L’invenzione dell’ascensore? È stata fatta nel Regno delle Due Sicilie
Ingegno, baldanza e la sana ofanità tipicamente meridionale sono stati gli ingredienti fondanti dello sviluppo civile, tecnologico, culturale ed economico dell’allora reame napoletano. Che siano state tante le preminenze capaci di rendere Napoli ed il Sud grandi agli occhi del mondo di questo se ne sta iniziando finalmente ad avere consapevolezza. La ferrovia Napoli-Portici, il primo codice marittimo, l’osservatorio Vesuviano, l’Università Federico primo Ateneo laico in Italia sono solo alcuni dei tanti primati che hanno indirizzato la scienza, la cultura e la società civile.
A questi se ne aggiungono altri forse meno conosciuti ma altrettanto meritevoli di studio per il grande impatto che hanno saputo dare alla società moderna. E’ giusto sapere che l’invenzione dell’ascensore così come lo conosciamo oggi è stata fatta proprio nel Regno delle Due Sicilie. Essa nasceva dalla necessità di rendere meno faticosi e più rapidi gli spostamenti all’interno dei grandi palazzi Reali e nobiliari che tra il seicento ed il settecento diventavano sempre più ampi e sontuosi.
Fu così che Ferdinado II di Borbone, nel 1844 ordinò alla Soprintendenza Generale della Real Casa di intervenire sulla questione. Fu contattato l’architetto Gaetano Genovese, che, si rifece ad un progetto analogo detto Chaise volante, una sorta di monta carichi, fatto realizzare cento anni prima da Luigi XV presso la Reggia di Versailles, per permettere alle amanti del Sovrano Francese di raggiungerlo in tutta segretezza nei propri appartamenti senza oltrepassare il lungo scalone d’onore. Tale prototipo fu poi rimosso.
Il primo ascensore dell’era moderna
Un secolo dopo l’architetto napoletano realizzò nella Reggia di Caserta, quello che è per definizione il primo ascensore dell’era moderna, ovvero una elegante cabina in legno con panche di seduta, ben rifinito ed illuminato che, a differenza di quello realizzato a Versailles mosso per mezzo di un’argano azionato dall’utilizzatore, quello di Caserta era azionato esternamente in modo manuale con puleggie e contrappesi che ne facilitavano le manovre, mentre la trazione era assicurata da un motore meccanico.
La vera novità era però nel sofisticato sistema di sicurezza composto da delle scanalature rivestite da piastre di ferro realizzate lungo le guide in legno. In caso di caduta accidentale della cabina un sistema di molle poste sotto la base della cabina avrebbe sganciato delle travi in ferro che si sarebbero dovute innestare in dette scanalature arrestandone la caduta. Costo per la realizzazione 3335 ducati, equivalenti a circa 170mila euro di oggi.
Purtroppo però il Genovese non brevettò il progetto del sistema di sicurezza, cosa che fu invece fatta dall’Ingegnere americano Elisha Graves Ortis otto anni dopo. Quest’ultimo realizzò e brevettò il sofisticato progetto che disponeva di un sistema dei sicurezza nella sostanza identico a quello realizzato dall’architetto napoletano passando così alla storia come l’inventore dell’ascensore con sistema di sicurezza «a paracadute» così come oggi lo conosciamo.
Consoliamoci con il fatto che oggi l’Italia è il primo produttore mondiale di componenti per la produzione di ascensori, mentre con i suoi novecentomila impianti risulta essere il paese con il maggior numero di ascensori in proporzione al numero di abitanti.
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