Scuola, regionali e referendum. Il futuro di Conte e della sua maggioranza passa da qui

Scuola e l’ultima settimana di campagna elettorale. La settimana che si apre sarà dominata da questi due temi. Prima di tutto il ritorno a scuola. La riapertura, non per tutte le Regioni, sarà oggi tra mille incertezze, polemiche ma anche molta emozione. Questa in particolare visto che è da febbraio che gli studenti mancano dai banchi di scuola.

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Simbolicamente nel pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aprirà l’anno scolastico a Vo’ Euganeo insieme al ministro Azzolina e alla presidente del Senato Casellati. In tutto saranno oltre 5 milioni gli studenti che ritorneranno a scuola su un totale di circa 7 milioni e mezzo. Il tempo delle chiacchiere è quindi terminato e adesso ci si confronterà direttamente con i fatti.

Il premier Giuseppe Conte, che avrebbe voluto mandare un augurio direttamente da Domenica In ma che per le proteste del Centrodestra ha desistito, ha inviato un messaggio agli studenti da Facebook ammettendo che «sarà un momento di intensa emozione. E’ un’emozione che vivrò anche io da capo di un governo che si è impegnato per il ritorno in sicurezza ma anche da padre».

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Conte: «Per il rientro a scuola ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all’inizio»

Conte, però non nasconde i problemi perché «ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all’inizio» ma «questo rientro in classe è davvero importante. La Scuola è il cuore pulsante del Paese, un luogo di accoglienza particolarmente prezioso. La Scuola è il luogo che fa capire che la forza vera è quella che combatte ogni forma di sopruso o ingiustizia, non quella che si nasconde nell’indifferenza o peggio sfocia nella violenza».

A sua volta il ministro Lucia Azzolina a Domenica Live ribadisce che «sarà un anno complesso, difficile, ognuno deve essere responsabilizzato. Abbiamo una notte ancora più importante, devono rientrare tutti, sono molto emozionata. La temperatura si misura a casa: è più sensato misurare la temperatura a casa, sui mezzi pubblici un alunno ammalato rischierebbe di far ammalare altri. Io mi fido delle famiglie italiane, so che la misureranno».

Riguardo, invece, le procedure Azzolina chiarisce: «Se ci fosse un bambino a cui viene fatto il tampone e si scopre che è positivo, la Scuola ha un registro di contatto, nelle Asl c’è un ufficio dedicato. Scuola e sanità si parlano. I test devono essere fatti nel modo più veloce possibile. Se necessario, si fanno test agli studenti e al personale scolastico. Il nostro compito non è chiudere le scuole, ma isolare i singoli casi. Daremo una mano economica ai genitori, nel caso in cui fosse necessario».

Meloni: «Sulla scuola il governo si è mosso molto tardi, si è mosso male»

Parole che però non convincono le opposizioni che con Giorgia Meloni parla di «caos e confusione. Il governo si è mosso molto tardi, si è mosso male, non aveva un’idea anche qui, non aveva uno straccio di idea che non fosse l’idiozia dei banchi a rotelle». E Matteo Salvini dice: «Non accompagnerò i miei figli a Scuola perché sono lontano per lavoro. Però ci sono milioni di famiglie che, per colpa di un Governo che ha perso mesi di tempo, non accompagneranno nessuno a scuola. Mancano 60mila insegnanti, mancano 20mila aule, mancano i bidelli, mancano le mense».

Scuola, ma non solo visto che venerdì si chiuderà la campagna elettorale e domenica e lunedì la parola sarà data agli elettori. Ieri il Centrodestra era al gran completo in Puglia per sostenere la candidatura di Raffaele Fitto. La Puglia come la Toscana sono le Regioni che potrebbero fare la differenza nell’analisi post-voto. E non a caso proprio in queste due Regioni più forte si è fatto sentire l’appello al voto utile da parte del Pd agli elettori Cinquestelle.

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Anche se Matteo Salvini spiega che «non usiamo il voto dei cittadini e delle regioni per logiche nazionali. Penso che questo Governo non stia facendo bene. Penso che la ministra Azzolina sia il peggior ministro dell’Istruzione della scuola italiana. Non lego il voto dei pugliesi, dei toscani all’esito del governo».

Grillo contro il No al Referendum: «Ricacciamo nella foresta i dinosauri»

Ma a tenere banco in particolare ieri il voto sul referendum con Beppe Grillo che è tornato a parlare attraverso un post su Facebook contro i «dinosauri» che si sono schierati per il No: «Tra due settimane il popolo italiano potrà riappropriarsi del proprio potere ricacciando nella foresta i dinosauri del Giurassico, destinati alla estinzione dalla cometa della riforma costituzionale. E’ ora di svecchiamento, modernizzazione e di maggiore consapevolezza sociale!».

Parole condivise da Luigi Di Maio, per il quale «Beppe ha ragione. Questa riforma restituisce agli italiani centralità e modernizza l’Italia. I ‘dinosauri’ del No che provano ad opporsi alla normalizzazione del Paese sono gli stessi che ignorano gli interessi dei cittadini e pensano solamente al proprio tornaconto personale. Basta. Adesso si cambia pagina. Il 20 e 21 settembre Io voto sì».

Però Giorgia Meloni avverte che «pare che stia prendendo piede il no al referendum, che sarebbe una cosa incredibile. Io sono per il sì abbiamo sostenuto la legge e penso che il 99% degli italiani, sulla carta, sia favorevole al taglio dei parlamentari. Però l’idea che magari la vittoria del no possa creare un sommovimento nel governo, rischia di avere la meglio, e non penso che ci si possa sempre girare dall’altra parte di fronte a quello che vuole la gente».

Ma che la situazione per il governo non sia tranquilla lo confermano le parole del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che chiudendo la Festa dell’Unità di Modena ha fatto la voce grossa sul governo e verso gli alleati: «Chiederemo rigore assoluto al governo che sentiamo nostro e sosteniamo ma ora dovremo dire basta ai troppi se, alle attese e ai ritardi e ai nostri alleati mi permetto di dire: basta con l’ipocrisia di essere alleati ma in tv fare la parte degli avversari perché questo logora».

«Serve progettualità: non si fugge da questo. Se la posta in gioco è questa, occorre un passo in avanti. Siamo uniti non per occupare poltrone ma realizzare un programma di rinascita e giustizia italiana. Non abbiamo molto tempo».

Zingaretti sul Mes: «Altro che subalternità combatteremo per attivarlo»

Ed è soprattutto sul Mes che ha lanciato un avvertimento al M5S: «Altro che subalternità, subalterno è chi si è fermato nel teatro della politica, concentrato sugli stessi personaggi e le stesse polemiche. Sapevamo che il cammino era accidentato ma abbiamo combattuto. Dovremo ancora combattere perché siamo forze diverse e distinte ma non abbiamo paura di combattere: combatteremo sulla sanità pubblica perché ancora dovete convincerci perché non ricorrere al Mes».

Il risultato delle elezioni di domenica e lunedì servirà, perciò, a fare chiarezza. E anche se Zingaretti continua a ripetere che «non è in gioco un’alleanza di governo o il destino di un leader ma la tenuta della nazione nei prossimi anni», è indubbio che come finirà il confronto nelle Regioni e soprattutto sul referendum avrà conseguenze sull’Esecutivo. Ormai manca davvero poco.

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