I Comuni rischiano la bancarotta e Conte pensa al terzo scostamento di bilancio. Si apre nuovo fronte per il governo

Virginia Raggi
Il sindaco Virginia Raggi

Un possibile nuovo scostamento di bilancio, il terzo dall’inizio di questa pandemia. Ad annunciare questa eventualità il premier Giuseppe Conte nel corso del lungo incontro di ieri con i sindaci delle città metropolitane e l’Anci.

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Un provvedimento che sarebbe necessario per dare sostegno economico ai Comuni che lamentano enormi difficoltà economiche, evitando la bancarotta.

Brugnaro: ministri e sottosegretari vivono nell’Eldorado. Raggi: rischio di spegnere le luci per le strade di Roma

La situazione delle casse comunali è infatti preoccupante, perché la riduzione delle entrate rischia di mettere in crisi l’erogazione anche di servizi essenziali. Luigi De Magistris è arrivato a minacciare la consegna delle chiavi del Comune di Napoli, dopo la bancarotta. Virginia Raggi ha avvertito che c’è il rischio di spegnere le luci per le strade di Roma, mentre Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, si è lamentato perché ministri e sottosegretari non sembrano capire la gravità della situazione: «Vivono nell’Eldorado».

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Non bastano i 3,5 miliardi del dl Rilancio

Conte a Milano
Il premier Conte

Si apre così un nuovo fronte per il governo, anche se il premier Conte era a conoscenza di questa situazione delicata al punto che già nel decreto Rilancio sono previsti 3,5 miliardi per i Comuni. Cifra, che alla luce della riunione accesa di ieri, non sembra essere sufficiente. Anzi attraverso una lettera congiunta dei sindaci di Roma, Milano, Bari, Genova, Firenze, Napoli, Torino, Catania, Reggio Calabria, Bologna, Palermo, Cagliari e Venezia erano state anticipate al presidente del Consiglio la situazione e le richieste.

I Comuni pongono 6 condizioni al governo

Quali? Oltre al raddoppio dei finanziamenti, per totali 6 miliardi, l’assegnazione diretta di fondi per cultura, turismo, mobilità e welfare; norme più flessibili sui vincoli finanziari e straordinarie per la gestione degli squilibri di bilancio per il 2020; sospensione dei piani di rientro per tutti i Comuni per il 2020 e dei procedimenti riguardanti la verifica dei piani di riequilibrio pluriennali; regole semplificate e poteri commissariali per la realizzazione di alcune opere prioritarie e urgenti.

De Magistris: vogliamo responsabilità, poteri e risorse

Beppe Sala
Il sindaco Beppe Sala

«Chiediamo responsabilità, poteri e risorse» ha spiegato Luigi De Magistris, sindaco di Napoli. «I sindaci non stanno incassando nulla e in questa situazione non possono garantire i servizi. Senza i servizi essenziali l’Italia non può ripartire» ha continuato De Magistris. Critico il primo cittadino di Milano, Beppe Sala che nel corso della riunione avrebbe fatto notare che «sono stati commessi errori politici. Dai sindaci si leva un grido di allarme enorme. O ci date una risposta o reagiremo con una iniziativa forte».

Polemiche anche dal sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro: «Ci aspettavamo un trattamento diverso. Abbiamo collaborato lealmente in ogni modo col governo. Ma ora basta. Abbiamo bisogno di certezze e il dovere oltre che il diritto di contare per il rilancio del Paese».

Toni ruvidi, quindi, che stanno a dimostrare quanto sei delicata la situazione e che il baratro del default sia più vicino di quello che può sembrare.

