Dal 2015 era libero, aveva scontato la sua condanna
Vincenzo Di Lauro, 47 anni, arrestato ieri nella sua casa di Secondigliano, dai Nucleo Investigativo è ritenuto il reggente del clan Di lauro, fondato dal padre Paolo. I carabinieri e la Dda di Napoli gli contestano di essere stato il mandante dell’omicidio di Luigi Giannino, ucciso con una pioggia di proiettili il 13 giugno 2007. Secondo le indagini fu lui a dare l’ordine di morte dal carcere, ribadito anche al fratello Marco che era libero. Due squadre di killer in auto armate di pistole e mitraglietta entrarono in azione: Giannino venne assassinato con 12 colpi, Luigi Magnetti che era con lui si salvò, ma rimase ferito Ciro Vallinoti.
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Il 47enne è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli nella sua abitazione di piazza Zanardelli, residenza storica del clan. Ancora una volta a notificargli la misura cautelare, come le altre due precedenti volte, è stato il capitano dei carabinieri Salvatore De Falco.
L’arresto di Vincenzo è, a tutti gli effetti, un colpo ferale all’organizzazione malavitosa. Vincenzo Di Lauro, che sui libri paga del clan veniva indentificato con la sigla “F2”, in quanto secondo figlio di Paolo e Luisa D’Avanzo, è stato arrestato complessivamente tre volte, durante la sua carriera criminale, ma aveva scontato la sua condanna e dal 2015 era un uomo libero.
La grande capacità delinquenziale di Vincenzo Di Lauro
Secondo gli inquirenti è il figlio più operativo di Paolo Di Lauro, quello con la più grande capacità delinquenziale. Non rimase coinvolto nella prima faida di Scampia perché detenuto. Viene scarcerato nel 2006 e subito dopo si rende irreperibile. Viene arrestato il 27 marzo 2007 per associazione a delinquere di stampo camorristico e infine scarcerato nel gennaio 2015 per fine pena.
Dei sedici destinatari delle misure cautelari emesse dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea (sostituto procuratore Lucio Giugliano) gli unici liberi erano proprio Vincenzo Di Lauro e Salvatore Frate, quest’ultimo ritenuto legato al gruppo camorristico della Vanella Grassi, i cosiddetti «girati».
Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche i boss Cesare e Carmine Pagano, Raffaele Amato, oltre a Marco Di Lauro, nome in codice «F4» (quarto figlio di Paolo di Lauro), fratello di Vincenzo, detenuto al 41bis dopo l’eclatante arresto del 2 marzo 2019 a Napoli, dopo oltre 15 anni di latitanza (se ne erano perse le tracce dal 7 dicembre 2004).