Salvini vede Draghi e punta a rafforzare l’intesa nel governo. Ma intanto il progetto della federazione rallenta vistosamente

di Dario Caselli

Piena sintonia tra Draghi e Salvini sul dossier riforme e sul tema del blocco dei licenziamenti

Un confronto di un’ora e mezza che è servito a rafforzare l’intesa tra Matteo Salvini e Mario Draghi, sgombrando il campo da equivoci e soprattutto retropensieri, come quello di una possibile tentazione del leader leghista di staccare la spina al governo dell’ex governatore della Bce.

Questa la fotografia data al termine del faccia a faccia a Palazzo Chigi dallo staff dell’ex ministro dell’Interno che, inoltre, ha tenuto a precisare che non si è parlato della federazione del centrodestra ma piuttosto di riforme e in particolare di giustizia. Qui Salvini ha voluto rassicurare il premier che i referendum presentati dalla Lega insieme ai radicali non puntano a creare ostacoli al governo, ma anzi a essere un aiuto al ministro della Giustizia.

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Sintonia, poi, anche sul tema dei licenziamenti. Per il leader leghista «i settori che corrono, che crescono e che hanno bisogno di assumere e non di licenziare, come industria, ed edilizia, devono tornare a essere liberi di agire sul mercato. I settori che hanno sofferto di più invece, penso a commercio, servizi e turismo, avranno tempo fino a ottobre per riorganizzarsi, con l’obiettivo di un’estate da boom economico. Su questo il ministro del turismo della Lega sta lavorando come un matto affinchè sia un’estate memorabile per chi lavora nel turismo in Italia».

Insomma, il meteo leghista per Palazzo Chigi segna sole e bel tempo e questo è certamente una notizia positiva per il futuro di Mario Draghi e del suo governo visto che proprio nelle scorse settimane dalle sponde leghiste erano giunti gli assalti più decisi all’Esecutivo.

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In realtà, è da una decina di giorni che Salvini sembra aver cambiato atteggiamento, più mansueto, tranquillo e accomodante. In linea con quell’operazione federazione che ha lanciato venerdì scorso con la benedizione di Silvio Berlusconi ma che stava senza dubbio coltivando da qualche settimana. Un cambio di registro per incarnare il nuovo corso politico del centrodestra, per il momento quello di governo visto che dai discorsi federativi è esclusa Fratelli d’Italia, di cui Salvini si candida ad esserne guida.

A questo avrà senza dubbio contribuito anche la lettura dei sondaggi che da settimane vedono, da un lato, la Lega sostanzialmente piantata intorno al 21 per cento, incapace di guadagnare consensi e, dall’altro, Fratelli d’Italia impetuosamente in crescita al punto da superare il Pd al secondo posto ipotecando il sorpasso definitivo proprio ai danni dei leghisti.

Da qui, probabilmente, la considerazione che la strategia di lotta e di governo alla fine non premia e perciò la necessità di varare un nuovo corso. Appunto la federazione tra Lega, Forza Italia e gli altri alleati di governo di centrodestra, Coraggio Italia però si è già sfilata, così da blindare il primo posto nei sondaggi ed evitare l’ineluttabile sorpasso da parte di Giorgia Meloni.

Comunque, più facile a dirsi che a farsi, come ha dovuto ammettere lo stesso Salvini nel corso dell’incontro con la delegazione di governo della Lega tenutasi dopo l’incontro con Draghi. Non si contano, infatti, le resistenze, in particolare in Forza Italia, al progetto e i timori che una fusione possa alla fine rappresentare non un valore aggiunto ma piuttosto l’ennesimo assist a Fratelli d’Italia. E non è un caso che proprio l’ex ministro del governo Conte I abbiamo fatto filtrare dalla riunione che «la federazione non sarà una fusione».

Nel pomeriggio di ieri lo stesso ministro Gelmini aveva ribadito all’Ansa che «una decisione come quella di federarci con la Lega non può essere il frutto di un’operazione fulminea, ma deve essere discussa, approfondita e valutata con attenzione all’interno degli organismi di partito: serve tempo, coinvolgimento e riflessione». In breve: «Sul merito ho già espresso le mie forti perplessità. Penso che la storia, i valori e l’identità di FI vadano difesi e rilanciati, non annacquati in soggetti nuovi o in eventuali fusioni a freddo, anche nell’interesse della coalizione di centrodestra».

Parole che in Forza Italia, ma non solo, si ripetono sempre più spesso e che testimoniano la presenza di un disagio crescente come conferma, tra l’altro, l’annullamento deciso dal capogruppo azzurro alla Camera, Roberto Occhiuto della riunione dei deputati che proprio questa sera si sarebbe dovuta tenere.

All’ordine del giorno la federazione, ma lo stesso capogruppo avrebbe spiegato con un messaggio nella chat interna di aver ricevuto una telefonata di Silvio Berlusconi che gli avrebbe chiesto di rinviare l’incontro perché vuole organizzare nei prossimi giorni una riunione dei deputati azzurri alla quale lui stesso potrà intervenire. Al momento, perciò, non è all’ordine del giorno nessuna decisione sull’eventuale federazione con la Lega, e tutto sarà discusso e approfondito nelle sedi opportune, nel partito e nei gruppi parlamentari.

Episodi che raccontano di un disagio sempre più ampio che sta imponendo tempi più lunghi e probabilmente anche una correzione di rotta rispetto al progetto iniziale, anche se il ragionamento che viene fatto è che un piano B non esiste e cioè o la federazione si fa o non si fa e questo perché un coordinamento già esiste.

Intanto, però, queste manovre stanno rallentando la chiusura delle trattative per le amministrative dello stesso centrodestra. Sia su Roma e sia su Milano il cerchio ancora non si chiude, e l’incontro che si sarebbe dovuto tenere tra oggi e domani continua a slittare ed a ballare sulle agende dei leader. Enrico Michetti rimane in pole per la candidatura nella Capitale, mentre a Milano Oscar Di Montigny è in lizza con il professore Maurizio Dallocchio. Ma come detto tutto è in alto mare e l’approdo sulla terraferma rimane per ora un miraggio.

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