L’operazione ha ricevuto la disapprovazione anche di Germania e Italia
Una condanna a più sfumature ma, nella sostanza, pressoché unanime: l’offensiva di terra di Israele a Gaza City è un terribile errore. Dalla Germania alla Turchia fino alla Gran Bretagna, il mondo ha reagito con nettezza all’ennesima escalation impressa da Benjamin Netanyahu al conflitto. Tuttavia, ancora una volta, il coro di sdegno rischia di essere seguito da scarne azioni concrete.
A muoversi, in questo senso, è la Commissione Ue, con un pacchetto di misure senza precedenti nei confronti di Israele: si va dalla sospensione delle concessioni commerciali alle sanzioni ai ministri estremisti. Si tratterà di una mera proposta, che la Commissione presenterà nelle prossime ore. E, già nei mesi scorsi, è stato chiaro come ottenere la luce verde dei 27 sia quasi impossibile.
Il cambio di posizione di Germania e Italia
Rispetto al luglio scorso, quando lo stop parziale ai fondi Horizon diretti a Israele si è impantanato in Consiglio Ue, il clima però è cambiato. L’offensiva di terra su Gaza City ha incassato la netta condanna anche di Germania e Italia, due grandi Paesi membri che finora si sono dimostrati più vicini a Israele. «L’offensiva è completamente sbagliata. La respingiamo e lo abbiamo anche chiarito al governo israeliano», ha sottolineato il ministro degli Esteri Johann Wadephul certificando il graduale cambio di posizionamento di Berlino.
Contraria all’offensiva e preoccupata per i rischi sulla popolazione civile si è detta anche l’Italia. «Abbiamo sempre detto di essere contrari all’offensiva su Gaza per i rischi che corre la popolazione civile, non certo per difendere Hamas che usa gli ostaggi come scudi umani», le parole del vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Mentre la Spagna, ormai totalmente in rotta con Israele, ha nuovamente convocato l’incaricato di affari a Madrid per «l’inaccettabile» attacco del ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, che ha tacciato di antisemitismo Pedro Sanchez. Le sanzioni che la Commissione si appresta a proporre sono, di fatto, quello elencate da Ursula von der Leyen nel suo State of Union. E non miglioreranno le relazioni tra Ue e Israele. Lo stesso Sa’ar, in una lettera a von der Leyen, ha attaccato la presidente della Commissione scrivendo che «è profondamente inquietante» come, attraverso la proposta di sanzioni, «stia di fatto rafforzando Hamas».
Le misure allo studio della Commissione Ue
Palazzo Berlaymont vuole intervenire sulla parte commerciale legata all’accordo di associazione e imporre sanzioni ai ministri estremisti e ai coloni violenti. Una mossa che «segnalerebbe chiaramente che l’Ue esige la fine di questa situazione», ha spiegato l’Alto Rappresentante Kaja Kallas mentre un portavoce della Commissione ha condannato fermamente l’offensiva dell’Idf a Gaza City sottolineando che porterà «più distruzione e morti».
Il via libera del collegio dei commissari è scontato. Non lo è affatto quello dei Paesi membri, soprattutto sulla parziale sospensione dell’accordo di associazione con Israele. Nei prossimi giorni Stati come Spagna, Belgio, Irlanda, Slovenia, torneranno a fare pressing per l’ok alle sanzioni. A far loro da sponda potrebbe essere l’Assemblea Generale dell’Onu di fine settembre, che si preannuncia incandescente, e il sempre più rapido allargarsi delle capitali contrarie al prosieguo del disastro umanitario di Gaza.
«L’assalto dell’Idf è spaventoso, porterà solo altro sangue», ha sottolineato Yvette Cooper, ministra degli Esteri di quella Gran Bretagna dove è atteso Donald Trump per la sua seconda visita ufficiale sull’isola.
L’isolamento diplomatico di Israele
L’isolamento diplomatico israeliano cresce a livello globale e, sul piano regionale, dopo l’attacco ai leader di Hamas a Doha, non va meglio. I Paesi del Golfo stanno lavorando ad un progetto di difesa comune che, sebbene sia ancora fumoso, indica un drastico calo di fiducia nei confronti dello Stato ebraico.
L’offensiva di terra a Gaza da giorni mette in allarme l’Egitto sul fronte dei profughi mentre dalla Turchia il presidente Recep Tayyp Erdogan è tornato ad attaccare Netanyahu affermando che, «ideologicamente», è «un parente di Hitler». Dove tutte queste affermazioni possano arrivare non è chiaro. Più evidente è il moltiplicarsi di manifestazioni e proteste della società civile per l’orrore di Gaza, un fenomeno che unisce ormai decine di Paesi dell’Occidente e non solo.