Mario Vattani e la meritocrazia che fa tremare la sinistra

di Roberta Salerno

Il ‘console fascio-rock’ colpisce ancora. Sono giorni, infatti, che l’’intellighenzia’ della sinistra nostrana, alla perenne ricerca del nemico fascista, scalpita e piagnucola chiedendo la revoca della nomina ad Ambasciatore italiano a Singapore per Mario Vattani.

Ma chi è Mario Vattani? Figlio di Umberto, diplomatico due volte segretario generale del Ministero degli affari esteri, musicista e scrittore, profondo conoscitore del Giappone, dopo gli studi in Gran Bretagna Mario intraprende la carriera diplomatica prima a Washington, poi come console al Cairo, diventa consigliere diplomatico al Ministero delle politiche agricole e forestali, e poi a Tokyo, come funzionario dell’Ambasciata italiana.  Nel 2011 diventa Ministro plenipotenziario e Console generale ad Osaka.

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In seguito a questa nomina, dalle pagine de L’Unità parte una prima crociata contro Vattani, reo di essersi esibito ad una festa di Casapound. Ne seguirono una serie di sanzioni e ricorsi, che alla fine hanno dato ragione al Console.

Katanga, così lo chiamano nel mondo identitario. Diplomatico e rivoluzionario, intellettuale, uomo brusco e spirituale, una eccellenza italiana, decisamente non conforme alla massa. Ed è questo che proprio non va giù alla peggiore sinistra di casa nostra.

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Dalle lagne dell’Anpi alle campagne mediatiche di personaggetti in cerca d’autore, come Andrea Scanzi, che solo poche settimane fa affermava: «a destra soffrono di complessi di inferiorità, perché è da 300 anni che non hanno un intellettuale», perché non poteva immaginare che, tra centinaia di altri nomi, si ritrova proprio quello di Vattani.

Insomma, in un’Italia abituata a regalare ministeri ai vari di Maio e Speranza, in cui la battaglia della vita di qualcuno è quella di regalare soldi alle lobby lgbt, in cui le donne vanno sostenute, a patto che non siano di destra (in quel caso le si mette a testa in giù), non mi meraviglia che una mente brillante come quella di Vattani dia fastidio. «E se tutto questo è il bene allora sì che siamo il male», cantava Katanga. Andate a leggere il suo curriculum da Console.

Setaro

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