Dal governo ormai soltanto annunci. Su tutto è un continuo rinvio

Il governo del rinvio al giorno dopo

E un altro giorno è passato senza che il governo abbia trovato un’intesa con il Centrodestra; e pure un altro giorno è passato per varare quelle misure indispensabili per dare liquidità alle imprese (si dice che il Consiglio dei ministri dovrebbe essere lunedì); e sempre un altro giorno è passato per dare ai Comuni quelle risorse, promesse una settimana fa, per distribuire i buoni spesa a chi a causa di questa crisi è rimasto indietro. Diciamolo chiaramente, ormai questo è il governo del giorno dopo. Del rinvio di ogni decisione.

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Non poteva esserci governo e maggioranza più inadeguata per gestire questa gravissima crisi sanitaria ed economica. Più passano i giorni e più si ha la consapevolezza che sia l’emergenza a guidare questo Esecutivo, e non viceversa, e che si vada avanti senza un percorso preciso.

Il pasticcio di Borrelli che annuncia il lockdown fino al 16 maggio

L’ultimo esempio il pasticcio causato dalle parole di ieri mattina del capo della Protezione Civile Borrelli che ha ammesso che la fase2 potrebbe partire il prossimo 16 maggio. In pratica tutto chiuso fino a metà maggio. Panico generale, poi in serata la correzione (l’unica data finora è il 13 aprile, poi la politica deciderà il da farsi), quando però ormai la frittata era fatta visto che una simile decisione non dovrebbe essere affidata, né tantomeno annunciata, a un tecnico. Questo però dà il senso di confusione che si vive al governo e l’approssimazione con cui viene gestita tutta questa vicenda.

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Dopo una settimana i Comuni aspettano ancora i soldi

Per non parlare della storia dei fondi di solidarietà di cui non si hanno tracce. I Comuni stanno ancora aspettando i soldi. E dire che il premier Conte e Gualtieri entrarono sabato scorso nelle case di tutti gli italiani per annunciare che il governo si sarebbe mosso per aiutare quei tantissimi italiani che per colpa della crisi non possono più fare la spesa. 400 milioni da dare a tutti i Comuni italiani, ai quali poi sarebbe spettato per la loro quota parte di girarli ai rispettivi cittadini sotto forma di buoni spesa.

Ma finora l’unica cosa che si è vista sono le richieste, giunte a migliaia negli uffici comunali di tutta Italia. A Torino si contano 9mila domande e a Genova 5mila, ma dei soldi nemmeno l’ombra. Ed è passata una settimana.

A Parma per avere i buoni pasto bisogna firmare certificato di antifascista e antinazista

E se questo non bastasse, la notizia del comune di Parma che per erogare i buoni pasto chiede l’autocertificazione di essere antifascista o antinazista. Dal Comune spiegano che non vale soltanto per i buoni pasto ma per qualsiasi richiesta di servizi al Comune. Che dire? Risponde duramente il senatore di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari che a mezzo twitter commenta: «Questa sinistra fa schifo. Omuncoli cinici e senza scrupoli» e Giorgia Meloni, invece, chiama in causa il Viminale «per mettere fine a questa pagliacciata».

Oggi riunione con il Centrodestra, ma l’intesa è in salita.  Ciriani chiede ripristino voucher in agricoltura

Altro giro e altro rinvio. L’intesa con l’opposizione. L’incontro di ieri pomeriggio è saltato per essere aggiornato a questa mattina, ma la prospettiva di un accordo è lontana. La maggioranza chiede al trio SalviniMeloniTajani di mettere da parte gli emendamenti onerosi, con l’impegno di riprenderli nel decreto di Aprile. Ma il Centrodestra per ora resiste e Luca Ciriani, il capogruppo di FdI al Senato, mette le cose in chiaro: «I voucher in agricoltura vanno reintrodotti e subito. FdI ci sta e chiede che questo sia il primo punto all’ordine del giorno del tavolo di confronto tra opposizione e governo. Il tempo delle chiacchiere è finito». Se il buon giorno si vede dal mattino.

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Rinviato anche il decreto liquidità imprese

E pure il decreto che dovrebbe dare subito liquidità alle imprese per ora rimane ai box. Ieri in serata ci sarebbe dovuto essere il Consiglio dei ministri ma è stato rinviato. Tanti i punti da mettere in chiaro che suggeriscono «prudenza» nel fissare scadenze. In effetti da diverse parti si racconta di resistenze soprattutto da parte dei tecnici del ministero dell’Economia a ricorrere a nuove misure in deficit, che avrebbero come effetto quello di accrescere il debito.

Molti indicano nel direttore generale del ministero, Alessandro Rivera, l’ostacolo maggiore ma da via XX Settembre negano e sottolineano che le decisioni sulla linea di politica economica sono prese dal premier, e non dai tecnici, e che con Gualtieri c’è piena sintonia.

Accordo Germania-Francia: sì al MES e intervento della BEI contro la crisi

Però in questa sequela di rinvii c’è chi si muove ed è l’Europa, ma lo fa non verso le richieste italiane. Infatti, Germania e Francia avrebbero raggiunto un accordo sul piano a breve termine per fronteggiare la crisi del Coronavirus. Le proposte saranno sottoposte all’esame dell’Eurogruppo di martedì prossimo.

L’accordo prevederebbe la possibilità per gli Stati di ricorrere a una linea di credito del MES fino al 2 per cento del proprio Pil, l’intervento della BEI per garantire fino all’80 per cento dei prestiti a breve termine delle banche e il ricorso al bilancio Ue con risorse da destinare a misure contro la disoccupazione. Per il momento sembra esclusa, invece, la possibilità di un compromesso sui Coronabond.

Governo esce sconfitto da braccio di ferro con Ue

Quindi l’Italia per ora uscirebbe sconfitta ed a poco valgono le parole del ministro tedesco delle Finanze Olaf Scholz, il quale spiega che per il MES «non dovrebbero esserci condizioni insensate, come talvolta è avvenuto in passato. Nessuna troika entrerà nel Paese per spiegare a un Governo come dovrebbe condurre la politica. Si tratta di dare sostegno nella crisi».

In realtà sarebbe prevista una condizionalità ‘light’: gli Stati membri dovrebbero firmare un memorandum di intesa impegnandosi a destinare le risorse all’emergenza sanitaria e economica e a rispettare il Patto di Stabilità e Crescita. Patto di Stabilità che per ora è sospeso ma una volta superata la fase più acuta della crisi economica, quando le regole del Patto torneranno pienamente in vigore, gli Stati membri dovrebbero rispettare gli obiettivi di bilancio per rientrare sotto i limiti di deficit e debito.

Gualtieri: solo bond europei adeguati a rispondere emergenza Coronavirus

Gualtieri a sua volta cerca di resistere e a tarda serata in una nota spiega che la risposta comune europea all’emergenza Coronavirus, «sarà adeguata solo se comprenderà l’emissione comune di bond europei per finanziare i piani nazionali di risposta all’emergenza coronavirus». E inoltre che il MES per l’Italia è «uno strumento inadatto a gestire questa crisi nella forma attuale.

Solo un MES senza condizionalità che conservi del vecchio meccanismo solo il nome, diventando di fatto un fondo per la lotta alla pandemia, potrebbe essere adeguato a concorrere, insieme agli altri strumenti, a una risposta europea all’altezza della sfida che deve essere imperniata su soluzioni nuove». Parole che sembrano però più di circostanza e che suonano come una resa. In fin dei conti, se in Italia le decisioni sono sempre rinviate non è detto che accada lo stesso anche in Europa.

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