Premier annuncia una mozione della maggioranza e spiazza l’opposizione
Una mozione della maggioranza per il riconoscimento della Palestina ma subordinato a due condizioni, ossia la restituzione degli ostaggi da parte di Hamas e la sua esclusione da ogni forma di governo nella Striscia: è la mossa a sorpresa annunciata dalla premier Giorgia Meloni parlando con la stampa a margine dell’assemblea generale dell’Onu,
Un’iniziativa che arriva alla vigilia del suo intervento (in italiano) al Palazzo di Vetro nella notte tra mercoledì e giovedì, mentre è incalzata su due fronti: da un lato l’ondata di ulteriori riconoscimenti della Palestina all’Onu, che hanno isolato l’Italia e la Germania in Europa, dall’altro le proteste di piazza, sfociate anche in alcuni episodi violenti, e gli attacchi delle opposizioni sullo sfondo di un’opinione pubblica interna sempre più pro Gaza.
La premier ha proposto una soluzione analoga a quella illustrata lunedì dal Belgio al Palazzo di Vetro, dove il premier Bart De Wever ha annunciato che il riconoscimento legale della Palestina entrerà in vigore solo dopo che tutti gli ostaggi a Gaza saranno rilasciati e Hamas sarà rimosso dal governo locale.
La premier ha spiegato così il suo ragionamento: «Io personalmente continuo a considerare che il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolva il problema, non produca risultati tangibili, concreti per i palestinesi. Dopodiché si dice che però il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica e va bene, capisco, però dobbiamo anche capire su chi. Io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas perché è Hamas che ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi».
La mozione in Parlamento e l’appello a una convergenza bipartisan
Meloni ha quindi annunciato che «la maggioranza presenterà in aula una mozione per dire che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e ovviamente l’esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all’interno della Palestina, perché dobbiamo capire quali sono le priorità giuste».
Una mossa anche per spiazzare l’opposizione, sfidandola a una mozione bipartisan per disinnescare le crescenti tensioni interne: «Penso che un’iniziativa del genere – ha auspicato – possa trovare anche il consenso dell’opposizione, non trova sicuramente il consenso di Hamas, non trova magari il consenso da parte degli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovare consenso nelle persone di buon senso».
Da Palazzo Chigi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari rilancia: «Le parole del presidente Meloni sul Medio Oriente chiariscono che per il governo italiano non è il momento della propaganda ma quello della serietà. Non può esserci alcun riconoscimento dello Stato palestinese senza la liberazione degli ostaggi e la rinuncia da parte di Hamas a qualsiasi ruolo nel futuro della Palestina. Ora l’auspicio è che non ci sia alcuna ambiguità su Hamas e che il Parlamento voti compatto la mozione della maggioranza».
Anche i due vice premier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, ribadiscono che Hamas resta un ostacolo al riconoscimento della Palestina, farlo ora è «un favore ai terroristi islamici» secondo il leader della Lega.
Le critiche di Schlein e Conte
Ma la prima reazione dell’opposizione è scomposta. Schlein si chiede se «Giorgia Meloni comincia a capire che sulla Palestina sta perdendo la faccia di fronte al mondo e alla nostra opinione pubblica». «Ma non è il momento – avvisa – di giochi di prestigio e delle prese in giro. Riconosce lo Stato di Palestina, come hanno fatto oltre 150 paesi e ieri anche Francia e San Marino, oppure non lo riconosce?».
«Basta propaganda. Riconoscere la Palestina significa riconoscere l’Anp, non certo i terroristi di Hamas che non possono essere il futuro di Gaza. O pensa che Francia, Spagna e Regno Unito abbiano fatto il contrario?», incalza, ammonendo che «se aspetta ancora rischiamo che non ci sia più nessuno da riconoscere».
Per il leader del M5s Giuseppe Conte, «il riconoscimento di uno Stato è un atto formale, che in questo caso ha anche un alto valore simbolico oltreché politico. O lo fai o non lo fai. Perché l’Italia non può unirsi ad altri 150 e più Paesi che hanno già riconosciuto lo Stato della Palestina? L’ipocrisia del nostro governo che continua a stare al fianco di Netanyahu è oscena. Se l’Italia non si affretta non ci saranno più le condizioni per il riconoscimento: semplicemente perché non ci sarà più la popolazione palestinese».