Purtroppo, anche negli “appunti per un programma conservatore” di FdI, all’Italia del tacco è stato riservato solo il «ruolo di convitato di pietra»
Mezzogiorno, quella scelta progettuale di crescita che non c’è. Non c’è nel Pnrr, fermo per i guai della maggioranza e l’aumento dei costi. E non sarà certo la due giorni sorrentina dei vip della ministra Carfagna che potrà definirlo. Se non a chiacchiere. E manca negli «Appunti per un programma conservatore» di FdI. che sarà la base su cui sarà «forgiato» quello elettorale per la prossime politiche. Proposte con le quali – per ciò che c’è – sono d’accordo; ma come meridionale e meridionalista – per ciò che non c’è – sono deluso.
In quelle 55 pagine al Sud sono dedicate soltanto 6 righe. Tre, per dire che si può tagliare il cuneo fiscale, perché «nel Mezzogiorno c’è già il bonus Sud per 10 anni» e, quindi, non costerebbe molto; e tre per dire che secondo la Svimez, «il saldo migratorio 2002/20 è stato negativo per oltre un milione di persone, il 30% delle quali laureati». Poi, più niente.
Ne deriva il rischio, quindi, che anche in quello elettorale, al Mezzogiorno possa toccare la parte del convitato di pietra, la cui presenza invisibile è nota a tutti ma, fa così paura che nessuno ne parla. Del resto, un’Italia del tacco – dove ci sono più disoccupati di Europa con un tasso occupazionale di appena il 41,3% – maglia nera d’Europa per il lavoro, non può che essere inquietante.
Il reddito di cittadinanza, made in 5stelle, al Sud
Oltretutto, si tratta di una questione che non si può risolvere miracolisticamente con il reddito di cittadinanza, made in 5stelle, e che, proprio in conseguenza dell’enorme disoccupazione dell’area, per il 55% va al sud e nelle isole. A meno che non si decida di unire l’utile al dilettevole, utilizzando i beneficiari (cui andranno anche i 200 euro una tantum anti inflazione) per l’opera di recupero del territorio. In modo che, tali risorse servano ad aiutare i percettori nel periodo di difficoltà e dare una mano al Paese per la riqualificazione territoriale.
Ma se davvero si vuole risolvere in maniera definitiva la questione meridionale, bisogna ripensare il Mezzogiorno e mettere a punto un’ipotesi progettuale che indichi quale futuro (industriale, turistico, culturale, agricolo, logistico, mercato di vendita, ecc.), e quali devono essere le infrastrutture da realizzare per ottenere l’obiettivo. Di potenzialità da mettere in gioco, il Sud ne ha tantissime.
A cominciare dalla valorizzazione del proprio passato, attraverso la riscoperta delle proprie risorse endogene: eccellenze produttive, stimolando la nascita di filiere complete dal produttore al consumatore e distretti industriali specializzati, in aree prossime a quelle che danno la materia prima da lavorare (esempio: il mare per quelle ittiche, agricoltura per l’agroalimentare e via, via elencando).
Riqualificazione e difesa del territorio
E, poi, mari, monti, boschi, giacimenti archeologici, emergenze ambientali e paesaggistiche. Affiancandole, naturalmente, delle indispensabili strutture ricettive e infrastrutture ferroviarie, viarie e civili, capaci di avvicinarlo al resto del mondo ed, infine, mettendo a punto un’indispensabile opera di riqualificazione e di difesa del territorio, dell’ambiente, del mare e dei tesori architettonici ed archeologici che, oggi, abbandonati a se stessi, cadono a pezzi. Tutto questo, tenendo anche conto dell’enorme impulso che questo potrebbe dare alla crescita dell’artigianato ad esse collegato.
Il Sud, insomma, non più soltanto mercato di vendita di prodotti provenienti da altre aree, bensì come zona d’interscambio che, a fronte di beni acquistati fuori dai propri confini, sia in grado di fornire servizi e beni di sua, quasi, esclusiva pertinenza: turismo, cultura, bellezze paesaggistiche, agricoltura, prodotti tipici che, se ben valorizzati, possono rappresentare altrettanti strumenti di sviluppo di enorme importanza.
Cominciando – come scritto sopra – dal trasformare il reddito di cittadinanza da premio per la fannulloneria dei pigri, in corrispettivo per il lavoro prestato nell’opera di riqualificazioni del territorio da parte dei beneficiari. Certo, non sarà facile, né breve. Ma se è vero che lo sviluppo del Paese passa dalla crescita del Sud, il rilancio dell’Italia può arrivare solo da un grande progetto Mezzogiorno. Ci pensino Fdi e Giorgia Meloni. Il Sud, ma anche la Nazione gliene saranno grati.