La proposta | Istituire enti di tutela e di valorizzazione per le isole della Campania

Oltre la Sicilia e la Sardegna, regioni a statuto speciale in Italia, le 47 cosidette isole minori, tra le quali le grandi per dimensioni e numero di abitanti Ischia ed Elba oltre alle Eolie, alle Tremiti, Capri, Procida, Ponza, Ventotene, Ustica, Pantelleria etc. hanno bisogno di un nuovo statuto e una nuova riconfigurazione.

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Il previgente Trattato delle Comunità Europee all’art. 158 enunciava un concetto cardine “la specialità delle isole”. Purtroppo il TCE è stato superato per effetto dei trattati che si sono succeduti e da ultimo quello di Lisbona con il TUE (Trattato dell’Unione) e il TFUE (Trattato sul Funzionamento Ue) che hanno assunto una connotazione più generale e astratta.

Le piccole isole vivono di turismo, pesca, residuale agricoltura e pastorizia e molte come Pianosa, Ventotene, Procida non sono più sedi di tetri e lugubri penitenziari sin dall’ottocento. Una riconversione è in atto.

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Si diffondono oltre le mete classiche ischitane e capresi anche momenti di valorizzazione per le altre isole dove, anche mancando ampie strutture alberghiere, fa capolino il bed and breakfast come formula moderna veicolata anche via Internet per intercettare la domanda del turismo di nicchia (naturalistico, culturale, enogastronomico, ambientale) rispetto alle vecchie locazioni turistiche (definite impropriamente affittanze termine che si riferiva invece ai vecchi contratti agricoli).

Vi sono alcune previsioni normative come la Comunità Isolana, sulla scorta del modello Comunità Montana nel Testo Unico Enti Locali, che non pare avere riscosso favori da parte degli amministratori locali e risulta una formula spot senza adeguate possibilità di finanziamento speciale: in ciascuna isola o arcipelago di isole, a eccezione della Sicilia e della Sardegna, ove esistono più comuni può essere istituita, dai comuni interessati, la comunità isolana o dell’arcipelago, cui si estendono le norme sulle comunità montane. (art. 29 – Dlgs 267/2000 cd TUEL).

Inoltre nello stesso TUEL sono previste molteplici forme di cooperazione tra i comuni ma anche qui non si trova una convergenza. Infatti consorzi, gestione associata, nascita di istituzioni sono solo alcune forme possibili di collaborazione tra gli enti locali.

Occorre allora, una legge che imponga che i servizi nelle piccole isole vengano gestiti in forma associata a prescindere dal numero dei comuni isolani: una sola azienda NU e non 6 come a Ischia, un solo ente per i porti da diporto e non 5 come a Ischia, un solo corpo di Polizia Municipale meglio organizzato e attrezzato e non 6 a Ischia o 8 all’Elba…

Molte sono le criticità delle e per le isole poiché la crisi finanziaria del 2008 non aveva ancora esaurito i propri effetti quando la pandemia ha impoverito le popolazioni isolane, ha acuito le sofferenze bancarie; ma le stesse banche incredibilmente non si sono mai fermate violando la responsabilità sociale delle imprese e con cieco orientamento al profitto più squallido e immotivato.

Si pensi che Ischia che ha avuto un disastroso terremoto pur dopo la crisi 2008 ovvero il sisma del 21 agosto 2017 con 2 morti, 120 feriti e 2000 sfollati; sisma che ha innescato una pesantissima crisi economica poiché anche se alcuni dei sei comuni come il capoluogo Ischia non fossero stati toccati dall’evento vi è una forte interconnessione tra imprese, lavoratori, servizi e professionisti che risiedono in un comune e operano in altro; e inoltre tutta quella stagione turistica (2017) e la successive 2018 e 2019 sono state difficilissime con la morte di molte imprese e l’espulsione di molti lavoratori dal circuito occupazionale (e la riforma degli ammortizzatori aveva già ridotto la cosiddetta indennità di disoccupazione da sei mesi a tre col recupero di un’altra eventuale mediante le cosiddette Adi, Aspi e Naspi erogate rocambolescamente e con mille difficoltà dall’Inps).

