Piantedosi: «Rischio saldatura tra anarchici e antagonisti». Italia sotto attacco

Ribadita la linea dura del Governo: «Di fronte alla violenza non si tratta»

L’Italia è «sotto attacco dell’internazionale anarchica». C’è il rischio di una saldatura con altre frange dell’antagonismo. E l’ondata di azioni nel nome della solidarietà ad Alfredo Cospito, «prova che il legame tra il detenuto e i suoi compagni rimane e giustifica il mantenimento del 41 bis». Il giorno dopo il trasferimento nel carcere di Opera del 55enne in sciopero della fame, i ministri Nordio, Piantedosi e Tajani, ribadiscono in una conferenza stampa la linea dura del Governo: «di fronte alla violenza non si tratta».

Il legale Flavio Rossi Albertini, si è detto preoccupato perché Cospito ha deciso di interrompere l’assunzione di integratori che prendeva in questi oltre tre mesi di rifiuto del cibo. Lo Stato può permettersi che il detenuto si lasci morire? Nordio ha assicurato che lo sciopero della fame non può «assolutamente» incidere sul 41 bis. «Se da domani – ha osservato – tutti i mafiosi, a cominciare da Matteo Messina Denaro, attuassero lo sciopero della fame, cosa dovremmo fare? Dire che per privilegiare la salute, dovremmo eliminare il 41 bis nei loro confronti?».

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L’interlocuzione con magistrati e forze di polizia

Il carcere duro, peraltro, secondo il Guardasigilli, trova la sua ragion d’essere proprio nei recenti attacchi che confermano la relazione tra il detenuto e le cellule fuori. La decisione sul mantenimento della misura dopo l’istanza di revoca presentata dal legale dell’anarchico sarà comunque adottata in seguito al «parere dell’autorità giudiziaria». E’ su questo è in corso un’interlocuzione con magistrati e forze di polizia.

Il 41 bis è stato chiesto dai magistrati proprio per tagliare i legami con l’esterno del detenuto. Suoi scritti filtrati fuori dal carcere – nelle valutazioni di magistrati ed investigatori – hanno indicato obiettivi da colpire, oltre ad offrire una piattaforma strategica per l’azione. Proprio alcune sue riflessioni, non a caso, sono contenute nella «Chiamata internazionale all’azione in solidarietà con Alfredo Cospito dal 22 al 28 gennaio», documento che ha avviato le mobilitazioni e che invita a scontrarsi «armi in pugno con il sistema».

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«Non basta la ‘controinformazione’ – scrive Cospito – questa diventa rivoluzionaria quando alimenta l’azione, quando diventa strumento per i nuclei d’azione permettendo loro di armonizzare i propri attacchi e innescare l’insurrezione generalizzata». Ed a raccogliere l’appello allo scontro potrebbero essere non solo i suoi compagni anarchici. Piantedosi ha messo infatti in guardia dal rischio del «ricompattamento di frange della galassia dell’antagonismo come si è visto nella manifestazione di domenica a Roma».

La battaglia per Cospito può così diventare la ‘bandiera’ unificante di diverse pulsioni antisistema che si agitano nella società. Su questo oggi sarà fatta una riflessione nella riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo che proprio il ministro dell’Interno presiederà, confrontandosi con i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence per valutare lo stato della minaccia e decidere le misure di prevenzione contro atti che sono «difficilmente intercettabili».

Innalzata la vigilanza

Sarà ulteriormente innalzata la vigilanza su sedi istituzionali e diplomatiche, infrastrutture, strutture e caserme delle forze di polizia ma anche nei confronti di soggetti che hanno a che fare direttamente con il caso, a partire dai magistrati.

Gli obiettivi potenziali sono però tantissimi: nei giorni scorsi sono stati colpiti anche un traliccio dell’alta tensione, la villa di un imprenditore ed auto della Tim. Come scritto ieri in un documento di rivendicazione – firmato Cellula uccelli neri’ – dell’attentato incendiario contro l’auto di un funzionario dell’ambasciata italiana a Berlino sabato scorso, «vogliamo che i dipendenti pubblici, i giudici, i poliziotti, i politici e i diplomatici non abbiano una vita tranquilla, che si sentano insicuri e che non possano dormire in pace».

Più improbabile la saldatura con la criminalità organizzata, contro l’obiettivo comune del 41 bis. «Tutti i nemici dello Stato, anachici, terroristi rossi e neri, mafiosi – ha osservato Nordio – tendono a coalizzarsi contro quello che ritengono il loro nemico comune. Il rischio che possano coalizzarsi c’è ma nelle carceri è molto limitato proprio perché rivolgiamo la massima attenzione a evitare forme di contatti e complicità. Nelle carceri la situazione è sotto controllo»

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