Buona Pasqua a tutti: euroeuforici, euroscettici e agli europerplessi. Ma Meloni e Salvini sono sempre alleati?

di Mimmo Della Corte

Prima di entrare nel merito della nota di questa domenica, è doveroso augurare ai nostri lettori e agli italiani tutti residenti dalle Alpi e Capo Passero Buona e serena Pasqua. Anche se, purtroppo, ancora in ‘zona rossa’. Che il giorno della resurrezione di Cristo, possa rappresentare anche il giorno della nostra rinascita e della nostra uscita dalla pandemia e dalla tragedia economica che purtroppo ha investito tutti.

Per fortuna, dal punto di vista sanitario è arrivato il vaccino e si cominciano a intravvedere le prime luci in fondo al viale. Ma per la salvezza economica dipende dalla nostra volontà e capacità di tornare alla vita e far ripartire il Paese, le imprese e i posti di lavoro. Giuro non vedo l’ora di tornare a prendere un caffè al tavolino di un bar e mangiare una pizza al tavolino della pizzeria. È troppo? Intanto, ancora BUONA PASQUA!

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Domanda dalle cento pistole. Ma Salvini e Meloni sono ancora alleati? In teoria si, ma le tensioni crescono. In Italia, la Lega non intende cedere la presidenza del Copasir che per legge spetta all’opposizione e, quindi, a FdI.

In Europa, propone la fusione tra ‘Identità e Democrazia’, cui partecipa insieme alla Le Pen, con i ‘Conservatori e Riformisti’, offrendo alla francese la presidenza del nuovo gruppo, dimenticando – alla faccia del prima gli italiani – che a guidare l’Ecr, oggi, è la Meloni, che, però, continua a crescere, mettendone in discussione la leadership nel centrodestra. Sicché i conservatori hanno risposto picche, il mucchio selvaggio in cui era entrato per rilanciarsi, gli lavora contro e mina l’unità del centrodestra.

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«Sui vaccini è mancata una politica europea» ha detto il vice presidente di FI, Antonio Tajani. Già, ma, a parte quella finanziaria a sostegno del sistema bancario e della finanza internazionale, l’Europa ha una politica? Purtroppo, no. Del resto, la commissione europea non è un organo elettivo, e per l’eventuale riconferma, tranne che ai grandi organismi economico-finanziari non deve dar conto a nessuno, per il proprio operato.

Eppure sono tantissime le decisioni dell’Ue che lasciano sconcertati e preoccupati. Solo qualche esempio: la stretta sui conti correnti decisa dall’Eba, che rischia di mettere fine a quelle piccole forme di flessibilità bancaria che in tempi difficili, come quelli attuali, aiutano aziende e famiglie a superare le crisi.

Un provvedimento capestro che la “grande ammucchiata” (FI e Lega, comprese) finge di non vedere e contro la quale FdI ha lanciato una petizione popolare per chiederne l’abrogazione; la vicenda delle banche tedesche salvate con i soldi pubblici, e quelle italiane lasciate fallire dalla Commissione europea, perché – a suo dire – attingere al fondo di solidarietà bancario istituito dallo Stato, ma finanziato dalle banche, «era da considerarsi un aiuto di Stato».

Accusa, poi, smontata dalla Corte di Giustizia europea. Troppo tardi, però. Le nostre banche erano già saltate e la stessa sorte potrebbe toccare a fine mese all’Alitalia, se la Commissione Ue continuerà a dire «no» all’accordo per la newco proposto dal governo. Di conseguenza, lo !scombinato disposto”, di Covid, Ue, e Conte ha prodotto in Italia nel 2020, calo di redditi -1,8%, consumi -2,5% e crescita al 52% del peso delle tasse. E scusate se è poco.

Da qui la convinzione personale che se, in Europa, ci fossero meno “euroeuforici” ed “euroscettici” e più “europerplessi”, sarebbe più facile rendersi conto che l’Unione europea, più che una comunità umana è una sommatoria di Paesi, ognuno dei quali – tranne l’Italia, purtroppo – si preoccupa di tirare l’acqua al proprio mulino, infischiandosene degli altri. Penso alla pretesa egemonica crucca che ogni tanto fa capolino, vedi il recente “alt” alla ratifica del Recovery Fund imposto dalla Corte Costituzionale di Karlsruhe al Capo di Stato tedesco, che – se tutto andrà come si spera – ne rallenterà di almeno 3 mesi il via libera.

Dopo di che, bisognerà attendere quello di altri 13 Paesi membri che ancora non si sono espressi. I provvedimenti europei per diventare esecutivi devono essere approvati da tutti i 27 Stati. Ecco perché, l’Europa è priva di una Costituzione che detti diritti e doveri di cittadini e Istituzioni comunitarie. L’hanno approvata, solo in pochi. Italia compresa, ovviamente.

Ed è proprio dal colmare questa lacuna che bisogna partire se davvero si vuole che l’Ue divenga un’Unione di Stati e si trasformi in Istituzione sovranazionale, al servizio dei cittadini e non solo dei sistemi finanziari e creditizi. E in questo la Meloni, quale leader dell’Ecr, potrebbe rivestire un ruolo importantissimo.

Chiarendo che essere conservatori non significa camminare in avanti con la testa rivoltata all’indietro, bensì crescere restando ancorati ai propri valori e ai propri principi e che una Ue dove sussidiarietà e solidarietà sono solo parole per nascondere alla gente che, invece, si tratta di una fattoria che fra animali uguali ne ospita qualcuno più uguale degli altri serve, forse, agli “europeisti”, non agli europei.

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