False residenze per avere la cittadinanza: altre 8 misure cautelari

Eseguite in provincia di Napoli e di Caserta

False residenze per avere la cittadinanza italiana iure sanguinis o passaporti che permettesse di entrare in paesi europei. È il cuore di un’inchiesta della polizia metropolitana di Napoli coordinata dalla procura di Napoli nord che ha portato a otto misure cautelari per associazione a delinquere, falso in atto pubblico e corruzione.

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In carcere il titolare di una società che aveva funzioni di intermediazione tra le richieste per l’ottenimento della residenza e della concessione della cittadinanza italiana e gli altri componenti del gruppo.

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Ai domiciliari dipendenti del Comune di Orta di Atella e di quello del Frattaminore, degli uffici anagrafe e stato civile e agenti della polizia municipale di Orta d’Atella, nonché tre altre persone indagate che hanno messo a disposizione immobili utilizzati per le finte iscrizioni di residenza o prodotto falsi timbri ed effigi dello Stato che servivano a falsificare i documenti come passaporti e dichiarazioni di presenza in un Comune o oppure attestati di presunte ascendenze da avi italiani.

La tesi degli inquirenti

Le indagini costituiscono l’approfondimento di una precedente inchiesta nel Comune di Villaricca basata anche di servizi di osservazione e pedinamento intercettazioni telefoniche ambientali che a maggio 2024 portò a diversi arresti; per questa inchiesta, ci sono già state condanne di dipendenti comunali, vigili urbani e due cittadini brasiliani il 31 gennaio di quest’anno al tribunale di Napoli Nord. A Villaricca risultavano residenti anche calciatori brasiliani poi diventati ‘italiani’ e vip.

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Anche a Orta di Atella e Frattaminore, dunque, i titolari di due società con funzione intermediazione sarebbero riusciti a ottenere attestazioni di residenza utili al riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis per persone originarie del Brasile, utilizzando sempre gli stessi indirizzi corrispondenti a immobili di loro complici.

I cittadini brasiliani, secondo gli inquirenti, venivano dichiarati falsamente residenti in questi due Comuni, dato che in cambio di somme di denaro e i dipendenti comunali avrebbero falsificato gli atti che servivano a ottenere certificati di residenza e poi la documentazione completa per ottenere la cittadinanza in tempi brevi.

Per ciascuna pratica, per gli investigatori, i mediatori incassavano somme tra gli 8.000 e 45.000 euro, per un importo medio di 22.000 euro, e il giro d’affari aveva raggiunto milioni di euro. Acquisita anche una contabilità di cassa con precisi riferimenti agli importi corrisposte ai funzionari pubblici a fronte delle pratiche lavorate

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