Draghi risponde alla Lega: via libera all’obbligo vaccinale e alla terza dose. Pronti a estendere il green pass

Un avvertimento a Salvini, ma anche agli altri soci di maggioranza, Draghi non ha alcuna intenzione di farsi logorare

Il giorno dopo il voto della Lega contro il green pass, a parlare è direttamente il premier Mario Draghi e lo fa per riavvitare forte i bulloni a un governo che, proprio a seguito della decisione del partito di Salvini di votare insieme a FdI per affossare il certificato verde digitale, sembravano essere allentati.

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E invece Draghi spiega con chiarezza che «questo governo va avanti» ma che soprattutto vuole tenersi alla larga dalle beghe della politica: «Il chiarimento politico lo fanno le forze politiche. È chiaro che è auspicabile una convergenza maggiore». Un avvertimento a Salvini ma anche agli altri soci di maggioranza che l’ex governatore della Bce non ha alcuna intenzione di farsi logorare dai singoli partiti e giammai di finire nelle sabbie mobili dei veti incrociati.

Insomma, il presidente del Consiglio ha ben chiaro quale sia il pericolo davanti a sè, soprattutto con l’inizio del Semestre bianco, e cioè quello di trovarsi ogni giorno a doversi destreggiare tra i continui giochi al rialzo dei singoli partiti. Rispetto a questa ipotesi avverte che il governo va tenuto fuori e che spetta alle forze politiche trovare consenso e il necessario baricentro. Fuori da Palazzo Chigi.

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Il governo, perciò, va per la sua strada. Ed infatti non a caso sul tema della lotta alla pandemia Draghi annuncia due iniziative che rischiano di essere particolarmente indigeste proprio per Salvini, e cioè l’obbligo vaccinale e l’estensione del green pass. Non certo per fare un dispetto al leader leghista, ma piuttosto per ribadire che l’Esecutivo ha una sua road map, che poi risponde alla missione che nello scorso febbraio Mattarella diede allo stesso Draghi, e cioè lotta alla pandemia e ripresa economica.

Le due Camera potrebbero trovarsi a discutere di un ddl per il vaccino obbligatorio

Da qui i suoi due sì a chi in conferenza stampa gli chiedeva se «si arriverà all’obbligo vaccinale, Ema e Aifa permettendo, e alla terza dose». Quel «sì a entrambe le domande» laconico e deciso lascia al ministro della Salute l’opportunità di sostanziarlo: «L’obbligo vaccinale nel nostro Paese è già disposto da una norma primaria per quanto riguarda il personale sanitario; quindi, in realtà è già applicato ad un pezzo della nostra società. È una possibilità che resta potenzialmente a disposizione delle istituzioni, del Governo, del Parlamento». Il che fa presupporre che a fine mese Camera e Senato potrebbero trovarsi a discutere un disegno di legge che renda il vaccino anti Covid obbligatorio.

Mentre sulla terza dose, sempre il ministro Speranza, spiega che «il confronto che è in atto porterà alla terza dose e si inizierà a fine settembre. Si partirà dai soggetti fragili e tale indicazione è arrivata anche dall’Ema ed il Comitato tecnico scientifico Cts ha già espresso la sua opinione in tal senso».

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Due bocconi amari per Salvini che, peraltro, deve anche ingoiare anche quello sull’estensione del green pass sul cui, però, il premier Draghi cerca di tendere una mano al leader della Lega chiarendo che «per decidere quali sono i passi e i settori che dovranno averlo prima faremo una cabina di regia, come peraltro chiesto dal senatore Salvini, ma la direzione è quella».

La Lega: «In nessun Paese europeo esiste l’obbligo vaccinale»

A sua volta Salvini evita di replicare direttamente al premier, ma lascia che lo facciano le cosiddette ‘fonti’ le quali spiegano che «la Lega era e rimane contro obblighi, multe e discriminazioni, ricordando che in nessun Paese europeo esiste l’obbligo vaccinale per la popolazione. Insistiamo invece, e porteremo la proposta al voto anche in Parlamento, perché lo Stato garantisca tamponi gratuiti, salivari e rapidi, per tutti coloro che ne abbiano necessità».

Una posizione che però rischia di essere isolata nella maggioranza con Enrico Letta che si dice «molto d’accordo con la linea che sta portando avanti Draghi»; e con Matteo Renzi che si dice: «d’accordo con Draghi, bravo, bravo, bravo». Ma è anche nel centrodestra che Salvini rischia di rimanere isolato, lontano da Forza Italia dove Antonio Tajani con chiarezza spiega che il green pass è «uno strumento utile per fermare la pandemia» e «un’opportunità per evitare nuovi lockdown».

Meloni: «Un governo di larghe intese ha un senso se ci si incontra a metà strada»

Unico sostegno quello di Fratelli d’Italia, che però è all’opposizione la cui sintonia, quindi, non può che risultare indigesta alla stessa Lega. «A me pare giusta la scelta della Lega ieri, di votare insieme a Fratelli d’Italia contro questo tipo di applicazione del green pass» spiega la leader Giorgia Meloni. «È una contrarietà all’utilizzo di uno strumento che serviva per far circolare liberamente le persone, e invece devasta la nostra economia. Sono d’accordo con la posizione di Salvini: penso che un governo di larghe intese, anche se Fratelli d’Italia non crede in questo tipo di governi, ha un senso se ci si incontra a metà strada».

Insomma, un settembre non facile per Salvini il quale inoltre a breve dovrà fare i conti anche con la mozione di sfiducia targata FdI contro il ministro Lamorgese su cui ancora ieri la Lega continuava a puntare il dito: «Lasciamo parlare i numeri. Tralasciando Rave Party abusivi, Baby Gang e violenze diffuse. Un incontro con lei e il presidente Draghi è urgente e necessario». Incontro auspicato anche dallo stesso Draghi, il quale però ribadisce, come se fosse un monito, che la Lamorgese «credo che faccia il suo dovere e lo faccia bene».

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