Le liste mandano in tilt il Pd: la rabbia dei delusi contro il segretario Letta

Il segretario dem prova a buttare acqua sul fuoco, inutilmente

Il presunto rinnovamento, rivendicato dal segretario, e il taglio dei seggi a disposizione trasforma l’annuncio delle liste in casa dem, in uno psicodramma. «Avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti, ma è impossibile», premette Enrico Letta durante la direzione del partito che alla fine dà il via libera alle candidature con 5 astenuti, 3 contrari e gli ex renziani di ‘base riformista’ che non partecipano al voto.

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L’ex premier sa di dover portare buone nuove per alcuni e cocenti delusioni per altri. «Potevo imporre persone ‘mie’ ma non l’ho fatto perché il partito è comunità», rivendica il leader dem. Ma la rabbia degli esclusi monta e la polemica non tarda a deflagrare.

C’è chi rifiuta il posto che gli viene assegnato perché senza paracadute, chi accetta malvolentieri un collegio «dato per perdente» scagliando comunque durissime critiche ai vertici del Nazareno, chi medita di lasciare il partito. Più di uno legge le liste in controluce e vi scorge una vera e propria «derenzizzazione» del partito.

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L’esclusione di Lotti: «Scuse vigliacche»

Scotta l’esclusione di Luca Lotti, ex ministro ed ex braccio destro del grande «rottamatore». Letta «mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste – punta il dito Lotti -. La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche».

Il leader di Iv gli dà manforte: «A me pare che la guida di Enrico Letta si sia caratterizzata più dal rancore personale che dalla volontà di vincere». Dello stesso tenore il commento della deputata Rosa Maria Di Giorgi che parla di «un disegno rancoroso che non fa certo onore al Pd, che mi porta a riflettere seriamente sulla mia appartenenza al partito». Alla deputata Alessia Morani era stato assegnato l’uninominale di Pesaro insieme ad un terzo posto al proporzionale sempre nelle Marche, ma lei parla di una decisione presa «a sua insaputa» e declina l’offerta.

Decide di farsi sentire anche la paladina dei diritti Lgbt Monica Cirinnà , che lancia un j’accuse pesante al suo segretario: «C’è stata una gestione degli accordi e delle liste pessima», «molti colleghi stanno rifiutando collegi» ed «io ho ricevuto uno schiaffo». Al posto di essere capolista al Senato su Roma si è trovata a correre in un collegio molto difficile per i dem: in un primo momento ha annunciato il grande rifiuto, poi si è lasciata convincere dai tanti messaggi di sostegno ricevuto e ha fatto retromarcia: correrà «come l’ultimo dei gladiatori».

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La delusione di Enzo Amendola

Il sottosegretario agli Affari Ue del governo Draghi, Enzo Amendola, forse si aspettava di più del terzo posto per il Senato in Campania (dopo Dario Franceschini e Valeria Valente). Per questo Letta, nel corso di un lungo colloquio, gli rivolge un vero e proprio appello ad accettare la candidatura, anche perché la posizione sull’Ue sarà cruciale nella campagna elettorale. Non solo: in seguito alla rinuncia di Caterina Bini, il segretario dem ha chiesto a Tommaso Nannicini di candidarsi nel collegio uninominale per la Camera, di Prato.

Capitolo a parte, Stefano Ceccanti: il costituzionalista del partito che viene inserito solo al quarto posto di uno dei colleghi plurinominali toscani. Ma c’è chi spera in un ripensamento last minute per farlo entrare in Parlamento. Ma sono tanti i parlamentari che dovranno dire addio allo scranno, perché non inseriti in nessuna lista. Tra loro ci sono Valeria Fedeli e Giuditta Pini.

Esultano, invece, i premiati dalle scelte del Nazareno: dalla responsabile Pari Opportunità del partito Cecilia D’Elia ad Alessandro Zan, autore del noto ddl contro l’omotransfobia, fino a Sandra Zampa. Francesco Boccia sottolinea la trasparenza e il coraggio dimostrato dal leader. Letta rivendica le sue scelte (soprattutto quando si tratta di sottolineare i cinque giovani capilista scelti per dare un messaggio preciso ai ragazzi che lasciano l’Italia), le spiega ma al contempo rivela in direzione di avere «un peso sul cuore per i tanti no» che ha dovuto dire, «un peso politico e umano, ma la politica è questo: assumere la responsabilità».

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