La gestione dei rifiuti in Campania preoccupa l’Europa

di Gianluigi Di Ronza

La mancata collaborazione delle autorità italiane con quelle europee lascia presagire un percorso impervio per il conseguimento degli obiettivi del PNRR

L’Europa striglia l’Italia per non aver più fornito dal 2019 notizie in merito alle gestione dei rifiuti in Campania. Questi ritardi creano incertezze sui tempi di realizzazione degli obiettivi del PNRR.

Alla fine del 2015, Renzi Presidente del Consiglio dei Ministri, affidava al Governatore Vincenzo De Luca 450 milioni di euro per la rimozione delle ecoballe accatastate in Campania durante la grave crisi rifiuti degli anni 1994-2009, esortandolo a concludere i lavori in tre anni «se è capace». Per quella crisi l’Italia ha subito una procedura di infrazione ed è stata multata dall’Unione Europea, pagando a oggi circa 300 milioni di euro.

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Una brutta pagina per il nostro paese e per la Campania che sembrava avviarsi verso la normalità quando nel 2016 la Regione approvava l’aggiornamento del Piano Regionale dei Rifiuti, secondo i nuovi indirizzi forniti dalla Giunta De Luca, puntando a raggiungere il 65% di raccolta differenziata entro il 2019 e finanziando la costruzione di impianti per il trattamento della frazione organica. L’indirizzo strategico non prevedeva più la costruzione di un nuovo termovalorizzatore, ma una raccolta differenziata molto “spinta” e l’autonomia regionale nello smaltimento della frazione umida.

Queste novità fornite nel 2016 al Comitato dei Ministri d’Europa, chiamato a verificare il superamento dell’infrazione, erano state ritenute soddisfacenti. In quella sede il Comitato chiedeva aggiornamenti da fornire entro il 2019 sulle «misure adottate per garantire un efficace sistema di gestione dei rifiuti nella regione Campania, in quanto pur prendendo atto dei risultati raggiunti in termini di raccolta differenziata rilevava con preoccupazione che, almeno fino al 15 febbraio 2018, solo una minima parte di ecoballe accumulate prima del 2009 risultava rimossa».

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Il Comitato: «Informazioni sull’attuale funzionamento del sistema»

In particolare, il Comitato aveva «inoltre invitato le autorità a fornire informazioni sull’attuale funzionamento quotidiano del sistema di smaltimento dei rifiuti, compresa la sua capacità in termini di impianti esistenti, le soluzioni a lungo termine adottate e/o previste per garantire la funzionamento efficace e duraturo del ciclo di gestione dei rifiuti».

Ma le preoccupazioni del Comitato in quella sede erano andate oltre il monitoraggio della gestione del ciclo dei rifiuti, chiedendo di conoscere i meccanismi istituiti per vigilare e prevenire lo smaltimento illegale dei rifiuti e le misure atte a garantire i cittadini e a tutelarli nei percorsi del sistema giuridico nazionale per garantire alle persone di ottenere un risarcimento per i danni subiti da una cattiva gestione della raccolta, del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti.

Scopriamo, invece, leggendo gli atti del Comitato dei Ministri riuniti dal 14 al 16 settembre «che con profondo rammarico, nonostante anche gli intensi sforzi intrapresi, le autorità italiane non hanno fornito alcuna informazione dal 2019», e si rileva, con preoccupazione, «che continuano a essere segnalate disfunzioni in materia di smaltimento dei rifiuti in Campania». Altrettanta preoccupazione il Comitato l’ha espressa perché alcun rimedio per tutelare i cittadini «in relazione alla possibilità di avviare un procedimento amministrativo per ottenere un risarcimento per cattiva gestione dei rifiuti» è stato posto in essere.

Il richiamo di Strasburgo all’Italia

Da quì il richiamo di Strasburgo all’Italia a fornire senz’altro indugio tutti i dati sulla gestione dei rifiuti in Campania per provare di aver risolto tutti i problemi riscontrati dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) che nel 2012 condannò il Paese.

L’Europa a volte vista così lontana, sembra invece conoscere molto bene le problematiche che ancora oggi sono costretti a vive i cittadini campani per via dello sversamento illecito dei rifiuti, dei roghi tossici e dei pessimi servizi resi dalle amministrazioni locali, pur pagando la tassa più d’Italia.

Ma quale riscontro dare a Strasburgo? Le ecoballe sono ancora lì, degli impianti per il trattamento della frazione organica non vi è traccia, mentre ancora molte strade di Napoli sono pieni di cumuli, e l’aria che respiriamo continua ad essere avvelenata dai roghi tossici.

La mancata collaborazione delle autorità italiane con quelle europee lascia presagire un percorso impervio per il conseguimento degli obiettivi del PNRR in materia di transizione ecologica ed in particolare quelli che prevedono investimenti per la costruzione e potenziamento degli impianti per il trattamento dei rifiuti in Campania e nelle regioni del mezzogiorno.

Chissà a chi si riferiva il Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani lo scorso 16 settembre dicendo «dovrà essere tutto perfetto, non dobbiamo tardare. Abbiamo 5 anni per mettere a terra il PNRR. Dobbiamo fare le cose perfette». Perfezione è un elemento non negoziabile, e deve essere anche temporale: se ritardiamo il pagamento rischiamo di perdere tutto il finanziamento dall’Europa”?

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