Quella nostalgia che impedisce di guardare al domani non serve a costruire il futuro

Osservare la realtà immaginando di poterla imbrigliare con schemi antichi è solo un ritorno al passato

Nell’esistenza individuale, così come in quella collettiva, la nostalgia è una patologia che decompone ogni energia vitale. Quella stessa energia che deprivata dello stantio retaggio/zavorra dovrebbe spingerti verso il futuro, quella che dovrebbe aiutarti a costruire nel presente l’importanza dell’esserci.

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Ecco che pensare continuando a guardare nello specchietto retrovisore distorce la visione perché fa guardare la realtà immaginando di poterla imbrigliare con schemi antichi, con modelli superati, con l’idea di un ritorno al passato. Prefigurare di essere redivivi purtroppo è mera aspirazione di zombie che credono di poter vivere un’altra vita con quel passo malfermo e con l’idea di poter tornare dal mondo degli esclusi.

Su questo fronte c’è chi crede che possa tornare la prima repubblica con i contorni di una democrazia consegnata alla partitocrazia, nonostante abbia scritto pagine di paludosa ignavia e di inerzia colpevole. Dove in molti resistevano ai cambiamenti e soprattutto volgevano lo sguardo esclusivamente al controllo elettorale, senza tendere l’orecchio alle tracce di novità e ad assumere un adeguato passo sui tempi che inevitabilmente continuano a mutare. Così nonostante Andreotti, Craxi, Spadolini diveniva e rimaneva complicato resistere ad una sorta di crisi apocalittica che non permetteva di coltivare l’auto-conservazione di un ceto politico che non poteva sopravvivere con stantie logiche di melassa senza costrutto.

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La seconda repubblica

Ma oggi c’è di più ovvero c’è pure qualcuno che vuole tornare ad una seconda repubblica, che, malgrado genii come Berlusconi, Tremonti, Frattini, D’Alema, Prodi non sembra potersi mantenere in vita come personale, come qualità, come leadership e come facce presentabili. In questa legislatura il metodo dei due forni di andreottiana memoria, interpretato fattivamente dai 5stelle, non pare abbia soddisfatto nè con l’accompagnamento leghista, nè nella permanente presenza istituzionale e di occupazione di potere del PD.

Seguendo questo itinerario oggi si presenta qualcosa di diverso in via di continua trasformazione, che sembra essere e configurai quasi come un confuso blob che non dà una prospettiva di rigenerazione, ma neanche un orizzonte soddisfacente per chi ancora immagina e/o pretende una democrazia eletta col favore del popolo e senza negare al corpo elettorale la confacente legittimazione.

Si apre, pertanto, una nuova dimensione della storia contemporanea, quella che con gli autocrati come Draghi o il ministro Franco o col manager Colao si possa e si voglia governare a prescindere dalla volontà popolare e fare falcidie degli interessi generali ed in cui si tenti di costruire un’entità in cui le oligarchie si impadroniscano delle leve di comando in una sorta di redivivo? Mal voluto e mal digerito autoritarismo. Qui si apre uno squarcio in cui nasce oggi il diritto al dissenso in cui la democrazia dia cittadinanza a chi la pensa diversamente e che possa difendersi à la Voltaire la libertà di espressione e di ciascuno.

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Ecco che oggi siamo ancora alla ricerca di quale volto avrà nel futuro la democrazia che abbiamo ereditato dal secondo dopoguerra dopo i cambiamenti repentini degli ultimi anni a livello globale, ma difficilmente potrà fare a meno di tenere insieme e in modo vitale le due dimensioni del dialogo e della partecipazione, da vivere sia nella concretezza delle strade delle nostre dimensioni reali della nostra società umana e fisica sia nella sfera digitale.

Non si intravedono al momento soluzioni sicure

La questione diviene allora come attivare contemporaneamente queste due dimensioni, con eguale forza e carica creatrice e creativa, per far sì che i processi politici siano dinamici e concretamente inclusivi. L’interrogativo resta aperto, perché non si intravedono al momento soluzioni sicure, ma solo possibili intuizioni.

Qui ad essere interpellati non sono solo le istituzioni e i politici, ma anche tutti i cittadini e in modo particolare anche noi come rappresentanti del mondo dell’impegno e del servizio con una comunicazione in cui la società civile deve vivere il momento con una rappresentazione materiale e determinazione con cui custodire e rafforzare il bene di un’autentica democrazia che è e rimane un’opera comunitaria che deve essere vissuta nel presente e senza nostalgie.

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