Chieste pene pesanti per i «pescatori di datteri» imputati per disastro ambientale

Fino a 10 anni e 10 mesi per i responsabili del grave danno alla costa

Ha chiesto pene pesanti, fino a 10 anni e 10 mesi di reclusione, il sostituto procuratore di Torre Annunziata (Napoli), Antonio Barba, nel corso della sua requisitoria al processo sul grave danno ambientale provocato dai cosiddetti «pescatori di datteri» alla costa che, nel Napoletano, si estende da Castellammare di Stabia fino a Massa Lubrense.

Sei gli imputati al processo, che si sta avvicinando alle battute finali: gli inquirenti hanno chiesto 10 anni e 10 mesi per colui che è ritenuto dal pm il capo dell’organizzazione; 9 anni e 2 mesi per coloro che raccoglievano i datteri e 5 anni di reclusione per un intermediario.

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La vicenda giudiziaria risale al 2021 e prende il via con un’operazione della Capitaneria di Porto, coordinata dall’ufficio inquirente guidato dal procuratore Nunzio Fragliasso, nella quale risultarono indagate 130 persone per i reati di disastro ambientale, ricettazione, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di reati concernenti la pesca illegale dei datteri di mare, danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive.

Durante l’inchiesta vennero sequestrate oltre due tonnellate e mezza di datteri e più di 675 chilogrammi di vongole veraci destinate alla vendita, malgrado fossero state raccolte — venne accertato — nelle vicinanze della foce del fiume Sarno, in una zona inibita in quanto altamente inquinata. Per Natale il processo di primo grado dovrebbe giungere a sentenza, mentre sta per approdare in Cassazione il procedimento giudiziario parallelo che vede imputate una quindicina di persone.

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