La «sinistra» è alla frutta e fra sinistri volano accuse di… fascismo

Il Dalai Lama nomina Meloni sua erede

E ora che i partecipanti al corteo «per la pace» in guerra organizzato dal M5s, hanno «aggredito» l’ex leader del fu alleato Letta, al grido di «fascista vattene» e che il centrista Calenda, dalla piazza per la pace di Milano, riteneva opportuno accusare di fascismo, il grillino Giuseppi Conte, l’hall of fame del fascio è davvero al gran completo. Non è, infatti, il primo «vip della politica» ad essere premiato dell’honoris fascio. Prima di lui, infatti, a sentirsi dare del «fascista».

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In quella «stanza», infatti, dagli anni sessanta in avanti sono stati tantissimi gli esponenti politici ad avere avuto l’onore di essere «ammessi» – pur provenienti da esperienze politiche e partitiche diversissime fra loro e distanti anni luce da quella idea – che a volerli elencare tutti ne verrebbe fuori un mastodontico elenco telefonico stile anni ‘90.

Allora, ve ne ricordo solo qualcuno a cominciare dal divo Giulio Andreotti che ha guidato ben sette governi; i presidenti della Repubblica: Giovanni Leone e Francesco Cossiga; il leader del Garofano rosso, Bettino Craxi; e prima di lui, di fascismo è stato accusato addirittura, il radicale Marco Pannella e il rottamatore, Matteo Renzi. A dimostrazione che a sinistra non intendono accettare che il fascismo è finito a metà del secolo scorso. E proprio per questo continuano a perdere consensi.

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Nel frattempo, continua a guadagnarli il premier Giorgia Meloni, ovvero quella contro i primi provvedimenti del suo governo, lor signori continuano a sparare palate di fango. Che non sembrano intaccarne l’ascesa, tant’è che a mese dal voto, FdI è arrivato al 29,1%, tre punti in più del risultato elettorale. Mentre tutti gli altri continuano ad arretrare.

Apprezzamento anche fra gli avversari

Ma oltre che negli elettori, l’apprezzamento nei suoi confronti cresce anche fra gli avversari. Non è un caso, insomma, la protesta di Azione contro i comunicati dei magistrati di sinistra che hanno «avvisato» il governo di smetterla con la fermezza. Mentre Renzi l’apprezza; D’Alema «ecco cosa mi piace di Meloni, ha fatto quello che non abbiamo fatto noi»; il Dalai Lama addirittura sostiene che avrebbe le caratteristiche per essere la sua erede ed infine Papa Francesco si schiera con lei e con il governo sull’immigrazione: «salverà vite umane, ma l’Europa non lo lasci solo».

Purtroppo, – anche se la Meloni piace anche fra i suoi «aficionados» – è troppo impegnata a far retorica falso-buonare per montare – ovviamente con il supporto della stampa amica e i tifosi del pensiero unico – contro lei e il suo governo – le piazze. Detto fra noi, non sanno più a che Santo votarsi.

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