Oggi e domani Draghi chiude le consultazioni. In settimana il governo ma Conte dice ‘no’ alla Lega

E’ una settimana decisiva quella che si apre oggi per Mario Draghi. Oggi e domani ci sarà il secondo giro di consultazioni al termine del quale Draghi salirà al Colle per sciogliere la riserva. Possibile che entro questa settimana ci sia il giuramento e presumibilmente per l’inizio della prossima settimana la fiducia. Questo il timing ipotetico, sempre che tutto vada bene e non sorgano problemi.

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In realtà non ci sono dubbi che Mario Draghi abbia la maggioranza assoluta sia alla Camera e sia al Senato. L’adesione della Lega e del M5S, gli unici due partiti che avrebbero potuto sfilarsi, ha blindato il governo Draghi ed anche le defezioni tra i Cinquestelle sembrano che saranno alquanto contenute. La presenza di Beppe Grillo alle consultazioni era finalizzata proprio ad evitare che potessero sorgere tentazioni di voltare le spalle all’ex governatore di Bankitalia.

E pure dal fronte leghista si procede a tappe forzate verso il governo. Ieri Matteo Salvini ha ribadito da Radio24: «Non siamo per appoggi esterni, robe strane, mezza pensione benevola o appoggio esterno sorridente. Se nei prossimi mesi – e di questo abbiamo parlato con Draghi, non di storia o di geografia – si parlerà di tasse e di burocrazia, di come far ripartire i cantieri fermi e dare un po’ di respiro alle famiglie, ai commercianti e agli imprenditori, io ci sto».

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Insomma, nessuna preclusione anzi il leader della Lega ha anche specificato che con i ‘nemici’ del Pd si tornerà a dialogare: «Ho avuto contatti con Matteo Renzi, ci vediamo al Senato e ci saremo ‘messaggiati’ una volta, così come con altri leader di partito. Anche con Luigi Di Maio ci siamo scambiati sms. Fa parte del mio mestiere, non ho frequentazioni assidue con il Pd ma le avremo».

Dal canto suo però il Pd non nasconde certamente il fastidio di potersi ritrovare a lavorare gomito a gomito con il leader leghista, ma Nicola Zingaretti cerca di ribaltare la questione: «Salvini nella maggioranza come europeista? Non c’è dubbio, è una novità. Salvini ha dato ragione al Pd, non ci siamo spostati noi. Ora si apre una fase nuova che chiederà coerenza, l’Europa non è una parola». Dichiarazioni che nascondono a stento il disagio per doversi ritrovare in maggioranza con la Lega.

Sergio Mattarella e Giuseppe Conte

Chi invece continua a digerire con difficoltà il governo con la Lega è il M5S. Nell’assemblea dei parlamentari di ieri sera, a cui ha partecipato anche l’ex premier Giuseppe Conte, è emerso un certo disagio. Proprio Conte ha detto: «Noi abbiamo una grande responsabilità verso il paese ma non dimentichiamo chi collabora lealmente e chi lo fa in modo irresponsabile: sappiamo chi ci ha voltato le spalle ed ora cerca di entrare per lucrare qualche vantaggio»; e continuando: «Si cercherà di porre condizioni tali che alcuni soggetti non potranno più rimanere al tavolo. Ma noi, invece, al tavolo dobbiamo rimanere perché dobbiamo dare una prospettiva al paese e altre soluzioni diverse ora non ci sono».

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Nessun dubbio, invece, sulla partecipazione al governo Draghi: «Noi dobbiamo rimanere al tavolo perché dobbiamo dare una prospettiva al paese e altre soluzioni non ci sono. Ma ve lo dico io per primo: dobbiamo dimostrare di essere all’altezza delle sfide. Io ci sarò nelle forme e nei modi che riterrete giusti. Farò in modo di seguivi passo passo per accompagnarvi perché mi avete dato tanto». A sua volta però l’ex premier ha escluso qualsiasi partecipazione al governo.

Giorgia Meloni tra Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani

Chi di sicuro rimarrà fuori è Giorgia Meloni la quale ieri sera in un’intervista al Tg2 lo ha ribadito: «Non sono d’accordo sul fatto che l’Italia debba essere considerata una democrazia di serie B, nella quale i cittadini non possono mai scegliere da chi farsi rappresentare e perché so che il problema di questa legislatura è un Parlamento nel quale è impossibile avere una maggioranza coesa. Ciò non toglie che spero che Mario Draghi possa fare bene e gli abbiamo garantito che, se farà bene, ci saranno i voti di Fratelli d’Italia sui provvedimenti. Penso che non ci sia niente di meglio che avere qualcuno che ti dà una mano e non ti chiede neanche in cambio dei ministeri».

Ma soprattutto Giorgia Meloni fa notare come al di là della partecipazione al governo in Parlamento il rapporto di forza continua ad essere a favore del centrosinistra: «Ogni volta che si arriverà ad un tema divisivo, il Governo se ne tirerà fuori e farà decidere al Parlamento. E chi vince al voto parlamentare? La sinistra! Il centrodestra è minoritario in questo Parlamento, con o senza Fratelli d’Italia al Governo. Stare all’opposizione, invece, costringe il Governo a mediare. Per questo è molto più significativo e utile alle idee del centrodestra che FdI stia fuori: credo che sia doveroso dare rappresentanza a quella parte di cittadini, non solo di centrodestra, che non sarà d’accordo con tutte queste forzature».

Come detto si deciderà tutto questa settimana e soprattutto il grande dilemma e cioè se sarà un governo tecnico o politico. Questo potrebbe essere l’unico ostacolo sulla strada per Palazzo Chigi, ma al massimo potrebbe rallentarne il passo ma senza dubbio non farlo fallire.

Quindi dalle 15 di oggi si riprende con i partiti più piccoli. Il clou sarà domani con i partiti maggiori. A chiudere sarà di nuovo il M5S verso le 17.45 poi la parola e soprattutto le scelte spetteranno a Mario Draghi, che potrebbe già salire al Quirinale per sciogliere la riserva. Ma per la squadra di governo servirà qualche supplemento di riflessione.

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