Conte: piena disponibilità del governo a venire incontro alle richieste dei Comuni

A sua volta sembra che il premier Conte abbia chiaro il contesto ed al termine dell’incontro ha garantito «piena disponibilità del Governo a venire incontro alle richieste dei Comuni. Non possiamo permettere che i Comuni italiani vadano in dissesto» riconoscendo, inoltre, il decisivo ruolo dei sindaci in questa particolare fase: «Se stiamo affrontando con dignità e con efficacia questa emergenza è perchè il Paese ha risposto in modo unito, coordinato e unitario a tutti i livelli, e questo è anche merito vostro».

Ruolo centrale che ha chiesto con forza proprio il sindaco di Napoli chiarendo che «senza centralità il Paese non riparte. C’è stata grande unità dei sindaci, da Nord a Sud. Conte ha capito che non era una trattativa sindacale e a parole ci ha dato massime garanzie, nei prossimi giorni capiremo se arriveranno anche i fatti».

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Già richiesti 80 miliardi di scostamento di bilancio

Quindi dopo il primo scostamento di marzo di 25 miliardi di euro e quello di aprile di 55 miliardi, il governo potrebbe dare il via libera a un terzo che si andrebbe ad aggiungere agli 80 miliardi di extra deficit già autorizzati.

Che fine ha fatto il dpcm di fine marzo con 4.3 miliardi per i Comuni?

E se dovesse essere richiesto un nuovo scostamento di bilancio non si potrebbe non fare una riflessione. A fine marzo, in una delle solite conferenze stampa notturne, il presidente Conte affiancato dal ministro dell’Economia Gualtieri aveva annunciato che «con tutti i ministri e le nostre strutture abbiamo lavorato per varare un provvedimento di urgenza: coinvolgiamo i comuni e i sindaci». Un Dpcm per girare la somma di 4,3 miliardi ai Comuni, anticipando risorse del fondo di solidarietà dei Comuni consentendo così di erogare buoni spesa per i cittadini più bisognosi.

A questo, poi, un’ordinanza della Protezione civile per aggiungere un fondo di 400 milioni, destinato «ai comuni con il vincolo di destinarlo alle persone che non hanno i soldi per fare la spesa. Da qui nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari».

A distanza di due mesi più che le risorse rimangono le parole e le promesse, fatte dal governo, e le recriminazioni delle amministrazioni locali che si trovano a dover gestire sia l’assenza di liquidità ma anche la comprensibile rabbia dei cittadini. Se adesso bisogna prevedere un decreto ad hoc per i Comuni significa che quelle misure prese finora sono state o insufficienti o peggio ancora inefficaci. E in quest’ultimo caso ritornano in mente le tantissime proteste di cittadini, famiglie, lavoratori e imprese che lamentano di non aver ancora avuto acceso alle risorse annunciate dal governo.

E’ chiaro che in questo contesto la possibilità di accedere a risorse aggiuntive, quali il Recovery Fund o addirittura il Mes, diventa fondamentale. Se per il Mes bisognerà capire se e come Conte riuscirà a far digerire al M5S l’attivazione di questa linea di credito, per quando riguarda il Recovery tutto dipenderà dalla trattativa politica che si terrà da adesso fino al fine giugno, quando si svolgerà il Consiglio europeo.

Compito non facile visto che i Paesi del Nord puntano a risorse più contenute ma soprattutto non a fondo perduto ma da rimborsare a determinate condizioni. E determinante sarà anche avere accesso già per quest’anno ai fondi e non al 2021, come invece sembra essere sempre più sicuro.

Un puzzle molto delicato, da cui dipende il futuro di questo governo. Perché a dispetto delle strategie di Palazzo e alle alchimie politiche parlamentari, rimane il fatto che soltanto se il governo riuscirà a gestire la crisi economica ed evitare lo scoppio di quella sociale questi potrà pensare di andare avanti.

E allora potremmo dire, che questo dovrà essere il contesto in cui quell’intuito e quella visione del premier Conte che sarebbero stati celebrati nei giorni scorsi dai leader europei, e di cui ci hanno dato conto le veline di Palazzo Chigi, dovranno dispiegarsi completamente.

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