Da che parte sta l’Italia? Dalla parte delle colonie Usa

di Nuccio Carrara*

Non ci si chiede nemmeno dove stiano i reali interessi dell’Italia

Sulla guerra in Ucraina non sono possibili analisi e ragionamenti complessi, ce lo dice l’intellighenzia italiana con Massimo Gramellini in testa: bisogna stare di qua o di là, anzi bisogna stare di qua, cioè con l’Ucraina aggredita dalla Russia; l’aggressore ha sempre torto e l’aggredito ha sempre ragione; non merita attenzione indagare su eventuali provocazioni e possibili reazioni.

Se queste sono le premesse del dibattito sui mass media in Italia, la strada verso il suicidio collettivo, economico politico e militare, è già spianata. Non ci si chiede nemmeno dove stiano i reali interessi dell’Italia in una vicenda che dovrebbe riguardare solo le parti in conflitto e non anche l’intera Europa, la Nato e gli USA.

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Avvelenati ormai da una propaganda di guerra, si è persa la capacità di discernimento, si è dimenticata la storia e persino la geografia, che per sua natura dovrebbe parlare un linguaggio oggettivo al di là delle idee personali e delle ideologie collettive.

L’Italia dista circa duemila chilometri dal teatro di guerra e fino a ieri aveva intrattenuto rapporti di amicizia sia con l’Ucraina che con la Russia. Quest’ultima, poi, è anche il nostro maggiore fornitore di gas e di altre materie prime irrinunciabili per il settore industriale ed agricolo. Tuttavia abbiamo deciso di criminalizzarla, di perderne l’amicizia, di sanzionarla economicamente e di cercare di sbilanciarne la forza militare a favore dell’altro belligerante con una insensata fornitura di armi.

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Evitando quindi riflessioni complesse, invise al politicamente corretto, ci si dovrebbe chiedere a chi convenga inimicarsi una nazione amica e tradizionalmente legata all’Italia non solo da rapporti economici, ma anche di reciproca stima umana e culturale, per inseguire i sogni espansionistici di USA e Nato nella convinzione che sia legittimo schierare basi missilistiche internazionali (magari a testata atomica) capaci di colpire Mosca in meno di tre minuti, e finanziare circa trenta laboratori, anche questi ai confini della Russia, per la sperimentazione di armi chimiche e biologiche altamente letali.

Come dire che sia possibile puntare la pistola alla tempia di un amico e rassicurarlo che non verrà mai premuto il grilletto, invocando la libertà personale di fare quel che si vuole. Persino Bennie Sanders, dello stesso partito politico di Biden, riconosce che non si può pretendere di invocare per sé la dottrina Monroe, cioè il diritto degli Usa di non correre pericoli nella propria area di influenza, per negarne l’applicazione alla Russia che, nel bene e nel male, è anch’essa una grande potenza e pretende sicurezza ai propri confini: «La prima azione che ci ha portato sulla cattiva strada è stato l’inizio dell’espansione NATO nei paesi dell’est Europa, alcuni confinanti con la Russia»

Dare ascolto incondizionato al presidente ucraino, che invoca solidarietà da tutto il mondo per combattere la sua battaglia di libertà e democrazia nonché di difesa dei nostri ‘valori’, è un volgare esercizio di tartufismo.

Zelensky è il frutto di un’operazione mediatica voluta dal suo dante causa, tale Ihor Valerijovyč Kolomojs’kyj, miliardario con un passato non proprio cristallino e con triplice cittadinanza (ucraina, israeliana e cipriota), che attraverso una tv privata ne ha fatto prima un comico di dubbio gusto, che si esibiva seminudo in balletti lascivi in modalità gay, per trasformarlo in seguito in attore di una serie televisiva che lo vedeva, come protagonista, assurgere al ruolo di presidente dell’Ucraina.

La realtà ha poi imitato la fiction. Oggi parla da ‘eroe’ e da leader di uno stato sedicente democratico nel quale sono stati cancellati in un sol colpo ben undici partiti, cioè tutti tranne il suo. Lo stato di diritto è assicurato con l’uccisione seduta stante delle ‘spie’ e la tortura pubblica di ladri, veri o presunti, nonché dei prigionieri di guerra. Forse i processi sono un inutile e costoso lusso.

Il suo esercito vede come milizie particolarmente agguerrite le famigerate formazioni naziste, già macchiatesi di crimini contro l’umanità, paradossalmente finanziate da ebrei, come lo stesso Kolomojs’kyj e il suo amico Nathan Khazin che fu tra i protagonisti della rivolta di Euromaidan, il colpo di stato in funzione antirussa del 2014, di cui non bisogna parlare per non guastare la verginità di chi oggi viene aggredito ‘senza motivo’, ma che ha scatenato la guerra civile nel Donbass che dura da otto anni.

Intanto si sottovalutano le parole di Biden, che un tempo si vantava di avere voluto il bombardamento di Belgrado, nel quale non fu risparmiata neppure l’ambasciata cinese, come giustamente gli ha ricordato il presidente Xi Jinping, e che oggi elogia il coraggio degli ucraini: «mi riferisco non solo ai militari che abbiamo addestrato da quando la Russia si è trasferita a sud-est… e vedrete quando sarete lì…».

In sostanza ci fa sapere che la Nato dovrà soccorrere l’Ucraina e noi dovremo seguirlo nella sua folle avventura che scatenerà la terza guerra mondiale. E mentre circa centomila aziende agricole stanno per chiudere per mancanza di foraggio e di concimi, per non parlare di quante industrie sono in procinto di fermarsi per gli alti costi energetici, i soloni dell’Unione europea gridano allo scandalo per l’iniziativa di Putin di pretendere che il suo gas venga pagato in rubli e non più in dollari o euro.

Cianciano di una grave violazione delle clausole contrattuali e nel coro generale spicca il nostro inclito Draghi, che si è vantato di avere sequestrato quasi un miliardo di beni russi in Italia in nome di non si sa bene quale clausola contrattuale o norma internazionale.

Mentitori seriali che fanno finta di non sapere che dal 2019 nei contratti tra la UE e Gazprom è prevista la possibilità di pagare la fornitura del gas in rubli. Solo Orban, al momento, ha dato segni di ragionevolezza rispondendo alle lamentele di Zelensky: «La posizione dell’Ungheria è che non possiamo permettere che il prezzo della guerra sia pagato dalle famiglie ungheresi… Non siamo ucraini, non siamo russi – siamo ungheresi… Alla domanda ‘da che parte sta l’Ungheria?’ la risposta è: l’Ungheria sta dalla parte dell’Ungheria». Già! E l’Italia da che parte sta? Dalla parte delle colonie USA, of course.

Nuccio Carrara
Già deputato e sottosegretario
alle riforme istituzionali

Setaro

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