La tirata d’orecchie di Draghi e la vaccinazione di Salvini. E nel frattempo Mattarella striglia la politica sui decreti legge

Il giorno dopo le dure parole di Mario Draghi, Matteo Salvini annuncia la sua vaccinazione

Il giorno dopo la conferenza stampa del premier Draghi, nella quale oltre ad aver annunciato il green pass italiano ha messo al muro tutti coloro che sollevano perplessità sulla vaccinazione, il clima politico continua ad essere accesso. In particolare, sul versante della Lega dove lo ‘schiaffo’ di Draghi è stato avvertito con maggiore forza.

Ed a poco è servita la vaccinazione annunciata con foto di Matteo Salvini, anzi questa è sembrata quasi un cedimento se non una retromarcia frettolosa, anche se proprio il diretto interessato ha assicurato che «non è una risposta all’appello di Draghi. La mia è stata una libera scelta, ma non ho alcun diritto a imporre niente a nessuno, soprattutto quando si parla di bimbi e ragazzi».

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In realtà, per tutta la giornata il leader è rimasto in silenzio e fino ad allora erano stato le fonti, opportunamente imbeccate dalla comunicazione leghista, a far trapelare «profonda irritazione».

Questo perché mentre «tutto il partito, a cominciare da Matteo Salvini, è impegnato a sostenere le riforme i 5Stelle minacciano sfracelli sulla Giustizia e il Pd tira la corda su nuove tasse e Ddl Zan. Grazie al buonsenso della Lega, il green pass non è richiesto per i trasporti o per lavorare».

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Per poi concludere che «restano incomprensibili alcune scelte come la mancata riapertura delle discoteche. E sono preoccupanti le grida di dolore di troppi ristoratori e operatori turistici che lamentano disdette, per non parlare di intere famiglie che non riusciranno ad adeguarsi per tempo ai nuovi criteri».

Lega, il malessere per la presa di posizione di Draghi

Come detto silenzio di Salvini fino a sera quando, appunto, ritrova le parole e tra l’annuncio della sua vaccinazione e il ribadire la libertà di vaccinarsi cerca di stemperare e allontanare le polemiche con il premier, ribadendo che «non commento le parole degli altri e non commento le parole del presidente del Consiglio». Ma è il clima all’interno del partito e della stessa base ad evidenziare tutto il malessere per la dura presa di posizione di Draghi.

Tra i ministri leghisti, ad esempio, non si fa mistero di ritenere «ingenerose le critiche alla Lega e al suo leader sui vaccini mosse in maniera strumentale da una parte della stampa: tutti siamo impegnati nel difficile compito di contemperare il sacrosanto diritto alla salute con le libertà individuali in un percorso di buonsenso». Insomma, la ferita è profonda e ci vorrà tempo per sanarla.

Dall’opposizione Giorgia Meloni invece attacca Draghi e le misure del green pass spiegando che «stiamo picconando il nostro Stato di diritto. Se devo esibire un certificato per essere libero, vuol dire che non sono libero. Questi sono precedenti che pagheremo». E nel merito delle dichiarazioni del premier sulle vaccinazioni rincara la dose: «Sono le parole di terrore che ha scelto nel rivolgersi agli italiani. I numeri sembrano non contare più: nonostante i dati delle terapie intensive siano ampiamente sotto controllo, il Green Pass è diventato il nuovo ‘mantra’ da imporre. Il resto non conta».

Sostegni bis, la reprimenda del presidente Mattarella

Ma la notizia di giornata è l’intervento a gamba tesa su governo e Parlamento del presidente Mattarella, che nel giorno del suo 80esimo compleanno e alle soglie del semestre bianco decide di accompagnare il via libera al dl Sostegni bis con una reprimenda al Parlamento che ha gonfiato il testo con 393 commi aggiuntivi, spesso a dir poco fantasiosi. L’emergenza Covid, per fronteggiare la quale era stato varato l’ennesimo decreto, per il Presidente non può giustificare che si deragli dal dettato costituzionale. Sotto accusa non solo il governo ma anche il Parlamento che ha gonfiato a dismisura il provvedimento.

Ma è nella parte finale del suo intervento che sembra giungere il richiamo più importante: «Per quanto riguarda le mie responsabilità valuterò l’eventuale ricorso alla facoltà prevista dall’articolo 74 della Costituzione nei confronti di leggi di conversione di decreti-legge caratterizzati da gravi anomalie che mi venissero sottoposte».

Parole che hanno incontrato il favore di tutti i partiti, i quali hanno assicurato il pieno sostegno a quanto chiesto da Mattarella. E il primo banco di prova sarà senza dubbio la riforma della giustizia, tanto che secondo alcuni l’intervento del Capo dello Stato puntava proprio a mettere in sicurezza la riforma ed in un certo qual modo la stessa legislatura, nonostante il semestre bianco.

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