Lamorgese sempre più nel mirino di Fratelli d’Italia e Lega. Intanto Salvini fa retromarcia sul green pass

di Dario Caselli

Alla Camera c’è l’informativa della Lamorgese sul Rave party ma potrebbe non bastare. FdI a caccia di firme per la mozione di sfiducia

Ancora non si sono sopite le polemiche e le divisioni sul green pass, che all’orizzonte sembra delinearsi un nuovo tema di scontro e divisione: il ministro Luciana Lamorgese. Per la verità la responsabile dell’Interno è da settimane nel mirino dell’opposizione, Fratelli d’Italia, ma anche di una parte della maggioranza, la Lega.

In particolare, Matteo Salvini l’ha individuata come bersaglio preferito, anche se molti hanno il sospetto che ormai il leader leghista la stia utilizzando per distrarre l’attenzione generale dai problemi della Lega. E infatti proprio nei momenti di maggiore difficoltà per il Carroccio ecco che arriva l’attacco alla Lamorgese a spostare l’attenzione mediatica su altro. Toni pesanti e forti a cui hanno fatto sempre da contraltare la decisa difesa del premier Draghi, che pubblicamente ha lodato il suo operato.

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Ciò nonostante, dalla Lega continua ad attaccare a testa bassa il ministro insieme a Fratelli d’Italia. E tutto questo alla vigilia dell’informativa che ci sarà domani alla Camera sul Rave party di Viterbo. Una vicenda che presenta ancora contorni poco chiari. La vicenda è ormai nota: a ridosso di Ferragosto la campagna nelle zone di Viterbo fu invasa da migliaia di giovani che per giorni hanno dato vita a un rave all’insegna di droga, illeciti e chiaramente anche violazioni di tutte le norme anti Covid.

E come se questo già non bastasse ci si è messa anche l’inchiesta avviata da La Verità che avrebbe scoperto che non solo dal Viminale non sarebbe mai giunto l’ordine di fermare il rave party, ma addirittura che sarebbe arrivato il via libera a scortare e controllare che tutto si svolgesse in maniera tranquilla e senza incidenti.

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La Lamorgese e l’accoltellamento di Rimini

Tesi tutta da confermare, ma che tanto è bastato per alzare i toni dello scontro e la richiesta di dimissioni. Alla fine, la stessa Lamorgese ha capitolato e domani spiegherà tutto in Aula. E come se non bastasse già questo ad avvelenare ancora di più il clima ci si è messo l’accoltellamento di Rimini, dove un somalo in evidente stato di alterazione dovuto all’uso di droghe ha aggredito una serie di persone, tra cui un bambino fortunatamente fuori pericolo.

«È stato un episodio che certamente non doveva capitare, ma che poteva capitare in qualunque parte d’Italia o d’Europa, perché era una persona evidentemente disturbata», queste le parole della Lamorgese ieri al termine del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che hanno avuto l’effetto della benzina sul fuoco.

«Cosa altro deve accadere per sostituire il ministro Lamorgese con qualcuno di capace?», ha tuonato Giorgia Meloni. «Il richiedente asilo somalo che ha accoltellato cinque persone, tra cui un bambino, era stato segnalato dalla Croce Rossa alla Prefettura come soggetto pericoloso. Ma il governo non ha fatto nulla, come ormai è prassi nell’era Lamorgese. L’unica attività alla quale si dedica ormai il ministero dell’Interno è quello di reprimere chi osa fare domande sulla gestione del Covid e multare chi contesta pacificamente il governo».

Salvini: «Il ministro dell’Interno secondo me prima cambia mestiere meglio è»

E toni duri anche dalla Lega con i capigruppo alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo che dicono: «Ringraziamo il ministro! Finalmente ha ammesso la sua totale incompetenza e ha detto a tutti gli italiani che non sono al sicuro perché non è in grado di gestire il Viminale. Lei e il suo partito, ovvero il Pd, si comportino di conseguenza: via dal ministero». Ed a sera Matteo Salvini rincara la dose: «Leggevo le dichiarazioni dell’attuale ministro dell’Interno: ‘Cosa volete, poteva capitare’, ha detto. Il ministro dell’Interno che dice così secondo me prima cambia mestiere meglio è. Mala tempora currunt ma la Lega c’è».

Forza Italia, invece, non parla di sfiducia e dimissioni ma con Antonio Tajani chiede al premier «di dar vita ad un tavolo di confronto tra le forze che sostengono il governo con la presenza del ministro Lamorgese proprio per discutere i punti che devono essere corretti e trovare delle soluzioni efficaci».

Insomma, il quadro appare quanto mai delicato anche se il ministro non rischia assolutamente. Infatti, quella di domani sarà semplicemente un’informativa, peraltro limitata soltanto alle vicende del Rave party di Viterbo, e di mozioni di sfiducia all’orizzonte non se ne vedono. Fratelli d’Italia ha espresso a più riprese la volontà di presentarla ma almeno per il momento non è stato raggiunta la quota minima di sottoscrizioni per presentarla. E sembra alquanto improbabile che possa giungere un aiuto in tal senso dalla Lega.

Infatti, la polemica di Salvini e dei leghisti sembra essere finalizzata sia a sviare l’attenzione dalle difficoltà della Lega, vedi il tema del green pass, e sia per togliere l’iniziativa a Fratelli d’Italia, che altrimenti sarebbe sola nel capitalizzare i proventi elettorali della polemica. Ma oltre non andrà, la sensazione è che sia pronta a rientrare e ad abbassare i toni non appena le sarà data una buona occasione. E questa potrebbe essere l’incontro che a breve dovrebbe esserci proprio con il ministro Lamorgese per giungere a un definitivo chiarimento. Incontro di cui ne aveva parlato qualche giorno fa anche il premier Draghi.

Per due giorni deviare l’attenzione dagli affanni della Lega

Intanto, però Salvini per due giorni avrà ottenuto il suo obiettivo e cioè distogliere l’attenzione dagli affanni della Lega sul green pass e sulla difficile opera di retromarcia che sta portando avanti. Basterebbe guardare a cosa ha detto ieri sera il ministro Giorgetti, uno che nella Lega conta: «Sul green pass abbiamo votato sì al decreto e siamo convinti che bisogna fare tutto ciò che la prudenza ispira per il contenimento della pandemia. Chiediamo condivisione, ci saranno altri passi da fare, ma ci vuole soprattutto il consenso dei cittadini, che siano tutti convinti e tutti motivati, senza creare divisioni che non servono a nulla».

E non sarà un caso che al Senato il decreto legge sul green pass, che alla Camera aveva visto la vivace opposizione dei leghisti, non avrà problemi al punto che la Lega non dovrebbe presentare emendamenti.

Insomma, la lunga retro-marcia leghista è iniziata, ma proprio grazie alla polemica con il Viminale almeno per un pò sarà coperta mediaticamente.

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