È il giorno della cabina di regia: maggioranza in ordine sparso. Lega e Fi chiedono coraggio ma Pd e Leu frenano

L’appuntamento è per il pomeriggio, per una cabina di regia che si preannuncia come la ‘madre di tutte la cabine di regia’; quella che dovrebbe segnare un punto di svolta in quel sentiero che dovrà riportarci verso la normalità. Come sempre, però, è più facile a dirlo che a farlo, perché sulla strada ci sono ancora tanti ostacoli e reticenze, senza contare che le divisioni sul tema nella maggioranza sono evidenti.

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Insomma, nessuno mette in dubbio che la riunione dovrà segnare il ritorno alla vita ma la vera questione è la modalità di questo ritorno alla vita. Si sa, dalle parti del centrodestra la posizione è hard, cioè dura nel senso di riaprire tutto e abolire il coprifuoco. Matteo Salvini lo ripete da giorni e anche ieri è stato esplicito: «Dalla riunione di domani ci aspettiamo riaperture e ripartenza, lavoro e libertà, all’aperto e al chiuso, di giorno e di sera! Fidiamoci degli italiani #nocoprifuoco».

In effetti i dati sono dalla parte del leader leghista. Ieri si è toccato il minimo storico da sette mesi, 93 morti. E più in generale il combinato disposto di vaccinazioni e chiusure ha portato a un calo del rischio di decesso del 95 per cento, mente i ricoveri sono diminuiti del 90 per cento. Dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità che analizzano la situazione dopo questi cinque mesi di campagna vaccinale.

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Chiaro che con questa flessione la Lega punti a rivedere divieti e limitazioni. Posizione che però è condivisa dall’altro alleato di centrodestra al governo, Forza Italia, che con Antonio Tajani chiede che «già lunedì si decida di arrivare fino alle 23 o alle 24 meglio e poi dal primo giugno di abolire il coprifuoco». Richiesta resa possibile grazie «alla campagna vaccinale e al coordinamento del generale Figliuolo, che ha rimesso a posto le cose dopo il disastro della precedente gestione del governo giallorosso, ora si può vivere con maggiore tranquillità, si possono prolungare gli orari di apertura di bar e ristoranti».

Come detto però più a facile che a dirsi che a farsi. Dall’altro lato della maggioranza Pd e Leu sono più timidi, con il ministro della Salute, Roberto Speranza che ieri dagli Internazionali di Tennis a Roma ha osservato che: «Possiamo proseguire con ragionata fiducia verso le graduali riaperture delle altre attività, mantenendo la necessaria prudenza. Con dati in miglioramento possiamo allentare e poi superare il coprifuoco».

In messo al guado il M5S, che ieri sera ha riunito i vertici del partito, Crimi, i capigruppo parlamentari e la delegazione al governo. Anche tra i Cinquestelle si è convenuto sulle necessità «di chiedere l’anticipazione dell’apertura di molte attività e il superamento del coprifuoco alle 22».

Insomma, si va in ordine sparso oggi anche se la sensazione è che alla fine prevalga la politica dei piccoli passi, non proprio in linea con le posizioni di Salvini ma, forse, più aderente con l’impostazione data dal premier Draghi che non ha alcuna intenzione di avallare colpi di testa o iniziative affrettate. Come ha sempre ripetute le aperture dovranno essere irreversibili e non transitorie, e soprattutto guidate dai dati.

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Ecco che allora, probabilmente, oggi si deciderà di posticipare di un’ora il coprifuoco, dalle 22 alle 23 e probabilmente di anticipare di una settimana le aperture dei ristoranti anche al chiuso. Potrebbero tornare anche a riaprire i centri commerciali nei week end e possibile, pure, l’anticipazione del ritorno a lavoro del settore wedding, che invece era previsto per metà mese.

Rimarrà, invece, l’obbligo dell’utilizzo della mascherina all’aperto così come tutte le altre disposizioni di sicurezza. Anzi è possibile che queste aperture portino ad un’intensificazione dei controlli, proprio per contrastare che si inneschi un pericoloso clima da liberi tutti, come avvenne nell’estate scorsa.

Ad osservare Fratelli d’Italia che da tempo chiede un approccio più aperto e liberale al governo: basta coprifuoco, no mascherina all’aperto ma evitando assembramenti, e riaperture di tutte le attività in sicurezza. Posizione anche espressa in Parlamento con emendamenti e mozioni, poi puntualmente bocciati.

Ieri dal salotto di Lucia Annunziata Giorgia Meloni è tornata a ribadire che il governo Draghi è in «tragica continuità con il governo precedente. Anzi, Draghi è più rigido di Conte sulle chiusure. Non ho nostalgie di Conte, ma mi aspettavo qualcosa di più coraggioso». E riguardo la sua maggioranza continua: «Non mi aspetto molto dalla sua maggioranza ma per l’autorevolezza che Draghi ha, pensavo che potessero esservi iniziative più coraggiose». Infine, una stoccata agli alleati di centrodestra: «Il piano vaccini è un punto a favore, ma sul resto Draghi è ostaggio della sinistra. Draghi pende più a sinistra su riaperture, sul cashback, sui ristori».

E proprio la cabina di regia sarà l’ennesima occasione per verificare dove pende Draghi, se a sinistra o a destra; se per moderate riaperture o per un coraggioso ritorno alla normalità. Ma per quanto riguarda Giorgia Meloni la risposta è facile.

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