio diffuso in occasione del 249esimo anniversario: aumenta il popolo di chi non paga le tasse. Dal 1 gennaio 2022 al 31 maggio 2023 ne sono stati individuati 8.924, oltre 3mila in più (il 54,8%) rispetto allo stesso periodo precedente. E si raddoppia anche il valore dei beni frutto di evasione e frodi sequestrati: da 2,2 miliardi si passa a 4,8 miliardi.

Salvini: non si può complicare la vita a tutti gli imprenditori perché c’è chi evade

Sul tema interviene anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che, confrontando i dati della Gdf con quelli per il nuovo Codice della strada, fa ricorso a una metafora: «Siccome c’è uno che passa col rosso, complico la vita a tutti gli automobilisti? E siccome c’è uno che evade il fisco, non è uno, ma alcune migliaia, complico la vita a tutti gli imprenditori nei rapporti con il fisco?».

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Rincara la dose il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che spiega come l’intenzione dell’Esecutivo sia quella di combattere la «scannocrazia» come la chiamava Carlo Collodi aiutando imprese e cittadini ad avere un sistema fiscale più equo e leggero.

E della necessità di un fisco «più leggero ed equo» parla anche il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che sottolinea gli sforzi del Governo in questo senso: «Il rinvio della flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti così come proposta per le partite Iva, la detassazione di tredicesime e premi di produttività dimostrano che il Governo è seriamente impegnato nella riforma fiscale che prevede il riordino dell’Irpef» e «la strada seguita è quella di un fisco più leggero, equo e semplice per evitare che la pressione delle tasse costituisca un freno allo sviluppo».

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