Stop Astrazeneca complica il piano vaccini di Draghi. Atteso per venerdì il dl Sostegni

Vaccini e rilancio dell’economia attraverso aiuti a lavoratori, imprese e famiglie. E’ lungo questo binario che, presumibilmente, si svilupperà l’azione del governo in questa settimana. Non a caso, infatti, questa è stata la missione data dal presidente Sergio Mattarella a Mario Draghi quando lo ha chiamato al Quirinale. Impegno che Mr Bce ha sempre messo in cima alla sua agenda di governo e che ha ribadito in ogni occasione. Sia pubblica e sia privata.

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E questo è ancora più vero nella prima settimana che inaugura il lockdown alla Draghi e cioè Italia divisa in zone rosse, la gran parte, e in zone arancioni fino alla fine delle feste pasquali con un inasprimento delle misure proprio nei giorni di Pasqua. In sostanza un lockdown, se si considera anche la serrata delle scuole di ogni ordine e grado, soltanto che la benevolenza di media e l’ampio arco di forze politiche che sostiene l’attuale governo ha impedito finora di chiamarlo così.

In un contesto simile è chiaro che i vaccini, da un lato, e gli aiuti economici, dall’altro rappresentino due momenti di una stessa strategia, indissolubilmente legati e che si sostengono a vicenda. Sul piano vaccinale Draghi con il fermo ad Astrazeneca adesso deve fare fronte a un imprevisto che rischia di complicare alquanto la campagna vaccinale. Si stima, infatti, che la riduzione delle vaccinazioni in conseguenza dello stop possa essere di almeno il 38 per cento. Una flessione importante e che rischia di vanificare quegli sforzi che Draghi sta cercando di mettere in campo insieme al nuovo Commissario per l’emergenza.

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Per questo da Palazzo Chigi ci si affretta a spiegare che si tratta soltanto di una decisione a «scopo cautelativo» e che è «in linea con gli altri Paesi europei», il tutto in attesa del responso dell’Ema che dovrebbe arrivare giovedì. Nel frattempo, Draghi ha incontrato il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, proprio per evitare che la vicenda Astrazeneca impatti negativamente sul piano vaccinale che, invece, per il premier deve procedere spedito come, peraltro, non più di qualche giorno fa aveva assicurato dall’hub di Fiumicino.

Ma soprattutto il piano vaccinale deve andare avanti con decisione perché è l’unica opportunità per uscire dalla pandemia e mettersi alle spalle divieti e chiusure. Già queste, ed ecco il secondo momento della strategia del governo che è quella degli aiuti a chi è stato costretto ad abbassare la saracinesca. Draghi, sempre da Fiumicino, aveva promesso che già in questa settimana sarebbe arrivato il decreto Sostegni, in tutto 32 miliardi di euro per chi era rimasto fuori dai ristori di Conte e per le prime chiusure di questo anno.

Il decreto dovrebbe vedere la luce tra giovedì e venerdì e il governo in queste ore sta lavorando per arricchire le misure. Oltre al capitolo delle imprese e del lavoro, spazio a quello del reddito delle famiglie, con norme per i congedi, lavoro agile e bonus baby sitting. Dovrebbe rientrare, perché da più parti richiesto, la parte dei rinvii fiscali con l’ipotesi anche della cancellazione delle vecchie cartelle sotto i 5mila euro contestate ai contribuenti tra il 2000 e il 2015.

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La parte del leone nel provvedimento però sarà, come accaduto anche per il passato per le protezioni del lavoro e gli aiuti alle imprese, che da sole valgono oltre 20 miliardi. Stavolta per gli indennizzi alle imprese non si dovrebbero più seguire le limitazioni dei codici Ateco. Sul fronte lavoro, invece, allo studio il rinnovo della Cig, il blocco dei licenziamenti, il rifinanziamento del reddito di cittadinanza e quello di emergenza oltre a una serie di indennità per stagionali, precari dello sport e dello spettacolo.

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio

Ma l’impressione è che comunque tutto ciò non servirà per rispondere alle richieste di aiuto che giungono dai vari angoli della nostra economia. Ecco perché venerdì scorso il presidente del Consiglio annunciò un nuovo scostamento di bilancio da richiedere al Parlamento in occasione della presentazione del Def. Ipotesi che trova d’accordo già il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, che su Facebook spiega che «bisogna andare oltre: dobbiamo già programmare anche un nuovo scostamento di bilancio. Servono altri fondi per contrastare l’emergenza e supportare imprese, lavoratori, partite iva, autonomi e famiglie».

Da Matteo Renzi arriva, invece, l’appello a fare presto perché «è fondamentale che il governo corra per sbloccare i ristori a chi è stato costretto a chiudere. Ed è fondamentale in questo ultimo miglio che anche chi è scoraggiato trovi la forza per non mollare. Finalmente si vede la luce alla fine del tunnel».

Luce in fondo al tunnel che però non vede l’unica forza all’opposizione, Fratelli d’Italia, che con Giorgia Meloni continua a ripetere: «Dall’inizio della pandemia – nel febbraio 2020 – ad oggi, un ristorante che fatturava 35.000 euro al mese e che quest’anno ha fatturato poco o nulla con una perdita di centinaia di migliaia di euro ha ricevuto come “ristori” massimo 21.000 euro totali. Ancora peggio è andata a palestre, commercianti, professionisti, turismo, mondo della cultura. Stiamo aspettando ancora il nuovo decreto ristori promesso a gennaio. Sarebbe questa la svolta del “Governo dei migliori”? Lavoratori e imprese non hanno più tempo da perdere. FATE PRESTO».

Preoccupazione che si incrocia con i dati diffusi ieri da Confesercenti che ammette che «le nuove restrizioni costeranno all’economia italiana circa 80 milioni di euro di consumi al giorno. Un nuovo colpo per le imprese, in particolare quelle del commercio e del turismo, la cui resistenza è ormai al limite».

Ad esempio, già a febbraio, in base ad un calcolo di Confimprese, i consumi sono calati del 35,8 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Mentre, la Fipe (Federazione dei pubblici esercenti) stima in 243mila posti persi nel 2020. Senza parlare del settore dei matrimoni che ha segnato una perdita di 35 miliardi di fatturato in un anno alla luce del pesante calo dell’80 per cento dei matrimoni nel secondo trimestre.

Insomma, i dati parlano chiaro: non è più possibile attendere. Appunto: FATE PRESTO!

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