Smart card Covid: il governatore De Luca condannato dalla Corte dei Conti

Le carte regionali ritenute «un inutile duplicato del green pass nazionale»

La Sezione Giurisdizionale Campania della Corte dei Conti ha condannato il governatore Vincenzo De Luca a risarcire alla Regione Campania la somma di euro 609mila euro in relazione alla produzione delle smart card regionali, ritenute «un inutile duplicato del green pass nazionale». Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli svolte sotto la direzione dei pm contabili Davide Vitale e Mauro Senatore. De Luca è stato condannato perché la sua condotta è stata ritenuta commessa con dolo.

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Le altre contestazioni avanzate nei confronti del presidente della Regione Campania sono state invece ritenute coperte dallo scudo erariale: si trattava di condotte commissive secondo la Procura della Corte dei Conti della Campania caratterizzate da colpa grave. I giudici contabili hanno invece prosciolto Italo Giulivo, Massimo Bisogno, Ugo Trama, Antonio Postiglione e Roberta Santaniello, anche loro coinvolti nella stessa inchiesta.

Il danno erariale

Il danno erariale di cui il governatore campano Vincenzo De Luca è stato ritenuto colpevole dalla Corte dei Conti riguarda gli acquisti di smart card tra l’agosto 2021 e il novembre 2021, frutto di una ordinanza datata 6 agosto 2021 firmata nonostante fosse già attivo a livello nazionale il Green pass.

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La Regione Campania aveva deciso il varo delle card che attestassero la vaccinazione anti Covid ai primi di febbraio, circa tre mesi prima che il Governo adottasse il Green pass, ma i giudici contabili ritengono De Luca responsabile di non aver bloccato gli acquisti di altri lotti di tessere con microchip dopo l’entrata in funzione della certificazione nazionale.

Per gli altri componenti dell’unità di crisi, per i quali sono state rigettate le richieste della Procura regionale, non è invece stato ritenuto provato il dolo. Contrariamente a quanto si era appreso in un primo momento, nei proscioglimenti non hanno inciso le norme sul cosiddetto scudo erariale

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