Ex Ilva, arriva il via libera all’Aia transitoria con ben 470 prescrizioni

Urso: «Lo stabilimento e la siderurgia italiana sono salvi»

Quattrocentosettanta prescrizioni perché l’ex Ilva possa continuare a produrre acciaio a Taranto. La conferenza dei servizi ha rilasciato la nuova autorizzazione integrata ambientale e sanitaria Aia. È un documento transitorio, approvato con il parere contrario degli enti territoriali, in attesa dell’accordo sul piano di decarbonizzazione su cui continua la trattativa con il governo. Quest’Aia potrebbe essere rivista, già a partire da agosto. L’annuncio del via libera è arrivato ieri dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, all’assemblea della Cisl.

«Lo stabilimento è salvo. La siderurgia italiana è salva. L’industria italiana può ancora avere l’acciaio», ha esultato Urso. Secondo il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, l’Aia rafforza «il presidio ambientale» su uno dei siti industriali più complessi del Paese. Al contrario per il leader di Europa verde, Angelo Bonelli, «è una vergogna, una vera e propria licenza di Stato ad inquinare e far ammalare». L’urgenza, secondo il governo, è dettata dalla sentenza del tribunale di Milano che «incombe».

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La sentenza di Milano e i rischi per l’indotto

A breve i giudici dovranno decidere – come chiesto dalla Corte di Giustizia Ue – se l’attività dell’ex Ilva rappresenta una fonte di pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e la salute e, in quel caso, fermarla. La ricaduta sarebbe «esplosiva», per Urso, su un indotto di 20-25 mila lavoratori. Oltre ai rappresentanti di Regione Puglia, Comune e Provincia di Taranto e Comune di Statte, hanno espresso parere contrario all’autorizzazione anche diverse associazioni intervenute alla conferenza dei servizi.

La valutazione di impatto sanitario presentata dall’azienda è ritenuta da Legambiente incompleta e lacunosa; importanti integrazioni richieste dall’Istituto superiore di sanità non sarebbero state ancora trasmesse dall’azienda. Fonti vicine al dossier rassicurano che tutte le prescrizioni dell’Iss sarebbero state recepite. «Impugneremo l’Aia con ogni strumento a disposizione», ha annunciato l’associazione Giustizia per Taranto chiamando i cittadini il piazza il 21 luglio.

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Intanto, l’ombudsman europeo ha avviato un’indagine sulla Commissione per l’inazione nei confronti dell’Italia sul caso ex Ilva. Bruxelles dovrà presentare un resoconto dettagliato delle misure adottate dopo l’apertura della procedura d’infrazione, nel 2013, per violazioni delle norme Ue sulle emissioni industriali e sull’ambiente.

«Abbiamo raggiunto un importante traguardo: quello di approfondire ‘quello che non è stato fatto’ per difendere i cittadini di Taranto», ha dichiarato l’europarlamentare del Movimento Cinque Stelle, Valentina Palmisano, che ha presentato la denuncia all’ombudsman insieme a Peacelink e Veraleaks. Ha espresso soddisfazione per l’apertura dell’indagine anche il presidente di Peacelink, Alessandro Marescotti, che ha definito «inaccettabile che la Commissione abbia tenuto aperta la procedura d’infrazione per 12 anni».

Piano di decarbonizzazione e ipotesi di sviluppo

L’Aia autorizza un limite massimo di 6 milioni di tonnellate di acciaio, che è la quantità prevista dal piano di decarbonizzazione proposto dal governo. Su questo piano lunedì 21 si riunirà il nuovo comitato tecnico chiamato ad approfondire la possibilità di realizzare il progetto completo a Taranto – con 3 forni elettrici e il polo dri necessario ad alimentarli – senza la nave rigassificatrice, come chiedono il Comune e la Regione Puglia.

Il 28 il comitato presenterà le sue conclusioni e il 31 il tavolo al ministero delle Imprese tra governo ed enti territoriali è convocato per la «decisione finale». C’è un’opzione B che prevede solo i forni elettrici a Taranto ma avrebbe pesanti conseguenze occupazionali. Dal primo agosto, potrebbe poi arrivare il nuovo bando di gara aggiornato per trovare un acquirente al gruppo, aprendo a nuovi investitori oltre a Baku Steel che sarebbe meno interessato senza rigassificatore.

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