Il presidente non molla e resta aggrappato alla poltrona
In qualsiasi altro posto, in qualsiasi altra città normale, un presidente con una giunta sfiduciata da metà del consiglio municipale si sarebbe dimesso il giorno dopo. Avrebbe preso atto del fallimento, chiesto scusa e liberato il posto. Ma non a Napoli. Non nella Municipalità 2. Qui, anche dopo un documento di sfiducia firmato da 15 consiglieri su 30, Roberto Marino resta aggrappato alla presidenza.
Fa finta di nulla, si comporta come se niente fosse accaduto. Nessuna dichiarazione, nessuna autocritica, nessun passo indietro. Anzi, tutto tace. Dopo quelle 15 firme di forte critica per l’amministrazione municipale guidata da Marino, già di per sé clamorose, sono emersi ulteriori malumori, tensioni e rotture interne. I consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, sono spaccati, confusi, delusi. C’è chi ha taciuto ma è stufo, chi ha firmato e ora chiede coerenza, chi si interroga su come si possa continuare con una giunta ormai delegittimata da tutti. L’unità del consiglio è definitivamente saltata.
Il silenzio di Marino non è solo irritante. È offensivo. Per il consiglio, per chi fa politica con serietà, ma soprattutto per i 100.000 cittadini che vivono nei Quartieri Spagnoli, al Mercato, a Montesanto, al Porto e a Pendino. Quartieri reali, con problemi veri, completamente ignorati da un’amministrazione che non ascolta, non agisce, non esiste.
Ma la domanda è: perché?
Perché, dopo una sfiducia ufficiale, Marino non si è dimesso? Perché non ha azzerato la sua giunta, nonostante il fallimento politico sia sotto gli occhi di tutti? Se a Napoli non si dimettono nemmeno davanti all’evidenza, alla firma nera su bianco di metà consiglio municipale, allora diciamolo chiaramente: qui la politica ha smesso di rispettare le regole base della democrazia.
Il dovere politico e morale delle dimissioni
Roberto Marino non è stato eletto direttamente dai cittadini. È stato nominato grazie a giochi interni tra partiti, ed è proprio per questo che non può restare aggrappato a una poltrona delegittimata, senza nemmeno tentare un confronto pubblico. Se non ha più la fiducia dell’organo che lo ha sostenuto, deve farsi da parte.
Questo è ciò che avviene nelle democrazie mature. Ma qui, a Napoli, nella Seconda Municipalità, si preferisce il silenzio, la tattica, l’attesa. Come se il tempo potesse cancellare la vergogna di una sfiducia formalizzata e ignorata.
Ma neanche il sindaco Manfredi può far finta di nulla. A questo punto, una domanda è inevitabile: il primo cittadino di Napoli è al corrente di tutto questo? Perché, se lo è – e sarebbe grave il contrario – allora il suo silenzio rappresenta una forma di tolleranza verso un’amministrazione locale totalmente scollegata dal territorio e priva di fiducia politica.
Le domande che pretendono risposta
- Marino, perché non ti dimetti?
- Sindaco Manfredi, è questo il modello amministrativo che ritieni giusto per Napoli?
- Al consiglio della Municipalità 2: quali saranno le prossime azioni? Oppure è era tutto fumo?
Chi è stato sfiduciato deve andare a casa. E chi ha nominato questa amministrazione, ora deve assumersi le proprie responsabilità. Roberto Marino dovrebbe dimettersi. Ora.