Ex Ilva, alta tensione tra Governo e sindacati: il futuro dell’acciaio in Italia è ancora possibile

Urso invita a collaborare: «Serve responsabilità per salvare l’Ilva»

Il ministro delle Imprese Adolfo Urso guarda al confronto tra sindacati e Governo sull’emergenza per l’ex Ilva di Taranto, sottolineando «la necessità di capire» come, con un altoforno spento dopo l’incendio all’acciaieria, «si possa gestire il problema occupazionale, sugli operai, perché metà produzione significa inevitabilmente metà occupazione».

È netto il no del leader della Cgil, Maurizio Landini: nessun accordo, «l’occupazione va salvaguardata tutta, perché ci sono le condizioni di investire e garantire le capacità produttive» e «questa è una cosa che deve fare il Governo. Non può essere che ricada sui lavoratori con la cassa integrazione o con decisioni di fatto di dismettere sostanzialmente delle attività». Il Governo «deve dare delle risposte. Si deve decidere, non c’è tempo da perdere ulteriormente», dice Landini, in vista del tavolo a Palazzo Chigi che era slittato a martedì prossimo. Poco dopo la Presidenza del Consiglio ha comunicato un nuovo rinvio, di più di due settimane, al 9 giugno.

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Ilva protagonista al Festival dell’Economia di Trento

L’allarme sull’ex Ilva rimbalza al festival dell’Economia organizzato a Trento dal gruppo 24 Ore e Trentino Marketing, dove sono intervenuti sia Urso che Landini, e dove c’è l’industriale Emma Marcegaglia che avverte: «Non possiamo perdere la produzione di acciaio in Italia». Dal ministro Adolfo Urso un «appello a tutti», alla «piena responsabilità e collaborazione, dai sindacati agli enti locali. Ci vuole la massima responsabilità, anche perché – dice – il negoziato è in corso e se si danno segnali così negativi è chiaro che poi la strada per i negoziatori è più difficile».

Trattativa in corso con Baku Steel

Con Baku Steel, a quanto si apprende, resta aperto un canale continuo di confronto, si va avanti nella trattativa per la cessione agli azeri anche se, inevitabilmente, i danni all’altoforno («come conseguenza della decisione della Procura», dopo il sequestro, ribadisce Urso) rendono questa fase particolarmente delicata. Intanto, – avverte il leader della Cgil – fin quando non arriverà un nuovo azionista, investire per garantire la continuità produttiva e l’occupazione «è una cosa che deve fare il Governo. Deve esserci lo Stato, altrimenti qui ci si sta assumendo la responsabilità di far saltare tutto».

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Marcegaglia: «Serve un’Aia seria e sostenibile»

La past president di Confindustria Emma Marcegaglia, industriale leader nella trasformazione dell’acciaio, evidenzia anche il tema delle prescrizioni ambientali per l’acciaieria di Taranto: «Se vogliamo ancora una produzione siderurgica in Italia, che è fondamentale in un Paese come l’Italia» per l’Ilva serve «una Aia normale, come negli altri Paesi europei: serve una Aia seria, non possiamo fare un Aia che se c’è vento si deve fermare l’altoforno».

Il ministro Urso auspica «un’autorizzazione integrata ambientale che sia certamente la più avanzata in Europa, per la tutela della salute e dell’ambiente, ma anche sostenibile economicamente. Perché il nuovo attore», chi subentra come azionista, «deve sapere quanto gli costerà».

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