Ebbene a distanza di circa un anno dal terremoto di fine agosto 2017 alcune banche hanno osato chiedere persino il rientro da mutui e fidi. Una vergogna! I cittadini delle isole scontano un disagio geografico – chi volesse andare a Roma da Napoli – dovrebbe già consumare due ore per il traghettaggio fino agli snodi di comunicazione come autostrade e ferrovie oppure sono impossibilitati a partecipare agli eventi teatrali fissati a ora tarda per mancanza del mezzo marittimo che li riporti sulle isole. Stesso discorso per Eolie, Tremiti, Toscana etc.

In passato lo scrivente aveva già elaborato una prima traccia pensando alla realizzazione di un sistema dell’Oltremare Italiano pensando a una gestione per scacchiere ovvero le isole sarde, l’arcipelago toscano, le Tremiti, le Eolie, le Venete, l’Arcipelago Campano con enti speciali.

Oggi ritengo di rilanciare quella proposta creando gli EVI – Enti di Valorizzazione delle Isole con molteplici competenze assorbite da Stato, Regione, Province o Aree Metropolitane e per la sanità da Regioni ed Asl, per il trasporto da MIT ed Asl, per la scuola dal corrispondente Ministero e così via. I consigli delle autonomie locali previsti da alcuni statuti regionali dovrebbero così integrare la presenza del componente dell’EVI.

Alcune isole come Ischia sono realtà sociali ed economiche complesse con grande densità abitativa e una grande ricettività, per esempio Procida ha tra le più alte densità demografiche di Europa con 10.000 abitanti per chilometro quadrato, Ischia ha circa 70.000 abitanti che divengono 250.000 nei momenti di alta stagione turistica con un carico di servizi immenso e con la necessità di una logistica integrata che oggi svolgono interamente i privati dopo che nel 1975 sulle ceneri della SpaN era nata la Caremar (Campania Regionale Marittima poi privatizzata come Tirrenia Siremar e Saremar, Toremar e Laziomar) che aveva garantito grande sviluppo con investimenti significativi con 9 navi Ro-ro classe Quirino (Naiade, Sibilla etc.) e una flotta moderna di aliscafi.

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Dopo 42 anni sono in funzione le stesse navi (le più nuove tra quelle che solcano il Golfo di Napoli che in alcuni casi hanno persino settanta anni come alcuni traghetti ex mezzi da sbarco americani). Il sistema portuale campano è uno dei più affollati al mondo per movimento passeggeri.

Il primo in Italia combinando traffico nautico, marittimo-turistico e di cabotaggio, se si toglie l’importante flusso tra Villa San Giovanni e Messina. Il golfo di Napoli è uno degli specchi di mare più attraversati al mondo dalle persone, insieme al Nord Europa e alla baia di Hong Kong.

Una combinazione di alta densità abitativa e concentrazione di turismo, da Pozzuoli fino al Cilento, che lo rende affollato in primavera ed estremamente popoloso d’estate. Dal molo Beverello, vicino piazza Municipio, partono verso le isole e la Costiera tra  6 e 7 milioni di persone l’anno, escludendo il movimento delle navi da crociera, cariche di oltre 1,5 milioni di persone (da cui però mediamente scendono un quarto dei passeggeri per nave). (notizie tratte da Informazioni marittime).

ECCO LE ALTRE PROPOSTE PER LE ISOLE:

Lo Stato, come avviene nel Nord Europa, deve considerare il trasporto marittimo in modo speciale per le esigenze insopprimibili di continuità territoriale e di affermazione dei diritti costituzionali. Ergo il criterio economico deve essere affiancato da quello sociale poiché alcune corse per gli studenti, a tarda notte, per trasporti speciali non devono ricadere su utenti e consumatori.

