Linguaggi in codice per evitare guai: il «prosciutto crudo» era la cocaina, quello «cotto» il crack
Dieci misure cautelari sono state eseguite dalla Squadra Mobile della Questura di Avellino nei confronti di altrettante persone accusate di spaccio di sostanze stupefacenti. Gli indagati sono tutti di nazionalità italiana e residenti nel capoluogo irpino. La rete dello spaccio ruotava intorno ad un nucleo familiare i cui componenti erano già stati sottoposti a provvedimenti cautelari sempre per spaccio di sostanze stupefacenti.
Il «prosciutto crudo» era la cocaina, quello «cotto» il crack: utilizzavano un linguaggio in codice i dieci componenti della rete di spaccio di sostanze stupefacenti arrestati. Su richiesta della Procura, il Gip del Tribunale di Avellino ha disposto il trasferimento in carcere per quattro indagati e quello ai domiciliari per gli altri sei. Le indagini, coordinate dal procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma, presero le mosse dal sequestro di sostanze stupefacenti ad alcuni tossicodipendenti del capoluogo irpino fino a risalire alla centrale dello spaccio, diretta da un intero nucleo familiare residente in un’abitazione di Rione Parco.
Il capo della «rete» è un pregiudicato più volte arrestato, l’ultima volta nel settembre dell’anno scorso, che dal carcere, avvalendosi della collaborazione di una sorella e del suo fidanzato, entrambi tra gli arrestati di stamattina, continuava a gestire una florida piazza di spaccio. Alla stessa famiglia, nel corso delle precedenti operazioni, sono state sequestrate centinaia di dosi già confezionate di cocaina e crack, denaro in contante e materiale per il confezionamento «domestico» delle dosi.
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