Al prefetto i rappresentanti del comitato hanno consegnato un documento indicante iniziative indispensabili per il rilancio dell’area
Controllo del territorio, contrasto a racket ed estorsione, videosorveglianza, vigili urbani e presidio del Tribunale, beni confiscati, monitoraggio dell’attività amministrativa e prevenzione dei fenomeni corruzione e/o infiltrazione, contrasto alla cultura camorristica ed alla dispersione scolastica.
Passa da questi punti il riscatto della città di Torre Annunziata (Napoli) di recente interessata da gravi episodi di criminalità organizzata. Ed è proprio questa la ricetta, indicata in una lettera al prefetto di Napoli Marco Valentini, dai rappresentanti del neo-costituito «comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare di Torre Annunziata», a cui hanno aderito anche una quarantina di associazioni della società civile, sindacali, antiracket.
La lettera-progetto è stata consegnata nel corso di un incontro svoltosi in Prefettura, al quale erano presenti anche la vedova di Maurizio Cerrato, vittima di un’aggressione mortale il 19 aprile scorso, Tania Sorrentino, e Fabiola Staiano, figlia di un imprenditore ucciso dalla camorra il 4 luglio 1986 per aver denunciato richieste estorsive.
L’importanza della coesione tra istituzioni e società civile
Durante la riunione è stata sottolineata da parte delle associazioni, «l’importanza – come si legge in una nota diramata dalla Prefettura di Napoli – di agire in modo coeso tra istituzioni e società civile, per contrastare la criminalità organizzata nella città di Torre Annunziata, la cui cittadinanza è messa a dura prova dalla efferata recrudescenza di atti criminali, culminati in un ferimento e in un omicidio negli ultimi due giorni».
Il prefetto, si apprende ancora dalla nota, «ha assicurato che il territorio di Torre Annunziata è oggetto da mesi di massima attenzione da parte della prefettura e delle forze dell’ordine». Nell’ultimo anno infatti si sono svolte quattro specifiche riunioni del comitato ordine e sicurezza pubblica, con la presenza dei magistrati della Procura oplontina e della Procura distrettuale antimafia, e sono state portate a compimento numerose operazioni di controllo coordinato del territorio con modalità ad «alto impatto».
«L’attenzione, pertanto – conclude la nota della Prefettura – resterà alta, anche attraverso il confronto con le realtà della società civile, al fine di sostenere percorsi legalitari nel quadro di un necessario rilancio economico, sociale e culturale dell’area».