Guerra e inflazione, Europa sull’orlo della recessione

La stima prevedeva una crescita del 1,2% mentre ora si parla di appena lo 0,5%

Il protrarsi delle ostilità sul fronte ucraino complica il contesto internazionale rischiando di compromettere le prospettive di crescita dell’economia europea e mondiale. Le ultime rilevazione del Fondo monetario internazionale, pubblicate l’11 ottobre, hanno confermato le previsioni di crescita per l’economia mondiale per l’anno corrente ma hanno evidenziato una flessione per l’anno 2023, flessione decisamente più forte per l’area euro: le stime elaborate a luglio prevedevano una crescita del 1,2 per cento mentre le ultime parlano di appena lo 0,5 per cento.

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Oltre al peso della guerra altri due sono i fattori che condizionano le prospettive di crescita: la flessione del potere d’acquisto dovuta all’elevata inflazione e il rallentamento della Cina determinato dai frequenti lockdown e dai problemi legati al settore immobiliare.

È dallo scorso anno che l’inflazione europea ha evidenziato una lenta ma progressiva crescita, inizialmente sostenuta dalle difficoltà di approvvigionamento delle materie prima e dei semilavorati, poi ulteriormente aggravata con l’inizio del conflitto in Ucraina. Nel luglio del 2021 l’inflazione registrava tassi di crescita del 2%, questo settembre il dato ha raggiunto le doppie cifre assestandosi quasi al 10%, gran parte degli aumenti sono determinati dalle dinamiche degli energetici e degli alimentari. Lascia qualche spiraglio d’ottimismo l’inversione di tendenza che inizia a registrarsi negli Stati Uniti.

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Battuta d’arresto del PIL

Per ciò che concerne l’andamento dell’economia italiana l’Ufficio parlamentare di Bilancio, nella nota congiunturale di ottobre, ha rilevato una battuta d’arresto del PIL italiano in questo scorcio di fine 2022 dopo una consistente crescita registrata nella prima metà dell’anno.

La crescita economica italiana nel primo semestre si è attestata al 7,1%, portando il livello del PIL a valori decisamente superiori al periodo pre pandemia, beneficiando in particolar modo nel secondo trimestre della progressiva eliminazione delle restrizioni alle attività produttive e alla mobilità per il contrasto al COVID-19, ma già nel trimestre scorso ha segnato un rallentamento dello 0,2 per cento, mentre le previsioni elaborate dall’UPB per il quarto trimestre parlano di un ulteriore peggioramento specialmente in considerazione del perdurare della guerra in atto tra Russia e Ucraina.

Il dato complessivo per l’anno 2022 mostra il PIL italiano crescere del 3,3 per cento mentre per il 2023 le previsioni sono nettamente ridimensionate stimando una crescita di appena lo 0,3%.

I fattori geopolitici alimentano un quadro fortemente incerto ed i primi indizi che testimoniano questo cambiamento del clima economico sono rinvenibili principalmente nell’analisi delle opinioni di famiglie ed imprese sensibilmente influenzati dall’andamento dell’inflazione.

Nel periodo luglio-settembre, infatti, il consumo di gas per usi industriali ha continuato a ridursi, segno di una contrazione delle attività industriale indotto dai crescenti rincari energetici, mentre sul versante delle famiglie nonostante gli interventi di sostegno attivati dal Governo l’aumento dei prezzi al consumo ha eroso il potere d’acquisto limitandone le capacità di spesa. Il carrello della spesa, composto prevalentemente dai beni alimentari, per la cura della casa e della persona, è aumentato dello 10,9% come non accadeva dai primi anni Ottanta.

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