Ergo le regioni devono o gestire alcuni collegamenti o finanziare questi collegamenti sociali che vanno oltre le categorie oggi esistenti di OSP cioè di servizi regionali in quanto devono coprire una gamma oraria più estesa per consentire anche di notte – oggi impossibile – di raggiungere dalle isole ospedali, stazioni, autostrade, aeroporti etc. o consentire la partecipazione di inverno a tarda sera – le corse di inverno e autunno si comprimono – a manifestazioni sociali e culturali.

Le piccole isole hanno bisogno di maggiore autonomia specie nella sanità che quindi dovrebbe vedere alcune competenze trasferite agli EVI, gli Enti di Valorizzazione delle Isole sopra proposti, la salute e per questo occorre costituire una USL per isole più grandi o per gruppi di isole che rispondano ad una necessità di assistenza rapida e abbiano una sufficiente autonomia finanziaria.

Facendo l’esempio dell’arcipelago Campano oggi Ischia e Procida sono incredibilmente aggregate alla ASL NA2 che arriva fino a Marano e Pozzuoli nonostante Ischia con i ticket delle cure termali dei tanti turisti italiani potrebbe essere autonoma e provvedere a una sanità che sia calibrata e preveda assistenza più efficace (manca ancora la Camera Iperbarica e i sub in crisi o i malati bisognosi di ossigenoterapia devono essere prontamente ricoverati a Napoli, uno spreco) e diretta potenziando cardiologia, ortopedia, pneumologia, chirurgia e medicina.

A Ischia esiste l’Ospedale Anna Rizzoli che va potenziato, ampliato e dotato di maggiori risorse mediche, paramediche, strumentali e finanziarie. Mentre incredibilmente è stato chiuso un pronto soccorso, lo Psaut in Ischia Ponte, nonostante le nostre proteste, che serviva per i piccoli traumi e malori una fetta di trentamila residenti potenziali e un numero incalcolabile di turisti di mare e terme.

A Procida e Capri altre strutture con molte difficoltà assicurano il minimo ma occorre gantire livelli essenziali. Capri stranamente invece di essere accorpata con altre isole è stata agganciata alla potente e ricca ASL NA 1 una assurdità.

La Giustizia. Corollario di questa necessaria autonomia è la trasformazione della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli in Tribunale autonomo come a Chieti, Sulmona e altri piccoli tribunali. Questo per evitare che vi sia ogni giorno la transumanza di centinaia di parti, avvocati, ctu, testimoni verso Napoli e si svuotino gli enti locali per inviare vigili e tecnici in Città.

Il numero dei procedimenti, il valore economico del territorio, l’alto numero del bacino di utenza è tale che Ischia deve avere un suo Tribunale autonomo che contempli tra le altre cose una Procura della Repubblica e una squadra di polizia giudiziaria di fronte all’aumento dei reati anche per la crisi economica e per la stessa estensione del territorio che ha un’area di 46 chilometri quadrati e sezioni di famiglia (alto il numero di reati e illeciti) del lavoro e della giustizia penale.

Lavoratori stagionali delle isole. Va riformata la legge sugli ammortizzatori riconoscendo a coloro che vivono in aree disagiate (isole, montagne, periferie per es.) di godere di una Naspi potenziata che duri il doppio, invece di tre cioè sei mesi, come era precedentemente con l’indennità di disoccupazione.

La tassazione. Località che vivono e lavorano prevalentemente di turismo stagionale devono potere accedere a una riduzione per legge dell’imponibile per le piccole e medie imprese e i lavoratori. Si tenga conto che sulle isole il piccolo commercio è dipendente al 95% dal turismo, mancano il flusso da altre regioni e specie per le isole si determina uno stato di gravissima crisi. La pandemia ha acuito questo fenomeno già in atto da molti anni. Occorre una riforma fiscale ad hoc per le isole.

Avv. Luciano Venia

Setaro

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