Il potere logora chi non ce l’ha. Vale anche a Caserta

di Nicolò Antonio Cuscunà

Le elezioni amministrative di primavera, epidemia permettendo, quasi sicuramente saranno tenute in autunno. Sicurezza sanitaria, vera o fasulla, di certo qualcuno se ne avvantaggerà a discapito di altri. Un anno fa, ad inizio di pandemia, Giuseppi Conte bis aveva superato il caffè e il digestivo di fine pranzo.

L’infausto avvento del Covid 19 l’aiutò a digerire, riprendere fiato e continuare a pranzare al banchetto Italia (Arcuri, Azzolina, Di Maio e Bonafede). Stessa sorte alla Campania di Vincenzo De Luca. La disgrazia pandemica trasformata in provvidenziale manna. Minacce col lanciafiamme, militareschi proclami, offese agli avversari e ospedali modulari prefabbricati (Covid Center), iniettarono dosi massicce di “gas soporifero” al “popolo Campano”. Rielezione a furor di popolo.

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Due Covid Center inutilizzati (Caserta e Salerno) e una spesa di 18 milioni di euro in debiti a carico degli italiani. Per l’affare ospedali modulari prefabbricati chiusi e non collaudati, sono indagati: Luca Cascone uomo di fiducia di De Luca; Ciro Verdoliva, Corrado Cuccurullo e Roberta Santaniello – uff. gabinetto di De Luca e componente la Direzione Nazionale del Partito Democratico – (inchiesta Fanpage). La struttura casertana è custodita, con sorveglianza armata, con spesa da 45 mila euro per 6 mesi.

Il potere logora chi non ce l’ha. Famoso aforisma attribuito a Giulio Andreotti (statista Democristiano del XX sec.), di fatto, gli storici riconoscono l’enunciazione al francese: Charles Maurice de Tayllerand. E’ accertato che «avere potere è utile, addirittura necessario». Così si spiega il “comandare meglio del fottere” o il fascino non discreto del potere.

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In politica, il potere è più forte del canto delle sirene ammaliatrici di Ulisse. La cosiddetta stanza dei bottoni esiste e si fa valere, dopo Conte e De Luca è il turno di Marino sindaco uscente di Caserta. Il logorio non è solo l’uso del potere a danno degli avversari, il logorio è principalmente l’autodisfacimento causato dal prolungare i tempi d’arrivo al traguardo. Carlo Marino, nuovo beneficiario di disgrazie causate dal Covid 19.

Una lunga e strenua campagna elettorale sfianca, diminuisce e svilisce le tensioni emotive, logora nel fisico e negli intendimenti. Il logorio, non colpisce chi continua a gestire la macchina di un Ente Pubblico.

A Caserta l’attività delle “liste civiche” è in costante aumento, proselitismi spontanei e di autentico valore partecipativo. Nascono e proliferano per chiara sfiducia alla politica e ai suoi uomini. Coinvolgimento diretto della cittadinanza associata o libera espressione d’individui stanchi di subire e non più disposti ad elargire “deleghe in bianco” a chicchessia.

I cosiddetti partiti ufficiali, espressione del centrodestra nazionale, chiosano, tergiversano, temporeggiano, perdono tempo per meglio scrutarsi, conoscersi e parrebbe darsi “scacco matto”. Nel centrodestra casertano – Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia – non si comprende chi è posto “sotto attacco” (scacco), da chi e perché.

Giocano la partita tra di loro, almeno questa è l’impressione vista dall’esterno. Promuovono incontri da selfie, privi d’indirizzo politico e programmatico, cercano dell’alleato a Roma l’avversario a Caserta. L’avversario da mettere sotto attacco non è Carlo Marino, distruttore di Caserta, ma lo cercano tra di loro.

Nel centrosinistra, la poltrona di Carlo Marino non è stabile, traballa e non poco. Opera di dirompenti colpi assestati dal fianco sinistro. Gli identitarii, intellettuali, cristiano-sociali e non meglio identificati laici. Il veterano Carlo Marino, duttile, malleabile, anaffettivo e con le spalle ad imbuto, sa bene come comportarsi nel trasformare il contro in “sicuro favore”. E’ solo questione di potere, ed egli possiede quello che logora gli avversari, neutralizzandoli o trasformandoli in amici.

Cari leader del centrodestra (ogni singolo partito ne conta al proprio interno almeno tre), Caserta non è un castello da espugnare, è una città da ricostruire e riportare agli standar europei per “qualità della vita”. Caserta non deve nominare un nuovo podestà (l’attuale è stato sufficientemente distruttore), deve scegliere la migliore o il migliore dei suoi cittadini, per competenze, saggezza e amore-servizio alla Res Publica. Avere tempo, non perdere tempo e non concedendo tempo se realmente si vuole essere alternativi.

Unità di strategie, visione, programmi e candidata/o sindaca/o condivisi è indispensabile d’ottenere. Unire tutte le forze sane della città, del civismo spontaneo e non allineato, del volontariato d’area, dell’associazionismo laico e cristiano è un preciso dovere dei leader politici.

L’infausta ipotesi della permanenza di Marino alla guida dell’Amministrazione casertana, porterà solo la firma di chi non punterà a costruire il centrodestra con civismo d’area. Il “Dividi et Impera” ricadrà contro se stessi. I casertani sapranno chi condannare.

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