La guerra c’è già costata 41 miliardi di Pil, 2.700 euro di rincari a famiglia e inflazione in crescita

Sono esplose le contraddizioni dell’Unione europea

A Kiev, dopo aver perso la voce, l’Europa rischia di perdere anche la faccia. Ci avevano raccontato che la pandemia aveva reso l’Unione europea più solidale e l’aggressione della Russia all’Ucraina, l’aveva compattata. Purtroppo, però, «dal dire al fare, c’è di mezzo il mare». La sensazione che si ricava dagli eventi comunitari, infatti – al di là dell’unitarismo di facciata – fa pensare il contrario.

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Di solidarietà se ne registra pochissima, di compattezza ancora di meno e quella che si percepisce, sembra più friabile della pasta frolla. La verità è che stanno esplodendo le contraddizioni che covid, ieri, e guerra, oggi, avevano silenziato. Gli interessi economici dei singoli Stati hanno di nuovo preso – semmai qualcuno vi avesse davvero rinunciato – il sopravvento sull’esigenza di condivisione e di unità. E non tutti (fra cui gli Usa) hanno effettivamente applicato sanzioni e sequestri patrimoniali agli oligarchi, che pure avevano entusiasticamente approvato.

L’Italia, invece, anche stavolta ha fatto, e sta facendo, con la massima diligenza, i compiti a casa che l’Europa – commissariata da Biden, per le misure anti Russia e nelle mani del dittatore turco Erdogan, per le trattative di pace – le ha imposto, subendone conseguenze pesantissime. Le sanzioni, come prevedibile, continuano a ritorcersi anche contro di noi, in termini economici. E per l’estate, si preannuncia l’arrivo di una nuova infuocatissima bolletta energetica.

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Il mancato accordo dei 27 dell’Ue

E non basterà certo tagliare – come si propone di fare il governo – il 10% di quelle del secondo trimestre, per risolvere il problema. I costi di energetici (+53%) e carburanti (+38%) resteranno comunque pesantissimi e i rincari ammonteranno a 2.700 euro a famiglia. Purtroppo – more solito – i 27 dell’Ue non si sono accordati sugli interventi da realizzare quali stoccaggi comuni e tetto massimo ai prezzi delle materie prime e hanno rinviato ogni decisione a maggio.

Ancora una volta, si sono divisi da una parte Italia, Portogallo e Spagna e dall’altra Olanda, Francia, Germania, Finlandia e i Paesi del Nord, al cui cospetto l’Europa, stranamente – ma neanche tanto – sembra ritrovarsi regolarmente con le armi caricate a salve.

Stesso discorso sul fronte della questione relativa alla redistribuzione dei profughi ucraini. Anche su questo, infatti, l’Ue post-emergenze ha scelto la linea di Germania e Polonia che preferiscono evitare che gli sfollati si fermino sul proprio territorio e non quella di Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Malta, che continuano a chiedere una revisione del metodo di redistribuzione dei profughi dopo il primo arrivo. Alla faccia della solidarietà e della compattezza!

Intanto, Putin ribadendo che dal 30 aprile il pagamento del gas e altre materie prime russe dovrà essere effettuato in rubli, prova addirittura a spaccarla. E Biden per vanificare il ricatto dello zar, promette agli alleati di rifornirli di gas Usa.

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Il dazio sul piano economico

Peccato, però, che costerebbe, il 30% in più. E, poiché come sottolineato sopra anche in questa occasione, sta rispettando fino in fondo gli impegni assunti, per l’ennesima volta a pagare maggior dazio sul piano economico, sarà proprio l’Italia che in due anni ha già sacrificato alla crisi ben 45mila bar e ristoranti e perso 41 miliardi di Pil che per conseguenza – stando alle stime dei principali centri di ricerca – scenderà dal 4,7% al 3% e l’inflazione, oggi, al 6,7%, a giugno toccherà quota 8,4%.

Intanto la situazione precipita dopo la diffusione delle immagini di civili massacrati a Bucha. L’Ue condanna, l’Onu li considera «crimini di guerra», ospite di Fabio Fazio il segretario della Nato Stoltenberg sottolinea che l’Alleanza difenderà ogni centimetro di territorio e l’Europa fa sapere di star pensando di fermare completamente l’acquisto di gas e petrolio dalla Russia.

Certo, sia l’aggressore (Russia) che l’aggredito (Ucraina) vorrebbero l’Italia fra i garanti per la neutralità. Draghi risponde «presente» e immediatamente prepara 500 milioni per una task force di 10 componenti per l’esercizio dei «poteri speciali». Ma quali garanzie può offrire un governo, come il nostro, in cui l’ex premier ‘Giuseppi’ Conte pensa solo a sgambettare il suo successore «superMario» governa a colpi di fiducia; la cui maggioranza si tiene sulla paura delle urne e ognuno vota «si», fingendo di non sapere che l’altro se potesse voterebbe «no»; il cui ministro degli Interni «consiglia» ai poliziotti di non inseguire i ladri per evitare il rischio d’incidenti; e non ricercare gli evasi, perché costa troppo? Senza dimenticare che se aggrediti anche in casa propria, è meglio porgere l’altra guancia.

Setaro

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