Dal “Grande Fratello” a “La Corrida”, ormai è un governo di dilettanti allo sbaraglio

Dilettanti allo sbaraglio o La Corrida? Fate voi tanto il risultato non cambia, perché ormai questa maggioranza sembra uscita da un programma televisivo. E se prima era soltanto il Grande Fratello adesso la scelta sembra essersi allargata ad altre trasmissioni.

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Nel giorno in cui il governo avrebbe dovuto celebrare il superamento delle divisioni sul dl Scuola, grazie al lodo Conte approvato con il «favore delle tenebre», l’allegra comitiva di Palazzo Chigi, perché ormai di questo si tratta e non più di una maggioranza politica, si inventa il caso degli assistenti civici.

E’ il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia a lanciare la proposta, raccogliendo una richiesta del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, dalle colonne de La Stampa: «Percettori del reddito di cittadinanza e volontari di ogni età, migliaia di persone che, nel proprio Comune, saranno capaci di ricordare a chi ha meno memoria, ai ragazzi e non solo a loro, quali siano le regole della nostra convivenza. Saranno per strade, nei parchi, fuori dalle chiese. E svolgeranno anche altri lavori socialmente utili: per esempio potranno portare anche la spesa a casa a chi ne avesse necessità».

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Antonio Decaro Fase 2 assistenti civici
Antonio Decaro

Un esercito di 60mila volontari che secondo il governo e, come rilancia Decaro, «ci aiutano a regolamentare gli accessi e, se necessario, a intervenire per evitare capannelli di gente. Non sono agenti di polizia municipale ma sono assai utili in questa fase: perché a Roma si scrivono i decreti, si firmano le ordinanze ma poi tocca sempre a noi sindaci occuparsi della propria comunità».

Peccato però che minuto dopo minuto, ora dopo ora, inizi il classico gioco dello scaricabarile, a partire dal Viminale che, evidentemente preoccupato, fa filtrare una certa irritazione e disappunto: «Le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del ministero dell’Interno, per l’istituzione della figura degli ‘assistenti civici’ in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio».

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Tanto basta per sconfessare un’iniziativa che Giorgia Meloni bolla come «versione grillo-piddina dei guardiani della rivoluzione» e che poi a sera dagli studi televisivi di Quarta Repubblica commenta come «una cretinata. Non ci serve di istituire il corpo dei guardoni municipali, che è quello che vogliono fare Decaro e Boccia, il presidente dell’Anci e il ministro dell’Autonomia, perchè è una cosa che non ha alcun senso».

Così verso sera Palazzo Chigi è costretto a prendere in mano la situazione, perché come ammette lo stesso ministro Fabrizio D’Incà a Stasera Italia «semplicemente c’è stata forse una fuga in avanti da parte del ministro Boccia, comunque per un’iniziativa lodevole che ha avuto delle critiche. Non sono delle guardie, non sono delle ronde. Ognuno deve essere assistente civico di se stesso».

Luciana Lamorgese
Il ministro Luciana Lamorgese

E allora di cosa si tratta? Come detto è costretta ad intervenire la presidenza del Consiglio che in un vertice serale tra il capo del governo Giuseppe Conte e i ministri Luciana Lamorgese, Francesco Boccia e Nunzia Catalfo chiarisce i dettagli di questa iniziativa che «mira, per il tramite della Protezione civile, a soddisfare la richiesta di Anci di potersi avvalere, per tutta la durata dell’emergenza sanitaria, di soggetti chiamati ad espletare, gratuitamente, prestazioni di volontariato, con finalità di mera utilità e solidarietà sociale, anche attraverso la rete del Terzo Settore».

Quindi attività che rientrano «nell’alveo di quelle già assunte dalla Protezione civile» che nulla hanno a che vedere «con le attività a cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia».

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Tutto risolto? Nemmeno per sogno perché a tarda serata arriva la bocciatura proprio della Protezione Civile con una nota del Comitato Nazionale Volontariato Protezione Civile per il quale si introduce un «principio pericoloso che si possa essere volontari senza avere alcuna preparazione per farlo». Il provvedimento, sostiene il presidente Patrizio Losi, «affida compiti delicatissimi a sessantamila cittadini reclutati in maniera estemporanea, che non possono avere l’adeguata preparazione per sostenere i sindaci né nel delicato compito di garantire il distanziamento sociale nei luoghi di assembramento pubblico, prerogativa delle forze dell’ordine a partire dalla polizia locale».

Una frenata che fa il paio con la nota firmata dal capo politico del M5S Vito Crimi che se da un lato si rallegra del fatto che «si sia chiarito che nessuna gestione della sicurezza sarà affidata a dei volontari la sicurezza è una cosa seria», dall’altro avvisa il governo che «prima di parlare di accordo sull’iniziativa serve un confronto politico».

Intanto non va meglio la situazione sul dl Scuola che, a dispetto dell’accordo sul lodo Conte raggiunto domenica notte, sembra essere tornato in bilico. A dividere il governo sempre il tema degli insegnanti precari. L’intesa raggiunta, infatti, alla fine non ha risolto tutte le questioni visto che alla fine il nuovo anno scolastico sarebbe sempre iniziato all’insegna della precarietà con l’assunzione a tempo determinato degli insegnanti.

E riguardo il concorso, in base all’accordo, se ne sarebbe parlato in autunno e comunque senza alcun riconoscimento di titoli e anzianità maturate. Chiaro che il popolo dei precari della scuola che fa riferimento al Pd e Leu appena avuto contezza delle condizioni dell’intesa abbia iniziato a protestare, intasando le chat dei vari parlamentari. Insomma, nuovamente presi in giro, questo il tenore dei messaggi.

Lucia Azzolina e il dl Scuola
Il ministro Lucia Azzolina

Così, a dispetto delle dichiarazioni del ministro Azzolina, che intervistata ieri da Enrico Mentana nel Tg La7 della sera ha parlato di una «maggioranza che si è ricompattata sul concetto di merito e di qualità dell’istruzione», la situazione sembra essere tornata in alto mare. Per questa mattina al Senato, infatti, dovrebbe esserci una riunione di maggioranza, mentre nel pomeriggio è prevista un’assemblea del gruppo al Senato del Pd alla quale dovrebbe partecipare anche il ministro e capo delegazione dei democratici al governo, Franceschini. L’intento è quello di ritrovare una quadra, che sembra essere nuovamente sfuggita sul dl Scuola viste la perplessità di alcuni senatori, evitando così il rischio che al momento del voto in Commissione possano mancare voti preziosi.

Comunque il dl Scuola dovrebbe arrivare in Aula al Senato oggi o al più tardi domani per essere licenziato entro giovedì con il voto di fiducia. Un vero e proprio tour de force prima del 7 giugno data in cui il decreto scadrà.

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