Il ministro: «Siamo di fronte a una gravissima anomalia istituzionale»
Lo scontro è durissimo: da un lato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dall’altro la Procura di Taranto. In mezzo l’ex Ilva e il sequestro dell’altoforno 1 che risulterebbe «ormai compromesso». «Siamo di fronte a una gravissima anomalia istituzionale», ha tuonato Urso, aggiungendo che «i documenti resi noti oggi dimostrano che la Procura ha fornito informazioni non corrispondenti al vero. È stato affermato che nessuno aveva chiesto interventi urgenti per la salvaguardia dell’altoforno, ma gli atti dicono il contrario».
Secondo il ministro, le autorizzazioni per mettere in sicurezza l’altoforno (dove ieri sono iniziate le indagini tecniche disposte dal pm inquirente), sarebbero state bloccate o ritardate, aggravando una situazione già critica dopo l’incendio del 7 maggio. «In sede di sequestro non sono stati autorizzati interventi tecnici che i responsabili dell’impianto avevano segnalato come indispensabili per evitare il collasso dell’altoforno», ha evidenziato Urso riferendosi a un documento di Acciaierie d’Italia che avrebbe indicato già l’8 maggio i rischi sulla difficoltà di un riavvio di Afo1 senza uno svuotamento veloce dei materiali interni.ù
Le reazioni della politica: intervengono i ministri e i partiti
Sull’argomento è intervenuto anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, segnalando che ora ci potrebbero essere ricadute sia sul piano occupazionale (già chiesta la cig per oltre 4mila operai) che sulla trattativa di vendita agli azeri di Baku Steel. Alcuni deputati di Fratelli d’Italia hanno chiesto l’intervento del Guardasigilli Carlo Nordio, sollecitando l’invio degli ispettori alla Procura di Taranto, mentre il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli parla di «inaccettabile intimidazione del ministro» e il vicepresidente del M5s Mario Turco bolla le dichiarazioni di Urso come «sconcertanti, un’offensiva pietosa».
Le sigle metalmeccaniche continuano a invocare la nazionalizzazione della fabbrica, mentre il settore siderurgico traballa anche altrove: a Piombino, i lavoratori di JSW Steel Italy e Liberty Magona hanno proclamato sciopero per il 23 maggio, denunciando produttività al minimo e il rischio concreto di un tracollo finanziario. «Il governo si attivi subito», avvertono i sindacati. «Le parole non bastano più. La misura è colma».