Fisco, le entrate corrono: in 7 mesi 19,2 miliardi in più rispetto al 2023

Dalla lotta all’evasione il 32% in più

Le entrate corrono. E alimentano l’ottimismo sulla cornice finanziaria che darà forma alla prossimo manovra. Al ministero dell’Economia prevale la cautela: «Nessun tesoretto. La cifra è vicina a quella prevista. Quindi siamo prudenti». Ma il buon andamento dei conti potrebbe aprire spazi utili per ampliare la coperta ancora corta delle risorse per la legge di bilancio. Il quadro sarà chiaro solo una volta ultimato il Piano strutturale di bilancio, atteso in consiglio dei ministri per metà mese. L’Ue ha già acceso un faro su chi, come l’Italia, sarà chiamato ad uno sforzo in più sulle riforme per poter estendere la traiettoria su 7 anni.

Sale intanto il pressing di ministeri e categorie sul ministero dell’Economia perché non dimentichi le tante emergenze che affannano il Paese, dai problemi della sanità alla crisi dell’editoria. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, da mesi professa prudenza in attesa del «momento della verità», cioè l’andamento del gettito a fine luglio. E il dato non delude. Nei primi sette mesi le entrate tributarie erariali salgono a quota 328,4 miliardi, 19,2 miliardi in più rispetto al 2023 (+6,2%).

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Il contributo maggiore viene dalle imposte dirette (14 miliardi in più, +7,8%); quelle indirette salgono di 5,17 miliardi (4%). Un contributo arriva anche dalla lotta all’evasione, che nei 7 mesi frutta 2 miliardi in più (+32%). «Nessun tesoretto», mettono in chiaro dal Mef, ma è chiaro che segnali positivi erano arrivati già con il dato dei primi sei mesi, che evidenziava un +4,1%: ma si aspettava luglio per vedere anche l’effetto delle autoliquidazioni degli autonomi, l’incremento Irpef legato all’aumento degli occupati e quello dell’Ires spinto dagli utili di banche e società petrolifere. E infatti i flussi del mese evidenziano entrate totali per 70,6 miliardi (+14,7% rispetto al 2023): corrono soprattutto le imposte dirette (+21,4%), con l’Irpef a +7,2% e il boom degli incassi Ires (+103,4%); quelle indirette sono pressoché stabili (+0,2%).

Il Mef predica cautela

Con questi nuovi numeri entra nel vivo il lavoro del Mef per mettere a punto il Psb. Davanti c’è una settimana e mezza per definire le traiettorie di rientro attese da Bruxelles. E inizia già a trapelare qualche numero: secondo Bloomberg l’esecutivo punterebbe a portare il deficit sotto il 3% in un paio d’anni (al 2,9% nel 2026). Numeri che non trovano conferma al Mef, dove vige la massima cautela. Si rassicura invece sulla nuova programmazione prevista: «non credo ci aspetteranno 7 anni di coperte corte», dice il sottosegretario Federico Freni, ma «anni di rispetto della programmazione e quindi di scelte politiche».

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Mentre sul fronte dei conti si attende anche il 23 settembre per vedere i conti annuali dell’Istat e la revisione del Pil degli ultimi 5 anni, il Psb sarà il primo step di avvicinamento alla manovra. Nel menù ci sono già la conferma del taglio del cuneo e l’Irpef a tre aliquote. Sicuri anche il bonus per le mamme lavoratrici (che dovrebbe essere esteso alle autonome) e l’assegno unico (rivisto).

Il ceto medio sarà comunque oggetto di «attenzione specifica», assicura il sottosegretario leghista Freni, che conferma il lavoro in corso per alzare la flat tax (Salvini vuole portarla a 100mila euro). Per il resto è tutto prematuro, il solito «bilanciomercato» lo liquida Giorgetti: prima serve il quadro delle risorse. Ma il pressing sul ministro è già iniziato.

I nodi sanità ed editoria

Il ministro della Salute Orazio Schillaci chiede «più fondi per assumere il personale e vogliamo che chi lavora nel Servizio sanitario venga pagato meglio». L’obiettivo, secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, è inserire in manovra un piano straordinario per assumere fino a 30mila tra medici e infermieri in tre anni. Per i quali si lavora anche alla detassazione con una flat tax al 15% dell’indennità di specificità. A chiedere più risorse sono anche i medici di famiglia, che senza risposte si dicono già pronti allo sciopero.

Un altro grido d’allarme arriva dall’editoria: «L’aggravarsi della crisi» del settore «rende indispensabili interventi urgenti», dice la Fieg, la Federazione italiana editori giornali, che chiede «misure nella manovra e una nuova legge». Si muove con il Mef anche il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che ha incontrato il sottosegretario Freni, per esaminare le proposte relative al settore della cultura da inserire in manovra.

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