Qatargate, l’inchiesta potrebbe allargarsi: Giorgi parla con gli inquirenti

Dettagli allarmanti sulle sospette tangenti arrivate da Doha: nuove perquisizioni

Un milione e mezzo di euro in contanti trovati tra la casa di Antonio Panzeri, quella di Eva Kaili e la valigia che portava il padre dell’eurodeputata ellenica. Più il sequestro di ventimila euro effettuato nell’abitazione di Francesco Giorgi ad Abbiategrasso. Il Qatargate continua a fornire dettagli allarmanti sulle sospette tangenti arrivate da Doha. E rischia di allargarsi. Giorgi, uno dei quattro imputati che oggi avranno l’udienza preliminare, ha parlato a lungo con gli inquirenti. E secondo fonti ben informate avrebbe fatto dei nomi. Come quello dell’eurodeputato belga Marc Tarabella.

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Parallelamente, c’è un fronte politico che si è aperto con il Qatargate: il tenore dei rapporti con Doha. E non è un caso che della vicenda se ne parlerà anche al vertice dei leader europei di giovedì. L’inchiesta belga, nelle ultime ore, ha prodotto nuove perquisizioni. Ad esempio nell’ufficio di Michelle Rieu, capo unità dell’Eurocamera la cui attività è legata alla sottocommissione dei Diritti Umani. Sigilli sono stati posti anche all’ufficio di Davide Zoggia, ex parlamentare italiano ed assistente dell’eurodeputato Pietro Bartolo.

La lunga chiacchierata tra Giorgi e gli inquirenti lascia in sospeso una domanda: quanto può allargarsi l’inchiesta? Il rischio c’è. Fight Impunity, l’Ong fondata da Panzeri, per alcuni avrebbe agito da volano delle attività illecite ma attorno alle relazioni con il Qatar e al tema dei diritti giravano diversi attori della comunità europea brussellese. Nomi di nuovi indagati al momento non sono stati diffusi.

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L’immunità parlamentare in Ue

Anche perché c’è il tema dell’immunità parlamentare, che in Ue decade solo in flagranza di reato. Un’immunità che, finora, potrebbe aver evitato a Tarabella di finire tra gli indagati. L’eurodeputato è stato comunque sospeso dal partito socialista belga. Kaili, Giorgi, Panzeri e Niccolò Figà-Talamanca comunque si presenteranno oggi in tarda mattinata in tribunale per l’udienza preliminare.

La polizia federale ha diffuso la prima foto dei contanti trovati all’ellenica, a suo padre e a casa di Panzeri: molte le banconote di piccolo taglio, anche da dieci e venti euro. A parlare in via ufficiale con la stampa, finora, è stato solo il legale dell’eurodeputata di Salonicco. «La sua posizione è di innocenza. Non ha nulla a che fare con le tangenti del Qatar», ha dichiarato l’avvocato Michalis Dimitrakopoulos.

Qatargate, destituita la vicepresidente Kaili

A Strasburgo non sembrano pensarla così. La votazione sulla destituzione di Kaili da vicepresidente è stata rapida e sorretta da una maggioranza bulgara. Hanno votato a favore in 625 (superando il quorum richiesto dei due terzi), e un unico contrario, il croato Mislav Kolakusic, che milita nel Misto. Dorien Rookmaker (olandese dell’Ecr) e Joachim Kuhs (tedesco dell’Id) hanno invece deciso di astenersi. In Aula il dibattito sul Qatargate non ha risparmiato toni duri. In tanti hanno chiesto una stretta contro le lobby mentre da destra non sono mancati gli strali contro i Socialisti.

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I rapporti con Doha

Nel frattempo il Qatargate allunga la sua ombra sui rapporti con Doha. Il gruppo di Amicizia Ue-Qatar è stato sospeso. La delegazione europarlamentare che si occupa della Penisola araba e del Golfo ha rinviato il suo viaggio previsto a febbraio. «Mi aspetto che il tema sarà sollevato» al Consiglio europeo, ha spiegato un alto funzionario Ue ricordando come, di prassi, la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola interviene all’inizio della riunione. «Mi aspetto un supporto dei leader, e una linea netta sul tema della corruzione», ha aggiunto la fonte. Certo, nel pieno della tempesta energetica il rapporto con il Qatar è cruciale.

La Commissione e Doha, negli ultimi mesi, si erano avvicinati nettamente. E il recente viaggio – e le affermazioni sui progressi sul tema dei diritti – del vicepresidente Margaritis Schinas sono finite nel mirino. «Le mie parole sono in linea con la posizione della Commissione», si è difeso con nettezza Schinas respingendo con sarcasmo i sospetti che sia coinvolto: «Mi hanno regalato un pallone e una scatola di cioccolatini…

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