Il figlio del senatùr Umberto Bossi ha annunciato ricorso
Riccardo Bossi è stato condannato ad un anno e 4 mesi per maltrattamenti nei confronti della madre. La sentenza di primo grado contro il primogenito del fondatore della Lega Umberto Bossi è stata pronunciata dal tribunale di Varese che ha accolto in toto la richiesta del pubblico ministero, Antonia Rombolà.
Secondo l’accusa, Bossi Jr avrebbe avanzato continue richieste di denaro tra scatti d’ira e arrivando, in un caso, a mettere le mani addosso alla madre, prima moglie del senatur. L’avvocato Federico Magnante, difensore di Riccardo Bossi (mai comparso in aula) ha già annunciato il ricorso in appello. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
L’iter processuale
La madre lo aveva denunciato per maltrattamenti e lesioni, tra ferri da stiro strappati di mano e lettiere del gatto sparpagliate nel letto della donna, salvo poi rimettere la querela e rassicurare il giudice in aula che i rapporti con il figlio erano tornati sereni e che ogni possibile frattura famigliare era stata ricomposta. La donna aveva di fatto perdonato il figlio spiegando che ogni tensione tra loro era sparita da tempo. La querela rimessa ha automaticamente fatto cadere l’accusa di lesioni, lasciando però aperta quella per maltrattamenti per la quale si procede d’ufficio.
I fatti al centro del processo risalgono al 2016. Tra gli episodi contestati dalla Procura a Bossi – che invece ha sempre negato ogni addebito – ci sono delle incessanti richieste di denaro, con scatti d’ira che in un caso avrebbero portato l’imputato a mettere le mani addosso alla madre, che in quel periodo lo ospitava nella sua casa di Azzate, facendole sbattere la testa contro il muro; mentre in un’altra circostanza, gli insulti e il clima teso avrebbero spinto la donna a fuggire di casa, pur di allontanarsi dal figlio. Ieri è arrivata la condanna in primo grado.
Le altre vicende
Quella che lo ha visto imputato a Varese è solo l’ultima vicenda giudiziaria che coinvolge Bossi Jr. A gennaio di quest’anno, infatti, il figlio del Senatur era stato condannato a 2 anni e 6 mesi, con rito abbreviato, dal gup del tribunale di Busto Arsizio (Varese), Veronica Giacoia, per aver indebitamente percepito il reddito di cittadinanza per alcuni mesi. Anche in quel caso il giudice per l’udienza preliminare aveva accolto la richiesta del pubblico ministero Nadia Calcaterra che ha coordinato le indagini condotte dalla Guardia di Finanza.