Prima lite Salvini-Zingaretti sulla Pasqua. Intanto Draghi striglia la Ue sui vaccini e Conte vede la guida del M5S

di Dario Caselli

Nel giorno del primo voto di fiducia per il governo Draghi, ieri il Senato ha dato il via libera al decreto Milleproroghe, sono tanti i temi che si incrociano all’ombra dell’Esecutivo dell’ex governatore della Bce. Il quadro politico si conferma in grandissimo movimento con tutti i partiti alla ricerca di un proprio centro di gravità. A dispetto del governo che sembra sicuro e stabile, con una maggioranza solida, la situazione politica sembra essere più in fermento di quello che sembri.

Dalla Lega al Pd, passando per Forza Italia e il M5S tutti sono alle prese con equilibri interni, discussioni sugli assetti futuri o dall’esigenza di delimitare il proprio spazio politico. Il tutto mentre Mario Draghi prende le misure con gli altri partners europei alla lotta alla pandemia.

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Il primo Consiglio europeo sui vaccini è stata l’occasione per il premier per chiedere di accelerare sui vaccini con un’azione «coordinata, rapida e trasparente» a livello dell’Unione. Da Draghi è giunto l’appello a cambiare passo sulla vaccinazione della popolazione alla luce della corsa delle varianti, ma soprattutto ha chiesto di non fare sconti alle aziende inadempienti sulle forniture.

Un Consiglio Ue tenuto in video conferenza a cui Mario Draghi è giunto dopo aver incontrato il presidente francese Emmanuel Macron e nei giorni scorsi Charles Michel ed Angela Merkel. Con loro ha ribadito la sua preoccupazione per una campagna vaccinale che segna il passo e la necessità di una strategia più coraggiosa e incisiva. Si continuerà anche oggi, nella giornata conclusiva, ma è chiaro che la strada da fare è ancora lunga.

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Matteo Salvini
Matteo Salvini

Come quella italiana dove la lotta alla pandemia targata Mario Draghi, almeno per il momento, non si discosta molto da quella di Giuseppe Conte. Oggi dovrebbe essere pronta la bozza del primo Dpcm che sarà presentato in via preliminare alle Regioni e che sarà valido dal prossimo 6 marzo.

Un cambio di passo rispetto al precedente governo, segno della volontà di instaurare con i governatori un rapporto di collaborazione e di confronto. Altra novità: le misure avranno validità dal lunedì e non più dalla domenica, proprio per evitare il caos e le conseguenti perdite economiche degli esercizi di ristorazione. Quindi, niente chiusure last minute.

Nicola Zingaretti

Nel merito, come detto, non ci si discosta molto dalla linea di prudenza e chiusure dello scorso governo, il che significa che continuerà a vivere il sistema delle fasce, le limitazioni agli spostamenti e le stesse regole valse finora per locali ed esercizi commerciali. Il nuovo Dpcm dovrebbe essere valido un mese e quindi arrivare fino al 6 aprile, il che significa fino a Pasqua.

E proprio questa festività ha innescato nella maggioranza il primo scontro tra Salvini e Zingaretti, segno che l’ascia di guerra sotterrata dopo quel famoso incontro alla Camera di qualche settimana fa è già stata recuperata.

Da un lato il leader leghista ha chiarito di rifiutarsi «di pensare ad altre settimane e altri mesi, addirittura di chiusura e di paura. Se ci sono situazioni locali a rischio, si intervenga a livello locale. Però parlare già oggi di una Pasqua chiusi in casa non mi sembra rispettoso degli italiani». La replica di Zingaretti non si è fatta attendere: «Vedo che sulla pandemia Salvini purtroppo continua a sbagliare e rischia di portare fuori strada l’Italia. Buon senso e coerenza è avere una linea indicata dal Governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza e si danno certezze alle persone».

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Scintille che, oltre ad indicare diversità di posizioni sulla linea del rigore, confermano un quadro politico in movimento in cui ogni partito cerca di delimitare il proprio perimetro. Matteo Salvini è da giorni che lo sta facendo, con brusche accelerazioni, che qualche giorno fa hanno portato lo stesso Mario Draghi ad incontrarlo di buon mattino a Palazzo Chigi per avvertirlo di darsi una calmata.

Ciononostante, il leader leghista lo ha rifatto di nuovo, prima sulla questione delle aperture ora su Pasqua. E’ evidente che il timore di essere indebolito sul piano dei consensi, a vantaggio di Giorgia Meloni, da un Esecutivo di responsabilità nazionale e di cui non è il socio di maggioranza, gli impone ogni tanto di scartare e parlare al ‘suo mondo’. Ecco spiegate le richieste di aperture serali dei ristoranti, anche se l’unico emendamento in tal senso è firmato Fratelli d’Italia al Senato, oppure di una Pasqua non sotto chiave.

Dall’altra metà del campo c’è il Pd, nel quale Nicola Zingaretti ha dato via libera alla corsa congressuale che dovrebbe concludersi in autunno. Si inizierà con un’Assemblea nazionale il 13 e 14 marzo nella quale, scriveva ieri Il Fatto Quotidiano, Zingaretti si presenterebbe dimissionario. Ipotesi non smentita dal diretto interessato ma soltanto dal capogruppo dem alla Camera, Graziano Delrio.

L’attuale segretario nella riunione della direzione di ieri, che per la verità aveva come tema la questione di genere, ha parlato di «rigenerazione del partito» ed ha fatto un appello all’unità. Nelle prossime settimane si capirà meglio quali saranno gli attori che si contenderanno la guida del Pd e se davvero Stefano Bonaccini lancerà la sfida a Zingaretti, il che significherebbe il ritorno per i democratici lungo un sentiero politico renziano e lontano, senza dubbio, dalla ‘Ditta’. E questo con tutte le conseguenze anche sul piano delle alleanze con il M5S.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Cinquestelle che anch’essi sono alle prese con la ricerca del loro centro di gravità che nelle ultime ore sembra avere un nome e cognome: Giuseppe Conte. L’ex premier, che oggi alle 15.30 terrà in videoconferenza una lectio magistralis alla sua università a Firenze, dovrebbe essere destinato alla guida del movimento. Domenica una riunione nella villa di Grillo in Liguria tra i big dovrebbe sancire le modalità e il ruolo.

Anche le ultime ritrosie di Luigi Di Maio sono cadute, per il quale: «l’ingresso di Giuseppe nel Movimento è un fatto importante per la politica italiana, una leadership del genere darebbe una personalità più caratterizzante al Movimento, per me è solo una cosa positiva». Insomma, «sul futuro di Conte decide Conte» ma «non si può immaginare che Conte sia uno dei cinque che debba mettere d’accordo gli altri quattro». Parole che indicano come il futuro a Cinque stelle di Conte sembra segnato.

Dietro, quindi, l’apparente calma e stabilità del governo Draghi è tutto un brulicare di vita e anche di iniziative politiche, dove tutti sono intenti a cercare uno spazio e una propria traiettoria. C’è però un unico dubbio, che per ora non può trovare ancora una risposta: ma tutto ciò alla fine non potrebbe minare la solidità del governo Draghi?

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